Omelia Pasquale “pop teologica” del vescovo di Noto

 In occasione della Messa del giorno di Pasqua, celebrata nella Basilica Cattedrale, il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, sfruttando le potenzialità comunicative della Pop Theology, ha rivolto la sua omelia ai tanti fedeli presenti, offrendo così all’assemblea – con l’aiuto del coro della Cattedrale – una vibrante predicazione pop-teologica, a partire dalla Parola di Dio della liturgia e passando attraverso due brani musicali di due grandi cantautori: “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato e “Dio è morto” di Francesco Guccini.
«”Chi non è contro di noi è per noi”, ha detto Gesù ai suoi discepoli che volevano impedire a chi non era della loro cerchia di scacciare i demoni (cfr. Mc 9,38-40) – osserva il vescovo di Noto nella sua ultima Lettera Pastorale, a proposito del progetto teologico e pastorale della Pop Theology – così anche le “canzoni” contemporanee – pur non essendo “musica sacra” o “canzoni di Chiesa per la liturgia” – possono essere utilizzate per capire il cristianesimo e annunciare il Vangelo, cioè l’umanità bella e buona di Gesù. Questo tentativo comunicativo, rivolto soprattutto ai giovani, lo conoscete sotto il nome “generico” di Pop-Theology  e tende a valorizzare le cosiddette “canzonette” per approfondire il cristianesimo e parlare della “bella e buona umanità di Gesù”»
A partire da questa premessa, si può capire e apprezzare ancora meglio l’omelia pop teologica pasquale di mons. Staglianò, il quale, interagendo con il Coro della Cattedrale – che ha eseguito alcuni passaggi della canzone di Battiato “E ti vengo a cercare” e poi in forma dialogata, il brano “Dio è morto” di Francesco Guccini – ha sviscerato alcuni temi molto cari e ricorrenti nel suo insegnamento di vescovo della Chiesa di Noto: la ricerca di un “Dio vivo” che è il Dio di Gesù Cristo, solo e sempre amore, contro le “maschere religiose” del “Cattolicesimo convenzionale” che ne fanno invece un “Dio morto”, morto dentro una religione senza anima, che pratica i riti ma non si traduce in quella misericordia che è carità verso i fratelli, quell’amore che fa risplendere negli esseri umani la bellezza delle creature fatte a immagine e somiglianza di Dio. 
“E ti vengo a cercare, perché sto bene con te”, canta Battiato e mons. Staglianò gli fa eco: “perché siamo impastati di Dio, perché non siamo servi, ma figli, fatti per amare”. «Così Dio risorge – ha concluso mons. Staglianò – “in ciò che noi crediamo Dio è risorto”, canta Guccini e io aggiungo: Dio risorge, quando credi in ciò che egli crede di te: Dio spalanca il cielo e crede nell’uomo, ha fiducia in lui. Uomo, non ti banalizzare dentro un’esistenza mediocre, Dio crede in te!”