Giunge a voi Eminentissimi signori cardinali il mio ossequioso saluto come pastore di questa nobile e santa Chiesa di Noto, pellegrina di speranza!
A Lei, Eminenza carissima signor cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale italiana: la ringraziamo per la Sua presenza qui a Noto in occasione della conclusione delle celebrazioni per il 180° di erezione della nostra amata Diocesi. Presenza che dice della Sua amabilità per tutti noi ma anche la premura della Chiesa italiana per la comunità diocesana più a sud del Paese, porta dell’Europa per chi sogna un futuro diverso a volte segnato da tragico destino. Il Signore la sostenga nella missione di guida pastorale delle Chiese che sono in Italia, custode e garante della collegialità e della sinodalità. Autorevole ma sempre con garbo, discrezione e spirito collaborativo, Lei ha ovunque indicato il dialogo come via per la comunione e la fraternità. E di questo Le siamo grati
A Lei, Eminenza carissima signor cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo emerito di Palermo e già Presidente della Conferenza episcopale siciliana, per la vicinanza e l’affetto con cui ci segue manifestando sempre premurosa paternità e amicizia vera.
A voi, carissimi confratelli nell’episcopato, a S.E. Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale e Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, a S.E. Mons. Francesco Lomanto, arcivescovo metropolita di Siracusa, ai figli di questa Chiesa S.E. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, a S.E. Mons. Angelo Giurdanella, Vescovo di Mazara del Vallo, a S.E. Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina, assenti per il maltempo, a S.E. Mons. Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, a S.E. Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, arcivescovo emerito dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. A S.E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone e a tutti i confratelli vescovi che ci hanno assicurato la loro preghiera: grazie per la condivisione di un evento ecclesiale che ci fortifica nella fede e nell’amore.
Un abbraccio filiale e speciale a S.E. Mons. Giuseppe Malandrino, figlio e sposo di questa Chiesa che ci sta seguendo sul canale youtube della Diocesi. Nuovamente auguri per il 70 anniversario di sacerdozio celebrato il 19 marzo di quest’anno. Eccellenza, continui a pregare per la sua amata Chiesa netina. Offra al Signore le sue sofferenze per noi e in modo particolare per le vocazioni alla vita sacerdotale.
A voi, stimati sacerdoti, al Vicario generale Mons. Ignazio Petriglieri, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, alle Carmelitane, alle Visitandine e alle Benedettine, a voi che siete generosi annunciatori della grazia che viene dall’alto; in un mondo che segue altre strade continuate a risvegliare, nella nostra gente, il bisogno dell’invocazione per le cose sante di Dio.
Nella fatica pastorale, la presenza del Popolo di Dio che vi è stato affidato dal Signore, cari sacerdoti, sia balsamo di prossimità e ristoro di fraternità autentica. Alla preghiera dei nostri sacerdoti ammalati, uniti spiritualmente alla celebrazione odierna, affido il cammino di fede della nostra amata Chiesa.
A voi seminaristi…che state tanto a cuore a me, ai sacerdoti e all’intero popolo di Dio. Nei vostri sogni contempliamo il futuro delle nostre comunità; nel vostro cammino, intravedo la forza giovane di una Chiesa che, nonostante i limiti e le soste, rinasce nella speranza e nell’amore. Grazie ai sacerdoti formatori che ogni giorno si spendono per la vostra crescita. E un grazie particolare va a quelli che, nelle parrocchie, con costanza e fedeltà pregano per il Seminario, per le vocazioni e per la santificazione dei sacerdoti.
A voi, carissime autorità civili e militari, a voi Eccellenze, i signori prefetti di Ragusa e Siracusa, i signori Questori, i Presidenti delle due Provincie, i sindaci dei Comuni del nostro territorio, le forze dell’ordine, tutti impegnati a dare un volto dignitoso alle nostre città: per il bene della collettività si costruiscano ponti e nascano sinergie progettuali per dare un futuro stabile e certo al nostro popolo.
Alle sorelle e ai fratelli ammalati, vero tesoro della comunità cristiana. Il mondo oggi è sorretto dalla vostra forza, tenacia, offerta e immolazione sull’altare della croce dolorosa, a voi diciamo grazie!
