DIARIO DI VIAGGIO/2

Delegazione diocesana a Butembo-Beni. Diario di viaggio/2

La mattina di questa domenica 3 luglio, la partenza dall’aeroporto di Goma per andare a Beni è stata caratterizzata dalle solite difficoltà create da tutti quei funzionari che, sperando di arrotondare il loro gramo stipendio, cercano in qualche modo di estorcere qualcosa ai passeggeri stranieri paventando delle presunte irregolarità. Nel nostro caso, l’autista della Caritas di Goma che ci ha fatto da guida all’aeroporto aveva già presentato di buon mattino i nostri passaporti e biglietti con i relativi documenti di green pass e codici identificativi in Congo, per evitare sorprese e ostruzionismi dell’ultimo momento. Ma non è bastato. Superata tutta la trafila per l’identificazione dei passeggeri e arrivati in pista, ai piedi della scaletta per salire sull’aereo ecco  presenti quattro funzionari per un’ulteriore identificazione: ci oppongono che i nostri bagagli già imbarcati in stiva superano il peso consentito e occorre pagare 393 dollari. Si tratta chiaramente di un sopruso. È brava la nostra guida che ha la prontezza di spirito per rispondere che ci rifiutiamo di prendere il volo a quelle condizioni e che vogliamo tornare indietro. I quattro funzionari si guardano interdetti. I motori dell’aereo sono già avviati e manca solo qualche minuto al decollo. Infieriscono contro la nostra guida dicendo che ci lasciano partire ma che lui deve rimanere con loro per definire il pagamento. Partiamo, ma non sappiamo come si concluderà la questione e se dovremo pagare al ritorno, nel caso in cui la nostra guida sia stata costretta veramente a pagare qualcosa. Diverso lo scenario che troviamo all’atterraggio a Beni, alle ore 13,30. Sulla pista troviamo ad attenderci il vescovo monsignor Melchisedech, accompagnato da una folta delegazione. È presente anche il sindaco di Beni che è un colonnello dell’esercito messo a capo della  città a causa delle condizioni di grave insicurezza pubblica. Due bambine sulla pista ci offrono due mazzi di fiori in vaso, ed una di loro legge delle parole gentili di accoglienza. È la volta poi di monsignor Sikuli a leggere un discorso di accoglienza della delegazione. Dall’aeroporto ci spostiamo all’hotel di Beni, accompagnati da una camionetta di sei poliziotti e un’altra con dieci guardie private, che ci faranno di scorta in questi giorni sul territorio di Beni. Prendiamo posto nelle camere, facciamo uno spuntino veloce e ci rechiamo alle ore 16,30 al nuovo Santuario la cui costruzione è iniziata nel 2010 e che è stato dedicato dalla diocesi gemella alla Madonna di Guadalupe in accoglienza di una richiesta esplicita del nostro vescovo monsignor Antonio Staglianò. La gente ad accoglierci è numerosa, allocata anche sotto grandi tendoni eretti all’esterno del santuario. La liturgia è animata da una grande corale che, in onore della nostra delegazione, ha preparato alcuni canti in italiano. L’entusiasmo è alle stelle. Io proferisco l’omelia già preparata da monsignor Staglianò nella quale i giovani soprattutto vengono incoraggiati a conservare la fede e a non cedere ai sentimenti di malvagità e violenza che si rischia di ingenerare negli animi a causa della guerra. Presento alla fine dell’omelia tutti i membri della delegazione netina che vengono salutati con un’ovazione. Alla fine della messa prende la parola il sindaco colonnello che ci porge il suo saluto e ringraziamento per la nostra visita. La sera una cena di gala, offerta dalle autorità civili e dagli imprenditori più vicini alla Chiesa in onore della nostra delegazione.

Don Salvatore Cerruto