Fratelli e sorelle,
ci ritroviamo in un luogo santo dove la fede è stata pregata, celebrata, predicata, incarnata dai seguaci di San Domenico e magnificamente dipinta da Fra Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico. Qui la santità è di casa. I santi ci insegnano le vie di Dio e i loro sentieri intrisi di vera umanità raccontano la fatica del credere e l’arduo impegno a raggiungere le alte vette del Paradiso.
Anche noi questa sera vogliamo, sull’esempio della vita di preghiera del Venerabile Giorgio La Pira, salire «sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Il convento di San Marco è stato il suo monte, il rifugio della sua anima, la fucina di un umanesimo cristiano che si è rivelato in un cammino di santità frequentato da letterati, politici, umanisti e gente comune.
La Pira ha vissuto in questo luogo e partendo da qui ha incarnato nella città di Firenze il vangelo della carità. Ha pregato, ha vissuto il silenzio dell’anima riuscendo a comunicare con tutte le sue forze, con discrezione e gentilezza, il progetto di Dio.
«Contemplata aliis tradere». Nutrendosi di Dio, ha trasmesso la fede in Colui che tutto muove e da senso alla vita dell’uomo. Dalla contemplazione all’azione: questo è sentiero che La Pira ha tracciato partendo dall’esempio fulgido di San Domenico.
La via che oggi il Signore ci indica attraverso la Sua Parola e il magistero di Papa Francesco, successore di Pietro, è quella della pace. Un sogno che, purtroppo, oggi sembra svanire. Il nostro tempo racconta di una violenza inaudita che porta solo disperazione e morte. Siamo ancora toccati profondamente da ciò che accade nella terra di Dio e in ogni parte del mondo in questa stagione così cruenta e dolorosa. Tutti siamo chiamati a capire come lo strazio e il dolore della guerra tocca l’animo e la coscienza di tutti.
Vogliamo rivolgerci al Signore, Lui, che può convertire le spade in aratri, le lance in falci, che può insegnare ad ogni nazione a non alzare più la spada contro un’altra, che può insegnare un’altra arte, quella della pace e della concordia.
Il vangelo è la fonte da cui può nascere la civiltà dell’amore, far fiorire l’arte dell’amore e della fraternità. Questo è il credo di Giorgio La Pira, le parole con cui ha gridato agli altri e coltivato nel proprio cuore, innamorato di Cristo, sentimenti di pace.
Siamo chiamati a compiere gesti di pace: costruiamola ogni giorno nella nostra vita, sapendo e credendo che è possibile, perché il Signore ci indica sentieri e processi di vera fraternità.
Il magistero profetico di La Pira ci mostra il volto di Dio che vuole gratuità, perdono riconoscenza, bellezza e misericordia. La misericordia si radica nel vissuto di chi vuole prendersi cura degli altri. Ha a che fare con persone concrete, con volti ben precisi. È amore incarnato, che tocca e si lascia toccare. È il linguaggio della sollecitudine, dell’abbracciare, fatto di gesti, di azioni e di «opere».
La giornata terrena di Giorgio La Pira ci insegna che il cuore del cristianesimo è un annuncio di liberazione e di amore che vuole raggiungere, anzitutto, gli indigenti e i cristiani sono chiamati a prendere parte attivamente a questo grande annuncio: la fede diventa credibile se è capace di generare processi di carità.
Questa è la visione profetica dei santi che ogni giorno cercano di seminare speranza incarnando il Vangelo di Cristo: «sale della terra e luce del mondo».
La storia di Dio con l’uomo si risolve in un abbraccio di misericordia. Ci abbraccia senza porre condizioni, per immergerci nel suo amore gratuito. La Pira ascoltava tutti perché in tutti contemplava il volto di Cristo. Si fermava a parlare con tutti perché il suo animo era colmo di Dio e non aveva paura dei suoi avversari. Viveva la politica come un servizio e non come luogo di potere. Follemente innamorato di Dio, per questo innamorato profondamente dell’uomo, di tutto l’uomo.
Mistico e pratico, incarnava lo spirito di Marta e Maria. Ha desiderato il cielo e per questo amava e scrutava con passione la terra e il mondo interiore di ogni uomo.
Carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo tornare a riflettere, a coniugare fede e vita attiva, tracciare sentieri di pace, dobbiamo tornare a frequentare i luoghi della condivisione delle idee che favoriscono il bene della persona, dobbiamo abbattere le barriere del tornaconto e prostrarci dinanzi ad ogni uomo ferito nella propria dignità. Dobbiamo inculcare nel cuore dei nostri ragazzi e dei nostri giovani la sete dei grandi ideali, testimoniare loro che la vita è servizio, è un dono unico. Il sogno di La Pira continua a vivere nel cuore di chi ha voluto unire le coscienze e riunire i sogni e gli ideali di tutti. Nessuno escluso.