Una pagina di storia del Congo che non può lasciare nessuno tranquillo

CONGO: L’uccisione di un popolo per la “felicità” del mondo
 
“Il mondo è in pericolo, non tanto a causa di coloro che fanno il male, ma a causa di coloro che guardano e lasciano fare”, diceva Albert Einstein. La frase risuona come una profezia che ha trovato la sua realizzazione nel destino di un popolo, di un paese che si chiama la Repubblica Democratica del Congo. Lì ci sono indicibili sofferenze inflitte a milioni di persone innocenti per due decenni in un silenzio “assordante” dei grandi media e dei principali responsabili politici del mondo diversamente da quanto accade in Media Oriente, in Ucraina, in Libia … Un silenzio che ne richiama un altro, più di un secolo fa. Tra l’anno 1885 e 1907, i congolesi sono stati oggetto di terribili massacri su larga scala organizzati dal re del Belgio di allora, Leopoldo II. In gioco c’era la linfa dell’hevea indispensabile per la produzione degli pneumatici. L’interesse del momento è il “coltan”, (diventato ” minerali di sangue”) essenziale per la produzione dei nostri telefonini e di altre apparecchiature elettroniche. Così, nel corso di un periodo di poco più di un secolo, lo stesso popolo, i congolesi hanno subito due massacri su larga scala (diversi milioni di uccisioni ciascuno), paragonabili al reato di genocidio, nel silenzio della comunità internazionale. Pertanto, la piccola speranza per le “vittime dimenticate” si basa sulle iniziative di pochi “indignati” qui-e-là, come i firmatari del “richiamo di 52”, dei “9 Sindaci col Pastore di Noto” sulle uccisioni in Terra santa e nella Repubblica del Congo, iniziative pubblicate di recente, ma senza molto rumore . Ahimè …
 
Un grido nel deserto?
 
Infatti, 52 figure internazionali hanno chiesto la creazione di un tribunale penale internazionale per la Repubblica democratica del Congo. Il documento, firmato tra gli altri da Rama Yade, Roselyne Bachelot, Ingrid Betancourt e Gisèle Halimi, ricorda la terribile sofferenza del popolo del Congo e la tragedia di numerose donne violentate su larga scala. Le atrocità subite dai nostri “simili”, adulti e bambini, ridotti a mera “preda” nella corsa mortale delle multinazionali verso le ricchezze del Congo. Il documento dei 52 personaggi interpella almeno 5 leader mondiali [1], nonché la petizione firmata da 9 Sindaci e dal Vescovo di Noto indirizzato al Segretario Generale dell’ONU, al Presidente della Commissione Europea, Al Presidente del Parlamento Europeo, Al Presidente della Repubblica dell’Italia, Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Presidente del Senato dell’Italia [2]. Questi, tenendo conto delle loro funzioni, potrebbero decidere di fermare questi orrori, e di garantire che i responsabili delle atrocità rispondano delle loro azioni davanti ai giudici indipendenti. È tutto ciò che ci si aspetta da un “mondo civilizzato” sostenendo “valori universali” dei diritti umani. Eppure …
 
Le “grandi impotenze”
 
C’è poca probabilità che questi richiami producano effetto. I documenti stanno anche girando attraverso lo web come una piccola fiamma di una candela nel buio e nel silenzio lunare. Perché Obama, Hollande, Ban Ki-moon, Mary Robinson, (…)e in particolare il belga Van Rompuy e il loro entourage sanno cosa sta succedendo. Nessuno dei potenti mondiali ha alcun interesse a prendere sul serio l’azione di porre fine alle sofferenze del popolo congolese e di punire i responsabili dei crimini. Per quanto spaventoso questo atteggiamento possa sembrare, queste persone devono essere persuase che il massacro dei congolesi oggi non è inevitabile. Sarebbe forse impossibile di fermare i massacri e gli stupri nel Congo orientale e assicurare la prosperità delle economie occidentali e il comfort dei consumatori, in particolare degli utenti di telefoni cellulari?
Questi dispositivi elettronici sono realizzati con il coltan [3], un minerale che il Congo contiene fino al 80% delle riserve mondiali. Le multinazionali che si forniscono del coltan, trovato in grande quantità nelle zone di Kivu( il Congo possiede 80% delle riserve mondiali) hanno l’interesse che queste zone siano in una situazione di non–legge per poter continuare a sfruttare il territorio, a basso costo ed ottenere il massimo utile.
 