A tutti i fedeli laici, ai rappresentanti di associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, al Sovrano Ordine militare di Malta, ai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, all’Ordine dinastico di Real Casa Savoia, a voi catechisti e operatori pastorali: come Chiesa dobbiamo spenderci lavorando con passione per la serena crescita del popolo di Dio, in modo particolare delle nuove generazioni. I nostri spazi siano luoghi di vera fraternità, laboratori di creatività fantasiosa, spazi aperti, accoglienti e inclusivi dove i ragazzi possano sperimentare e sentire il calore e le premure di tutta la comunità educativa. Devono sentirsi amati e accolti così come sono. «Basta che voi siate giovani perché io vi ami assai» diceva Don Bosco.
Eleviamo al Signore un inno di lode per Papa Leone XIV. Accogliamo il Suo invito ad «essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore». È proprio vero che «nell’unico Cristo siamo tutti uno»!
In questi anni siamo stati presi per mano e sostenuti dalla testimonianza di vita e vicinanza di Papa Francesco. Ci siamo lasciati sorprendere dalla sua normalità, dalla ferialità del suo ministero apostolico, dal modo con cui è riuscito ad entrare nel cuore di tutti. Senza differenze o distinzione alcuna!
Lo abbiamo seguito affascinati dal suo modo di fare, Lo abbiamo seguito perché ci hai parlato di Dio e della Sua Misericordia. Si è fatto amare, non ha tenuto nulla per se…ma tutto ha donato agli altri spendendosi fino alla fine e consegnandosi completamente a Dio e agli uomini. Fedele al Vangelo non si è tirato mai indietro, anzi, nel cuore di molti, ha acceso la speranza che non muore.
Qui la Chiesa diocesana, Eminenza reverendissima, si è radunata in Sinodo nel 1923, nel 1995 e in questi ultimi anni. Chiesa nella sua vera natura e nella sua identità è vivere insieme il pellegrinaggio della fede, animati dalla speranza e dalla carità operosa in ascolto della voce dello Spirito.
Partendo da Cristo, il Sinodo della Chiesa italiana, oggi, ha permesso un cammino dinamico di evangelica e spirituale rinascita del popolo santo di Dio. Sinodo è riconoscere che la strada di Emmaus e il giumento e la locanda del buon samaritano sono spazi teologali-relazionali indispensabili per una Chiesa che riflette sulla propria identità e missione, in un continuo atteggiamento di apertura e, sempre, alla ricerca di stili educativi indispensabili per accompagnare credibilmente alla fede, soprattutto le nuove generazioni. Quindi, una Chiesa ancora in ascolto della voce profetica del Concilio Vaticano II. Una Chiesa che riesca a riprendere serenamente il dialogo con il mondo della cultura per trasformare il mondo dal di dentro.
Qui la Chiesa diocesana, mentre si appresta, alla luce del prossimo documento finale del Sinodo e del risultato dei nostri tavoli, a scrivere gli Orientamenti Pastorali Diocesani, qui la Chiesa sogna di diventare vera «profezia di Misericordia». Stiamo lavorando per appuntare e progettare nuovi percorsi che diano forza e credibilità alla nostra missione di evangelizzazione, progetti che portino Gesù Cristo e il Suo Vangelo al centro di tutto.
Qui la Chiesa sogna di squinternare il Vangelo del Signore nelle pieghe più interne del cuore dell’uomo, per ridare dignità ad ogni persona, per superare le logiche dell’umano agire a discapito dei più deboli, per mettere a tacere con la forza dello Spirito la cultura dello scarto che tanto offende le sensibilità di credenti e non credenti.
Abitiamo le frontiere dove l’umano è messo alla prova. Questo permette di sperimentare la potenza umanizzante e liberante del Vangelo di Gesù che restituisce dignità, voglia di vivere, speranza ai piccoli e ai poveri che lo accolgono.
