Sperare contro ogni speranza. Il Vescovo sul caso Trigona

Ieri, 17 aprile 2019, presso il Palazzo Vescovile, Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto – al fine di promuovere il raggiungimento di un esito positivo alla vicenda che interessa l’Ospedale Trigona di Noto – ha promosso un tavolo tecnico congiunto, quale strumento concreto che ha consentito un primo confronto tra i Sigg. Sindaci di Noto e di Avola, insieme con altri rappresentanti istituzionali dell’ambito sanitario e amministrativo del Comprensorio interessato.
 A conclusione del suddetto incontro, il vescovo ha inviato una Lettera, indirizzata all’Assessore Regionale della Salute, On.le Ruggero Razza, e per conoscenza al Dirigente ASP di Siracusa, Dott. Salvatore Lucio Ficarra, nella quale auspica la convocazione di un tavolo tecnico-politico che affronti la problematica di rifunzionalizzazione e potenziamento dell’Ospedale riunito Avola-Noto. Ecco di seguito il testo della Lettera del Vescovo:
 
In riferimento all’Ospedale Trigona di Noto, preso atto del disagio della popolazione – sempre più crescente ed espresso con eclatanti manifestazioni – ed avendo ascoltato a più riprese normali cittadini, operatori del settore sanitario, amministratori e funzionari della cosa pubblica, sento il dovere di far presente quanto segue.
 
Il trasferimento dei reparti di Ostetricia e Ginecologia comprensivi del Punto Nascita, e di Pediatria, dall’Ospedale Trigona di Noto all’Ospedale Umberto I di Siracusa fu dettato a suo tempo da difficoltà congiunturali che facevano prevedere una rapidissima soluzione.
 
Allo stato attuale, si registra invece una empasse amministrativa tale da trasformare semplici ed ordinarie difficoltà congiunturali in difficoltà strutturali, laddove l’enormità delle distanze tra il cittadino ed il presidio ospedaliero crea rischi per la salute, in casi di emergenza. È appena il caso di ricordare che i suddetti reparti dell’Ospedale Trigona di Noto hanno sempre degnamente assicurato il servizio sanitario alla popolazione dislocata nei Comuni di Avola, Noto, Pachino, Portopalo e Rosolini, e che il trasferimento d’urgenza di pazienti da questi territori all’Ospedale Umberto I di Siracusa non può avvenire senza criticità, considerata appunto la sproporzione delle distanze.
 
Pertanto, facendomi portavoce della “Attesa della povera gente” – per usare un’espressione tanto cara a Giorgio La Pira – e volendo conferire un impulso evangelico alla ricerca e alla realizzazione del bene comune, nella triste constatazione che, purtroppo le amministrazioni degli enti locali, direttamente interessati, sembrano non riuscire a superare facilmente le diversità di vedute politiche, per potere agire in maniera univoca sulla problematica in oggetto, sono costretto ad assumermi personalmente la responsabilità morale di chiedere il rientro dei suddetti reparti da Siracusa a Noto, fermo restando che rimane ancora moltissimo da fare per il potenziamento dell’offerta sanitario-ospedaliera nel territorio dei Comuni su indicati, in ordine all’aumento del numero di posti letto ed all’incremento di efficacia ed efficienza dei servizi sanitari erogati.
 
In questa prospettiva, dovendo tutti imparare dall’arte del dialogo e della dialettica politica costruttiva, auspico che il Vostro assessorato possa convocare tutte le parti interessate a un tavolo tecnico-politico che affronti la problematica di rifunzionalizzazione e potenziamento dell’Ospedale riunito Avola-Noto, a beneficio dell’intera popolazione di questo comprensorio.
 
Per riferimento al mio primo tentativo di mediazione tengo a sottolineare l’incresciosa condizione culturale di reciproca incomprensione, spesso non dovuta alla volontà dei singoli.
 
Nomina nuda tenemus, così chiude il bel romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, nel quale si registra, già negli antichi tempi medioevali, l’incapacità degli esseri umani di “convenire” a decisioni basate su un minimo di oggettività. Se tra le mani “abbiamo solo parole” e poi “ognuno ha il suo racconto”, come si può “praticare l’arte del dialogo”. che pacifica gli animi, stemperando le asperità che la rabbia sociale innesta nel cuore delle persone? Abbiamo bisogno di sperare contro ogni speranza e ricostruire la fiducia sociale, diversamente non potremo toglierci dal sospetto che “l’altro mi sta derubando”. Perciò, la politica, mentre decide doverosamente l’agire che norma la convivenza civile, non deve mai smettere di tenere alto il profilo del dibattito culturale, perché la sub-cultura del sospetto e della denigrazione dell’avversario abbia sempre meno spazio nel dibattito pubblico.
 
Colgo l’occasione per impartire la mia benedizione, affinché la Pasqua del Signore Gesù illumini le vostre famiglie ed il vostro lavoro.
 
 
 
Noto, 18 aprile 2019 + Antonio Staglianò
Vescovo di Noto