L’impotenza internazionale? Tutti colpevoli?
 
Il consumatore ha bisogno del suo telefono cellulare, sempre meno costoso. Gli operatori di telefonia mobile, le banche, le compagnie di assicurazione, … e la rete degli uomini e donne politici, tengono saldamente ai loro profitti. Le fabbriche in Cina che producono le nostre apparecchiature elettroniche debbono continuare a funzionare. I leader politici e militari del Ruanda, Uganda e Kinshasa, nonostante i milioni dei morti che hanno sulla coscienza, devono essere tenuti in potere per rassicurare questo mercato internazionale di sfruttamento.
Solo poche coscienze, qui-e-là nel mondo, cercano di ricordare che alla fine della catena ci sono bambini che lavorano come schiavi nelle miniere, o utilizzati come carne da cannone nelle guerriglie senza fine. Bambine (talvolta sotto i 10 anni) vengono strappate alle loro famiglie e utilizzate come schiave sessuali. Madri di famiglia sono violentate in pubblico, appositamente infette di AIDS e disonorate per tutta la vita. Centinaia di migliaia di famiglie [4] sono gettati in mezzo alla natura, cacciate dai loro villaggi e condannate a morire lentamente in campi per sfollati del Congo divenuti ospizi squallidi. È un sistema “degno” di Olocausti come ad Auschwitz, ma i responsabili politici delle grandi potenze e dei giganti media sembrano determinati a lasciare stare.
Il bilancio funebre dei congolesi dà vertigine: 5,4 milioni di morti secondo la ONG americana “International Rescue Committee” [5] (IRC [6]), quasi l’unica organizzazione che si sforza di raggiungere un conteggio oggettivo delle vittime della guerra in Congo. Un bilancio che sale a 6,9 milioni di morti secondo altre stime [7] (le stime di New York Time), la metà è costituita dai bambini.
In realtà, non sapremo mai esattamente “quanti milioni di morti.” Infatti, nel “silenzio internazionale” c’è anche il silenzio delle nazioni che si agitano subito spesso quando la vita è in pericolo nel mondo (USA, Inghilterra, Francia, Belgio …) e il silenzio delle istituzioni internazionali (ONU, Unione Europea). Non hanno mai iniziato alcuna indagine sull’ampiezza della carneficina avvenuta con la scusa di non potere intervenire in virtù della sovranità nazionale del Congo, mentre in Iraq, in Libia … si sono fatte scelte diverse. I deputati, senatori, ministri, … di queste grandi nazioni osservano tutti il più grande mattatoio del mondo in un silenzio poco credibile. Una scelta che contrasta con i loro prestigiosi mandati e i valori di umanesimo che sostiene l’Europa soprattutto.
 
Indebolire il Congo come Stato e lasciare fare i “macellai”?
 
Quando le persone nel mondo parlano della tragedia del Congo, “s’infuriano” sulle “autorità congolesi,” accusate di incompetenza. È un comportamento grottesco. Poiché è noto che le “autorità congolesi” sono state poste appositamente al governo, dall’estero, a causa della loro incapacità. [8] Tranne Patrice Lumumba, sin dall’indipendenza si teme che i “patrioti” congolesi e competenti siano al potere per minacciare il redditizio “sistema predatorio”. Così gli attuali dirigenti congolesi (molti comunque sono in buona fede) devono passivamente assistere al massacro del “loro popolo” e accompagnare i saccheggi del “loro paese”. Non possono fare nulla perché non devono fare nulla. [9] Essi ricevono ordini da fuori. I congolesi sono stati spogliati della loro sovranità [10] …
La comunità internazionale preferisce mandare le ONG e le forze di pace dell’ONU che costano decine di volte il reddito medio degli agenti locali [11], per i risultati a volte risibili. Eppure basterebbe lasciare che i congolesi liberamente scelgano i loro leader per cominciare a ricostruire il loro paese (comuni, polizia, esercito, scuole, ospedali, strade …), perché alla fine, è davvero “un paese loro”.
 
Come è successo?
 
