2 giugno 2019: 53ma Giornata delle Comunicazioni Sociali

Ricorre domenica 2 giugno 2019, la 53ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il tema di quest’anno è: “Siamo membra gli uni degli altri. Dalle community alle comunità”.
 
Lo scorso 24 gennaio, nella festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, è stato pubblicato il messaggio di Papa Francesco, nel quale scrive che internet “rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere”, ma è anche “uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”.
 
La rete poi – si legge ancora nel messaggio – “è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri”, ma “può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare”. Quindi il web deve essere fatto non “per intrappolare, ma per liberare”.
 
Nel messaggio, inoltre, il Santo Padre mette in evidenza il rischio di un uso distorto dei social per fomentare “spirali di odio” e “ogni tipo di pregiudizio”, nonché i rischi del cyberbullismo, del narcisismo e dell’autoisolamento che porta al fenomeno degli “eremiti sociali”. Papa Francesco inoltre ribadisce che la rete deve fondarsi “sulla verità” e non sul numero dei “like”.
 
Usando l’immagine della rete come comunità, il Pontefice osserva come “nello scenario attuale, la social network community non sia automaticamente sinonimo di comunità”, in quanto, “nei casi migliori le community riescono a dare prova di coesione e solidarietà, ma spesso rimangono solo aggregati di individui che si riconoscono intorno a interessi o argomenti caratterizzati da legami deboli”.
 
Un’altra metafora utilizzata nel messaggio è quella del corpo e delle membra, adottata da san Paolo nella Lettera agli Efesini “per parlare della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce”. Infatti “l’essere membra gli uni degli altri è la motivazione profonda, con la quale l’Apostolo esorta a deporre la menzogna e a dire la verità: l’obbligo a custodire la verità nasce dall’esigenza di non smentire la reciproca relazione di comunione”.
 
“L’uso del social web – continua Francesco – è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro”. Così quando “la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione”.
La rete auspicata dal Papa è “la strada al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza…”. Una rete insomma «non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere”.