Questa è la Chiesa sinodale in cui crediamo e che vogliamo costruire per manifestare sentimenti di «tenerezza, compassione e vicinanza» con quanti vivono situazioni di sofferenza fisica o morale, per entrare profondamente nella loro realtà di persone, con tutta la tenerezza e la solidarietà di chi si prende carico fino in fondo dei disagi e delle difficoltà degli altri, portando consolazione e speranza. Come i discepoli riuniti con Maria nel Cenacolo di Gerusalemme, spinti dalla forza dello Spirito, usciamo per dire Dio a tutti, per dire che il Vangelo è libertà, amore e semplicità. Annunciamo con la vita che «la misericordia di Dio è eterna».
Abbiamo messo in rete – attraverso il Progetto Educativo di Comunità “Io sono Mediterraneo” – compagini civili, Caritas, Migrantes, Ufficio Diocesano Problemi Sociali e il lavoro, associazioni e istituzioni che desiderano incarnare i valori della civiltà dell’amore nella storia di ogni giorno senza ostacoli o logiche di vedute parziali. Siamo impegnati perché in ogni Comune della nostra amata Chiesa nascano segni concreti di carità, luoghi di accoglienza dei nostri fratelli bisognosi, rifioriscano spazi pastorali, oratori e oasi di cultura dove i ragazzi e i giovani non siano i destinatari della nostra missione ma protagonisti della loro fede in una Chiesa dal volto giovane e pieno di speranza.
Il nostro conterraneo, il Venerabile Giorgio La Pira ci insegna che per una grammatica della cultura dell’incontro è necessario partire da un atteggiamento di piccolezza evangelica. Ci è chiesto di incarnare una modalità disarmata di presentarsi all’altro sull’esempio di Cristo, sospendendo ogni forma di giudizio, rinunciando alla logica del potere e testimoniando lo spirito della gratuità nella condivisione delle risorse, dei talenti e del tempo.
La stagione sinodale che stiamo vivendo (1800 presenze nei diversi tavoli sinodali) ci riporta indietro nel tempo, all’episcopato di Mons. Salvatore Nicolosi, “vescovo conciliare”, non solo e non tanto perché ha partecipato all’ultima sessione del Vaticano II, ma soprattutto perché al rinnovamento voluto dall’assise conciliare ha fortemente creduto. La realizzazione di quell’immagine di Chiesa comunione dei fedeli, radunata dalla Parola, che celebra il Risorto nell’Eucaristia, e lo annunzia per le strade del mondo, così come illustrata nei documenti del Concilio Vaticano II, è stato l’impegno primario del vescovo Nicolosi, nominato pastore di questa Chiesa nel 1970. Fin dall’inizio del suo ministero episcopale a Noto, portò avanti le istanze conciliari con l’istituzione nel 1972 del Consiglio Pastorale diocesano e dei relativi Consigli pastorali parrocchiali e vicariali e il Piano Pastorale Diocesano dal significativo titolo “Per una evangelizzazione rinnovata e permanente”.
Preparato sin dal 1992 con un triennio di ascolto capillare non solo dei fedeli delle parrocchie ma anche dei tanti esterni alla vita ecclesiale, le sessioni sinodali si svolsero nell’avvento e nella quaresima del 1995. Il programma del Sinodo era tutto nel titolo: “Riscoprire Gesù lungo le nostre strade”. Imperniato intorno a quei temi che col Sinodo voluto da Papa Francesco e dalla Chiesa italiana ci sono familiari: comunione, partecipazione, missione. Consegnate al popolo di Dio il 4 aprile 1996, le 87 deliberazioni sinodali delinearono il volto di una Chiesa che, in atteggiamento di conversione, si sforzava di vivere sempre più la fedeltà al suo Signore nell’apertura e nell’accoglienza verso i più bisognosi. Inoltre fu proprio Mons. Nicolosi che iniziò il gemellaggio con la Diocesi congolese di Butembo-Beni. Quasi quarant’anni vissuti nella condivisione della fede e delle opere di carità fraterna.
A rileggere oggi le deliberazioni di quel Sinodo si avverte il sapore della profezia, nel vedere individuate tematiche e problematiche e suggerimenti di scelte possibili e concrete emerse ora nel cammino sinodale delle Chiese in Italia.