C’è stato purtroppo un matrimonio atroce tra il mondo di alta civiltà e la barbarie la più abietta, e potrebbe durare ancora attraverso la combinazione di una serie di fattori meglio descritti in “Congo – Une histoire” del giornalista belga David Van Reybrouck .
Troppo presto, “il sotto suolo del Congo ha dimostrato nascondere uno” scandalo geologico “[12] (…) Era quasi troppo bello per essere vero. “[13] Il paese ha, fin dal suo inizio, attirato gli appetiti dei ” predatori “di ogni colore che accorrono sulla sua ricchezza, ogni generazione a turno.
Secondo David Van Reybrouck, “Nessun paese nel mondo è stato così ‘fortunato’ [14] che il Congo con le sue risorse naturali. Gli ultimi centocinquant’anni, ogni volta che il mercato internazionale ha espresso una domanda pressante di una certa merce – avorio in epoca vittoriana, gomma dopo l’invenzione del pneumatico, il rame in forte espansione industriale e l’uranio militare durante la guerra fredda, la corrente alternativa durante la crisi petrolifera del 1970, il coltan nell’era della telefonia mobile – il Congo ha dimostrato sempre di avere enormi riserve di merce ambita. Ha potuto facilmente soddisfare la domanda. “[14]
 
Il Coltan o la miseria di un popolo? La gomma, gli pneumatici e la Shoah congolese: un dovere di memoria!
 
Molto prima del disastro del coltan, c’è stato quello della gomma. Nel 1888, lo scozzese John Boyd Dunlop inventò la gomma gonfiabile. Come i nostri ingegneri della telefonia mobile, Dunlop migliorerà il comfort di migliaia di persone (i viandanti in Europa e in America) dell’epoca. Ma era lontano dal sospettare che quella gomma dava inizio a un ciclo di omicidio che porterà alla morte milioni di congolesi e altrettanti mutilati (mani tagliate).
Il Congo fu risultato essere l’unico paese con vaste riserve di alberi della gomma. Il re belga Leopoldo II, il “proprietario” dello Stato Libero del Congo (EIC) istituì poi un sistema mostruoso di sfruttamento peggiore di Gulag. Ci sono ancora i sopravvissuti che ne lo testimoniano, ancora turbati dalle scene di orrore che un terribile sovrano diffuse in Congo. L’intero paese fu trasformato in un vasto campo di lavoro forzato. Ogni congolese, in un determinato settore, doveva portare una certa quantità di gomma. Coloro che si opponevano al lavoro di routine o non raggiungevano gli obiettivi venivano mutilati o uccisi. Le loro famiglie venivano massacrate e i loro villaggi bruciati. Gli orrori di Leopoldo II sono incredibili. I soldati sono stati costretti a recare ai propri superiori “bianchi”, teste, mani o piedi per certificare che le cartucce fornite erano servite a “uccidere la gente”, e non gli animali selvatici. Secondo gli storici, il regno di Leopoldo II ha tolto la vita di metà della popolazione del Congo (tra 8 e 30 milioni di persone). [16] Il re del Belgio ha accumulato una fortuna enorme, grazie alla gomma. L’industria automobilistica prosperò … tutto sulle tombe di milioni di congolesi.
 
I nostri “antenati”, veri eroi …
 
Quel massacro e l’arricchimento che ne risultò stranamente ricordano ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi oggi nel Congo orientale intorno ai minerali del sangue. Ma c’è qualcosa di sorprendente nel perseguimento della tragedia di coltan perché siamo in un secolo di alto umanesimo sancito dalla Carta del Diritto universale dell’uomo. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si impara nelle scuole a ciascuna delle nostre generazioni.
In ogni caso, la tragedia della “gomma rossa” si è conclusa quando gli europei cominciarono a mostrare la loro indignazione contro Leopoldo II. Le vittime del re non erano ancora che i “negri” in un momento in cui il razzismo era ancora assunto pubblicamente. Ma a una certa soglia di crudeltà, gli europei non potevano più sopportare. Hanno oscillato in campagne di protesta contro il monarca del Belgio, sull’ iniziativa di pochi coraggiosi anonimi come il giornalista inglese (di origine francese) Edmund Dene Morel [17].
Più di un secolo dopo, l’inerzia dei discendenti degli stessi europei, ma più istruiti e più consapevoli dei valori umani, sorprende. Il massacro dei congolesi, forse giova a troppe persone alla volta : consumatori, imprese, banche, fabbriche cinesi, politici, giornalisti (paurosi di affrontare l’argomento preservando la loro carriera).
In ogni caso, i firmatari dell’appello dei 52 per il Tribunale penale internazionale per il Congo, nonché della Petizione per la pace in Congo (e in Terra Santa, fatto dai Sindaci della Diocesi di Noto assieme al Pastore, a Pozzallo) avvertono nel loro grido, che le generazioni future ci giudicheranno. Per la comodità di un telefono cellulare, che servirà solo in pochi mesi, siamo stati coinvolti nello sterminio di milioni di persone innocenti …
 
