Modica. Aperta al culto la Chiesa di San Massimiliano Kolbe. Il Vescovo Rumeo: “Sarà la casa di Dio, tra le case degli uomini”

Con il solenne rito della Dedicazione presieduto dal Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, la nuova chiesa di San Massimiliano Kolbe in c.da Mauto, a Modica, viene aperta ufficialmente al culto.

I lavori sono iniziati nel febbraio 2017; i cantieri si sono fermati nel periodo della pandemia per riprende nel 2022. La nuova chiesa parrocchiale è dedicata a San Massimiliano Kolbe, “grande testimone – sottolinea il Vescovo – testimone della misericordia di Dio nella stagione dell’Olocausto consumatasi nel campo di sterminio di Auschwitz, santo che ha vissuto la perfezione della carità attraverso il dono supremo della vita”.

La lunga celebrazione è iniziata alle 18:30 con la solenne processione dei sacerdoti e del popolo di Dio. Un fiume di gente in movimento verso il nuovo luogo di culto, un tempio di pietre vive in festa per il gioioso evento.

Numerosi i fedeli che hanno preso parte al rito: parrocchiani e non. Presenti diversi sacerdoti del vicariato di Modica e della diocesi.

Alla funzione hanno assistito anche  il sindaco di Modica, Maria Monisteri, con diversi assessori della sua Giunta, l’onorevole Ignazio Abbate, le forze dell’ordine della città, gli ingegneri e gli architetti, insieme alle maestranze che hanno realizzato il nuovo tempio.

La costruzione della nuova chiesa è stata un’esperienza di fattiva e concreta collaborazione, così come più volte ha sottolineato in apertura della sua omelia Mons. Rumeo. Le parole dell’Exultet, l’inno della notte di Pasqua: “Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore, e questo tempio risuoni per le acclamazioni del popolo in festa”, sono state citate dal Vescovo “perché mi sembrano quelle più opportune per esprimere i sentimenti che si spiegano nel mio e, sono sicuro, anche nel vostro animo”.

Una gioia incontenibile, emozionante e palpabile, manifestata anche nell’accensione delle luci all’interno del tempio, quando il passaggio dall’ombra alla luce ha fatto apprezzare nella totalità il nuovo edificio sacro.

“È tutta la Chiesa – afferma il Vescovo – che come madre gioisce questa sera e gioisce perché splende della gloria di Cristo Risorto. Non c’è altro motivo perché la Chiesa splenda se non per la gloria di Gesù Risorto. Ma quale Chiesa gioisce e splende? Quella fatta di «pietre vive», come ci ricorda San Pietro nel suo magistero. La Chiesa vera, cari amici, è quella fondata sulla fede nel Signore Gesù.”

Una nuova casa di Dio che diviene casa tra le case della gente. Una casa comune, che appartiene a tutti, in cui spiega il presule: “nessuno si senta estraneo o forestiero. Dove chi ha, impara a condividere e chi non ha, impara ad accogliere. Luogo di accoglienza, inclusivo, dove sarà annunciata la fede ma si vivrà in unità con chi è in continua ricerca della verità.” Una chiesa  Il cui primo impegno fondamentale è quello di essere casa per i ragazzi e i giovani. E il vescovo nell’omelia rimarca: “I ragazzi e i giovani trovino in questa chiesa e nei suoi locali pastorali, lo spazio ideale per crescere come «buoni cristiani e onesti cittadini». Sarà la Casa di Dio, la tenda dell’Altissimo tra le case degli uomini.”

Nel corso dell’omelia il Vescovo si è soffermato sugli elementi architettonici della nuova chiesa, spiegando per ciascuno il significato spirituale che essi possiedono: portone di ingresso, ambone, fonte battesimale, altare, sede della presidenza e il tabernacolo. Soffermandosi sul tabernacolo il Vescovo evidenzia come questo “è il luogo in cui Cristo attende per essere adorato. È il luogo dove si può stare cuore a cuore con il Signore, dove si possono effondere i canti della gioia e le lacrime del dolore. E la sua forma slanciata ci innalza naturalmente verso il Cielo. Ecco, miei cari, questo è il significato del tempio che dedichiamo a Dio”.

La solenne dedicazione si è svolta nel giorno in cui la Chiesa Universale medita e riflette sulla Croce, e nel corso dell’omelia Mons. Rumeo ha tracciato una breve catechesi sul senso della venerazione della Croce, la quale non è la semplice adorazione di un pezzo di legno, ma è un’adorazione che va oltre, si concentra su Colui che vi è sospeso e che su quella croce ha dato la Vita, che su quel legno è morto per comunicare al mondo la Sua vita. Riguardo alla festa dell’Esaltazione della Croce afferma: “Questa festa ci ricorda quale sia la nostra missione: testimoniare il nostro amore a Gesù Cristo, e di conseguenza amare il Suo Corpo Vivente oggi, che è la Chiesa, la Chiesa composta di pietre vive, di quanti sono stati ricomprati a prezzo del Sangue prezioso del Redentore.”

Il rito carico di gesti e significati è stato molto suggestivo e partecipato. Nel corso della celebrazione sono state inserite all’interno del nuovo altare le reliquie di San Corrado Confalonieri, patrono della diocesi di Noto e della beata Madre Speranza di Gesù. Diversi i momenti ricchi di significato: l’unzione dell’altare e delle pareti della Chiesa, l’incensazione del nuovo altare, la copertura dell’altare e l’illuminazione della Chiesa e infine la reposizione del Santissimo Sacramento.

Per l’occasione il Vescovo ha donato alla parrocchia un nuovo calice e i parrocchiani insieme a don Armando Fidone, in segno di ringraziamento, hanno donato al Vescovo una casula bianca con ricamato san Massimiliano Kolbe.

A conclusione della celebrazione il cancelliere, don Antonio Forgione, ha letto il verbale di consacrazione firmato dal Vescovo, da don Armando e dal Sindaco. Sia il Sindaco, Maria Monisteri che Don Armando, a conclusione della celebrazione hanno preso la parola per ringraziare i presenti e quanti si sono prodigati nella realizzazione della nuova Chiesa. L’ex parroco don Paolo Alescio, che ha guidato per 15 anni la parrocchia e ha seguito i primi lavori della nuova chiesa, ha inviato da Bucarest un messaggio augurale.

Pierpaolo Galota

OMELIA