Questa è la Chiesa che si raduna nella sua magnifica Cattedrale, Casa del Signore, cattedra del Vescovo, Chiesa che da secoli risplende fiera per la sua impeccabile e mediterranea bellezza. La Cattedrale di Noto ferita dall’usura del tempo e dal crollo del 13 marzo 1996 è stata amata, fasciata, curata…è risorta dalle macerie e ora ostenta il suo antico splendore al popolo di Dio, ai pellegrini e ai turisti che provengono da ogni parte del mondo per ammirarla.
Fu Mons. Giuseppe Malandrino, pachinese, figlio di questa chiesa, che, nel 1998, accettando la missione affidatagli da San Papa Giovanni Paolo II, s’impegno nella ricostruzione della Cattedrale e nel tentativo di attuare il Sinodo Diocesano. Nei nove anni di episcopato rilanciò il cammino di missione e di evangelizzazione della Chiesa netina. Con determinazione seguì i lavori di ricostruzione di questo maestoso tempio inaugurato nel 2007 dal Card. Giovanni Battista Re, legato pontificio di Papa Benedetto XVI. Mons. Malandrino, con la ricostruzione della cattedrale, contribuì alla rinascita della città e dell’intera Val di Noto, diventata meta internazionale di turismo per bellezza, arte e cultura.
Tutto racconta dell’importanza artistica, religiosa, sociale e turistica di questo tempio e dello sviluppo economico territoriale ingenerato dalla sua maestosa presenza.
Auguri anche a te, Magnifica Cattedrale di Noto, apri le tue porte e a tutti ricorda la via della santità.
Terra questa, benedetta dal Signore e baciata dal sole, terra che si affaccia su un mare splendido, cristallino ma segnato anche da speranze infrante e tragedie disumane.
Le innumerevoli meraviglie di questa terra sono state celebrate da artisti, poeti, registi e scrittori. Noto, Avola, Rosolini Pachino, Portopalo, Scicli, Ispica, Pozzallo e Modica, le cave, le spiagge, il mare, le chiese, i palazzi, i santuari, le piazze, la campagna, la cucina, il senso di accoglienza e di ospitalità del nostro popolo: tutto racconta di una bellezza che ancora rivela il suo antico splendore!
Qui i nostri padri, vescovi, sacerdoti e fedeli laici hanno parlato e vissuto di santità nella contemplazione della pura bellezza del creato, nello stupore per ciò che hanno saputo innalzare con artigiana e certosina pazienza.
Questa è la Chiesa di San Corrado Confalonieri, di San Guglielmo da Scicli, della Beata Maria Crocifissa Curcio di Ispica, del Beato Antonio Etiope, dei Venerabili Girolamo Terzo e Giorgio La Pira, del Servo di Dio Nino Baglieri e di tanti altri germogli di santità che ritroviamo nella vita di grazia di tanti giovani…come Sarah Calvano di Avola!
Questa è la Diocesi di Noto…le sue pietre…la sua fede…la sua gente… volti comuni che raccontano un angolo stupendo della bellissima terra di Sicilia. Qui il mistero trapela e si fa visibile in un’opera d’arte o nello stupore di un’alba o di un tramonto sul mare Mediterraneo.
Questa è la terra, figlia primogenita dell’amata città di Siracusa che vide il passaggio dell’apostolo Paolo e ascoltò la forza della Sua Parola. E a partire da quella Parola, che da duemila anni fiorisce in Val di Noto, vogliamo incamminarci – come fece Lucia e una schiera innumerevole di santi e beati – perché oggi la fede trionfi e la carità fiorisca sui sentieri della speranza.
Lungo il cammino sulle vie della nostra terra, alla Gran Signora, alla Vergine Maria, Scala del Paradiso, il cui simulacro abbiamo accolto nei Comuni della Diocesi in occasione della Peregrinatio Mariae, affidiamo i cuori di tutti, in modo particolare dei giovani, perché si aprano al Vangelo del Figlio Suo. Le mani si stringano in alleanze di pace e di perdono, l’olio della consolazione possa sanare le ferite del corpo e dello spirito, le lampade della preghiera e della speranza possano illuminare le notti insonni di chi ha smesso di amare. Risana i nostri cuori, Maria, e donaci la vera luce «quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9): Cristo tuo Figlio.
Eminenza, benvenuto a Noto! La sua presenza infonde speranza nel cuore di tutti noi!