Boniface MUSAVULI e Robert NGONGI
 
[1] Il documento interpella Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti; François Hollande, presidente della Repubblica francese; BAN Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda e delegata speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella regione dei Grandi Laghi.
[2] Petizione per la pace in Terra Santa e in Congo indirizzato al Segretario general dell’ONU, al Presidente della Commissione Europea, Al Presidente del Parlamento Europeo, Al Presidente della Repubblica Italiana, Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Al Presidente del Senato della Repubblica italiana, Al Presidente della Camera dei Deputati, firmata da 9 Sindaci del Territorio della Diocesi di Noto e dal Vescovo a Pozzallo, il 9 gennaio 2015 nella 101° anniversario della nascita del Sindaco Giorgio La Pira
[3] Il coltan. “Era come niente, sembrava ghiaia nera, che pesava molto, che è stato trovato nel fango, ma improvvisamente tutto il mondo lo richiede. Per il Ruanda, questa merce è diventato il principale interesse economico per il Congo. Ciò che fu la gomma nel 1900, il coltan lo diventa nel 2000: una materia prima presente in grandi quantità a livello locale (in Congo, secondo le stime, oltre l’80% delle riserve mondiali), e per la quale improvvisamente si è manifestato una domanda pressante alla scala mondiale. I telefoni cellulari sono diventati gli pneumatici di questa nuova svolta del secolo. Il Coltan è composto di columbite (niobio) e tantalio, due elementi chimici nella classificazione periodica di Mendeleev, l’uno si trova esattamente sopra l’altro. Mentre il niobio è usato nella produzione di acciaio inossidabile, tra l’altro i piercing, il tantalio è un metallo di punto per la fusione estremamente elevata (circa 3000 gradi Celsius). È quindi particolarmente adatto per le superleghe nell’industria aerospaziale e condensatori nel campo dell’elettronica. In qualsiasi telefono cellulare, lettore MP3, lettore DVD, computer portatile … ritroviamo un piccolo pezzo di Congo. “D. VAN Reybrouck, Congo – Une histoire, Actes Sud, 2012, p. 489.
[4] L’Alto Commissariato per i rifugiati valuta in 2.669.069 il numero dei congolesi sfollati dalla guerra e 509.396 il numero di rifugiati congolesi all’estero.
Fonte: http://www.unhcr.org/pages/49e45c366.html#
[5] http://www.rescue.org/sites/default… – pagina 16.
[6] Curiosamente questa ONG americana è stata creata nel 1933 su suggerimento di Albert Einstein a cui si deve questa frase che suona come una profezia per le vittime del Congo: “Il mondo è in pericolo, non tanto a causa di coloro che fanno il male, ma a causa di quelli che guardano e lasciano andare le cose. »
[7] http://www.nytimes.com/2010/02/07/o…
[8] Cf La dichiarazione di Dr. Helmut Strizek sembra rilevante: “Dopo la morte di Laurent-Désiré Kabila, Kagame otterrà dai suoi alleati americani ed europei ( l’intervento di EUFOR in Congo è di essere inteso in questo contesto) che il Congo sia guidato da un giovane ruandese innocente, nella persona di Joseph Kabila. Ciò darà la possibilità al Rwanda di mettere le mani sulla ricchezza del Congo e Kagame di essere sicuro che il pericolo della lotta contro la sua dittatura, non sarebbe venuto dalla Repubblica Democratica del Congo. ” Pierre PEAN, Carnage – Les guerres secrètes des grandes puissances en Afrique, Éditions Fayard, 2010, p. 418.
