«FAME E SETE DI DIO»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Portopalo di Capo Passero
26-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo stravolti forse dal pensiero che Dio possa essere lontano dalle nostre sofferenze e dalle nostre richieste. Che a Dio non interessi la nostra povera giornata. Ancora di più, troppo spesso ci rifiutiamo di credere all’amore misericordioso e premuroso che Dio ha per ciascuno di noi. Nascondendosi nell’Eucaristia, Dio dimostra l’incredibile distanza che è disposto a percorrere per soddisfare la nostra sete e la nostra fame. Si fa piccolo, infinitamente piccolo per renderci grandi, figli, per farci simili a Lui.

Cosa cerchiamo, chi cerchiamo, dove andiamo? Di cosa abbiamo fame? Chiediamoci se abbiamo fame di vita eterna.  La fame e la sete non sono altro che un pallido riflesso di un profondo desiderio che ogni uomo ha davanti alla vita divina che solamente Cristo può offrirci. «Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 6,40). E cosa dobbiamo fare per ottenere questa vita eterna cosi desiderata? Forse un atto eroico? No! Un qualcosa di molto più semplice, per cui Gesù ci dice: «colui che viene a me, io non lo respingerò» (Gv 6,37). Noi solamente dobbiamo accorrere a Lui, andare al Suo incontro.

Queste parole di Cristo ci stimolano ad avvicinarci a Lui ogni giorno nella Santa Messa. È la cosa più semplice del mondo! Pregare e ricevere il Suo Corpo. Quando lo facciamo, non solo veniamo in possesso di questa nuova vita, ma, inoltre, la irradiamo su altri. Diventiamo noi stessi pane, una sola cosa con Lui. Diventiamo Dio, diveniamo Amore.

Ciò che rende l’uomo infelice è il non sentirsi amato, stimato e benedetto. Cos’è un uomo con un cuore senza Dio? È un uomo senz’amore, cioè senza vita. Gesù oggi si offre a noi come pane vivo disceso dal cielo e dice che se aderiamo a Lui con tutto il cuore, con tutta la mente e le forze, non avremo più fame di amore, non andremo più ad attingere l’acqua dell’amore a pozzi di acqua torbida.
Una cosa è certa: con la Santissima Trinità che dimora nel nostro cuore, noi stessi diventeremo pane vivo che profuma di amore soprannaturale e una sorgente di amore purissimo che zampilla per la vita eterna, così come disse Gesù alla Samaritana.

Questo è il pane di cui abbiamo veramente bisogno: il pane della consolazione, della salvezza, della tenerezza infinita di Dio. Più delle cose di cui abbiamo bisogno per vivere ci è necessario l’amore e, in questo caso, la sorgente stessa dell’amore che ci permette di non cedere mai alla disperazione.

Quante persone nella piccolezza assoluta hanno incontrato la sconfinata ricchezza dell’amore di Dio. È l’amore ciò di cui abbiamo infinitamente bisogno.

«Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato» (Gv 6,39). Una parola consolante ma anche carica di responsabilità. Viene fuori la volontà divina di concedere a tutti la vita. La vita vera! La missione di Gesù è, infatti, quella di raccogliere tutti perché nessuno si perda. Ed è questa anche la missione della Chiesa: una comunità che tende la mano a tutti per comunicare a ciascuno l’amore del Padre. Chi può giudicare il proprio operato o la vita degli altri? Il giudizio ultimo appartiene a Dio perché Lui solo conosce il cuore dell’uomo. La Chiesa ha il compito di accogliere, invitare, incoraggiare e correggere. E fino all’ultimo deve ricordare che Dio vuole salvare l’intera umanità.

Gesù ha saziato tutti con il pane della terra e, ora, vuole che abbiano fame del pane celeste. Il Maestro intende portare l’attenzione della folla verso la vita eterna. Tutti per natura siamo mendicanti: cerchiamo la gioia ma spesso la confondiamo con il piacere, inseguiamo la speranza ma sovente rimaniamo schiavi di illusioni, desideriamo la comunione ma sperimentiamo un’angosciosa solitudine. Quante volte la sete di verità, che Dio stesso ha posto nel cuore dell’uomo, si arresta dinanzi al muro della fredda ragione.

Chi incontra Gesù e lo accoglie come Maestro e Signore, non smette di cercare, al contrario la fede è un cammino che conduce l’uomo verso una luce sempre più grande. Gesù promette che riceveremo in ogni istante il cibo di cui abbiamo bisogno. La sazietà non appartiene a questa vita, segnata dalla precarietà. La fede, però, orienta il nostro sguardo verso Colui che può saziare il nostro cuore.

È proprio vero, abbiamo bisogno del cibo e dell’acqua per vivere, per crescere, per andare avanti; ma cibo e acqua, da soli, non ci bastano, abbiamo bisogno di altro, di più. Abbiamo bisogno di saziare la nostra fame di senso e di vita, il nostro bisogno di risposte a miriadi di domande, il nostro desiderio di completezza e di amore.

Abbiamo bisogno di un pane che ci sfami nel profondo e guarisca la nostra fame continua, un pane che ci ridoni forza e coraggio e che ci sia alimento nel nostro cammino quotidiano. Abbiamo bisogno di una speranza che non muore e di certezze che ci rincuorano e ci salvano. E questo pane Dio ce l’ha dato, regalandoci il Suo Corpo e il Suo Sangue nell’ultima Cena, lasciandoci, come estremo atto d’amore, l’Eucarestia, il cibo che sazia per l’eternità.