«LA BONTA’ DI DIO»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Pozzallo 19 aprile 2023
19-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

«Dio ha talmente amato il mondo da mandare suo Figlio a salvare il mondo». Queste parole di Gesù accolte da Nicodemo, capo dei farisei, e riconsegnate ai discepoli, diventano la chiave indispensabile per capire il progetto di Dio sull’umanità intera. Ci dice dell’amore folle del Signore per ciascuno di noi.

Il nostro Dio ama e salva, ha perso la testa per noi che siamo figli suoi, vuole la nostra felicità e santità più di quanto noi stessi desiderariamo. È proprio vero: dobbiamo abbandonare l’idea di un Dio severo pronto a castigarci. Gesù ha dimostrato con la sua predicazione e con la sua vita che il suo Dio è un padre pieno di ogni tenerezza e compassione e misericordia.

Inoltre Gesù dice a Nicodemo che la salvezza non è racchiusa nella rigida e fredda osservanza delle pratiche della legge mosaica.

L’unica vera opera che si deve compiere, che merita la vita eterna, è credere pienamente nel Figlio di Dio. Difficile da accettare, perché noi siamo convinti che la salvezza sia qualcosa che bisogna guadagnarsi con le nostre opere buone. Eppure quante persone compiono buone opere, ma non credono nel Figlio di Dio?

Gesù, a tal proposito, è molto chiaro: chi non crede è già giudicato poiché si è fidato delle sue opere, più che della grazia donataci gratuitamente dal Figlio di Dio.

Chi non crede in Lui, sceglie di vivere volontariamente nelle tenebre, cioè nella lontananza da Dio. Significa ignorare che Dio ha talmente amato il mondo da mandare suo Figlio a salvare il mondo.

Un mondo che è sua creatura e che ama follemente, senza limiti, senza rimpianti, esprimendo una gioia che sorpassa i confini di ogni cuore.

Così è Dio, così è il Suo Amore: ama talmente da mandare il suo Figlio unigenito nel mondo. La resurrezione di Cristo ci apre alla consapevolezza di questa misura, di questa inattesa e inaudita novità. Dio va oltre il sepolcro…perché è Dio.

Lui, buono e misericordioso continua ad amare il mondo e non può venir meno alle sue promesse. Anche quando l’umanità, a causa del peccato, si è allontanata dal Suo disegno.

E noi, Dio lo conosciamo guardando la croce, che è misura dell’amore di Dio.

Scriveva San Giovanni Paolo II: «La croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo» (DM 8).

La croce è il punto vertice della rivelazione dell’Amore Misericordioso del Padre, che ama il mondo fino a «consentire» la crocifissione del Figlio che si carica il peccato dell’umanità, dello Spirito che col fuoco dell’Amore brucia l’olocausto a Dio più gradito.

Il mistero pasquale ci assicura in modo pieno e definitivo che l’Amore divino è più potente del peccato e della morte. Credere nel Figlio crocifisso significa credere che il male è vinto alla radice e più precisamente che nel dono dello Spirito di Gesù anche noi possiamo amare come Gesù e come Lui vincere il male col bene.

Gesù insiste: Dio stesso ci dimostra che per vivere da creature nuove siamo chiamati a donare la propria vita. Ad essere puro dono per gli altri. E ce lo insegna Lui per primo, donandoci suo Figlio. La volontà di Dio è una volontà di salvezza.

Ma Dio è un Padre talmente buono, amorevole che ci lascia liberi di accogliere la salvezza o di respingerla, di accogliere la luce o di lasciare che le tenebre riempiano la nostra vita.

La gioia del cristiano è proprio qui: pensare e credere che Dio ci ama sempre di un amore sconfinato, che ci fa superare ogni prova, che riempie i nostri vuoti, cancella ogni nostro peccato, e ci sospinge con entusiasmo verso un cammino nuovamente sicuro e lieto.

E, se lo accogliamo nel nostro cuore, potremo anche noi far esperienza di questo amore che ci spinge al dono. Diventeremo capaci di donare perché abbiamo ricevuto, capaci di amare perché ci siamo sentiti amati e saremo capaci di accogliere perché siamo stati, per primi, noi stessi accolti nel suo cuore, nonostante la nostra estrema miseria umana.

«…Saremo luce per il mondo». Gesù è la Luce presente tra noi. Una luce che rischiara le nostre opere, illumina i nostri passi.

Essere luce vuol dire accogliere Gesù, ascoltare la sua Parola «…chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Siamo chiamati ad accogliere il piano salvifico nella nostra vita e costruire insieme con Lui la nostra felicità. e questo ci riempirà di gioia vera e duratura.

 Affermava il nostro Giorgio La Pira: «Le speranze umane non sono interamente estranee alla speranza teologale. Noi l’abbiamo sempre detto: l’edificio della pace esige, anzitutto, la pace dei popoli con Dio. Per gli uomini non vale che una sola legge ed un solo fine: la legge dell’amore ed il premio dell’amore. Tutto il resto è menzogna e vanità».

La vita è una cosa seria che appartiene a Dio. Ogni vita. Quella di tutti e la felicità un percorso che richiede fatica e costanza. La croce di Gesù testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, fino a che punto Dio è disposto ad amarci e a donarci la vera gioia. Prendiamo molto sul serio il messaggio del Vangelo, siamo stati amati a caro prezzo: accogliamo la proposta di conversione del Signore, lasciamo che sia la sua Parola a guidare i nostri passi, ad orientare le nostre scelte.