[9] Estate 2004: l’esercito ruandese occupò la città di Bukavu nel Congo orientale e si dedicò alle estorsioni (oltre 200 donne violentate e più omicidi e saccheggi, compreso il saccheggio della banca di Bukavu ). “Il 22 giugno del 2004, alla fine della giornata, il signor Javier Solana telefona a Joseph Kabila. (…). Ciò che lo interessa è il fatto che Kabila dovrebbe rimanere inattivo di fronte alle incursioni ruandesi (…) L’Alto rappresentante dell’Unione europea e tutte le grandi potenze ormai si concentrano sulla elezione di Joseph Kabila DRC (di 2006). Pertanto gli è chiesto la ponderazione e quasi l’immobilità di fronte all’aggressione del Ruanda. Di fronte alle esigenze della “comunità internazionale” e di Javier Solana, Joseph Kabila è cooperante e quindi rassicurante. Il presidente congolese, designato come tale alla morte di Laurent-Désiré Kabila, si rende conto a poco a poco che è sostenuto dall’Unione europea, che questi conta già su di lui per le elezioni presidenziali e non è nel suo interesse di opporsi al Rwanda a Kigali. (…) Così assicura nella sua intervista il signor Solana che la crisi dell’Est sarà superata “con saggezza” cioè, vale a dire che non farà nulla (…) ” Charles ONANA, Europe, Crimes et Censure au Congo, les documents qui accusent, Ed. Duboiris, 2012, pp. 231-232.
[10] Questo è ciò che si intende, per esempio, dai recenti avvenimenti nel Kivu. L’esercito congolese, comandato da un colonnello Mamadou Ndala, s’impegnò a riconquistare i territori sotto occupazione del Ruanda nascosto dietro l’etichetta del M23. I Soldati congolesi conquistavano vittorie promettenti. Il paese aveva l’opportunità di risolvere definitivamente la questione dei gruppi armati controllati da Ruanda e Uganda, che devastavano il Congo orientale per troppo tempo. Con sorpresa di tutti, l’offensiva è stata interrotta su ordine preciso, a quanto pare, di Joseph Kabila e della MONUSCO, provocando la rabbia della popolazione di Goma contro Joseph Kabila e la MONUSCO. Era un sabotaggio di troppo. Perché è stato lo stesso scenario per due decenni. Ogni volta che i congolesi avevano la possibilità di alzare la testa, sono stati costretti a rinunciarvi, come se non avessero più alcun diritto per il futuro del “loro paese”.
[11] 23.734 dipendenti militari e civili delle Nazioni Unite in Congo hanno un budget annuale di $ 1.347.588.800, per un costo mensile per ogni individuo di $ 4.731,56. I tre mila trentanove membri della Brigata di intervento (Risoluzione 2098 (2013)) hanno un bilancio di 140 milioni dollari, per un costo mensile per ogni individuo di $ 3.801,45.
Fonte: http://www.un.org/…/peacekeepi…/missions/monusco/facts.shtml.Il soldato congolese, riceve intanto un salario di miseria, quando è pagato, e l’importo è relativamente sconosciuto. Secondo la Democrazia cristiana, un partito di opposizione, un colonnello congolese riceve un mensile di busta paga di 80 dollari, mentre un soldato di prima classe ha una busta paga di 65,30 dollari. Fonte: http://democratiechretienne.org/2012/06/16/3178/.
[12] Jules Cornet, geologo belga (1865-1929) descrive il Congo come uno scandalo geologico. Sembra incredibile scoprendo gli enormi giacimenti minerari del paese in particolare nella regione del Katanga, di cui ha fatto una mappa dettagliata.
[13] D VAN Reybrouck, Congo – Une histoire, Actes Sud, 2012, p. 139.
[14] Il termine “fortuna”, tuttavia, non è sostenibile. Le ricchezze del Congo sono innegabilmente una maledizione con conseguenti orrori indicibili, quotidiana è la disperazione delle vittime davanti al muro di silenzio internazionale.
[15] D VAN Reybrouck, op.cit. p. 139.
[16]https://fr.wikipedia.org/…/%C3%89tat_ind%C3%A9pendant_du_Co…
[17] http://fr.wikipedia.org/wiki/Edmund_Dene_Morel