GEMELLAGGIO. VISITA A BUTEMBO-BENI. DIARIO DI VIAGGIO/3

La giornata di questo lunedì 4 luglio è stata dedicata alla parrocchia di Oicha, che si trova all’estremo Nord della diocesi di Butembo Beni e che negli ultimi tempi ha conosciuto più di tutte le altre zone il terrore della violenza armata. Ci rechiamo a Oicha scortati dalla camionetta delle guardie private e da due camionette di soldati e polizia: sono in tutto 35 i componenti della nostra scorta. Non occorre molto tempo per capire il motivo di tanta attenzione. Arrivati a Oicha il parroco ci spiega che l’ultimo massacro è avvenuto il 2 giugno scorso con 30 vittime tra i civili, senza contare le persone rapite. A Oicha, la grande chiesa costruita dai padri assunzionisti è gremita di fedeli. Molti rimangono all’esterno. Sono non meno di un paio di migliaia. Attendevano da tempo la visita annunciata della delegazione di Noto. Troppi massacri sono avvenuti tra l’indifferenza quasi totale della comunità internazionale. Hanno fiducia che i gemelli di Noto possano dare voce al loro desiderio di giustizia e di pace presso i potenti che decidono le sorti del mondo. La liturgia è ben animata con canti e danze, e tutti cantano a piena voce nel tentativo di mettere in fuga le paure accumulate negli animi. In molti però rimane impressa sul volto l’immagine del terrore subito, nonostante ora ci siano canti e danze. Il vescovo monsignor Sikuli Melchisedech non si recava in questa zona da tre anni. Prende anche lui l’occasione della  nostra visita per cercare di dare vita alla speranza della quale questa gente martoriata dalla guerra ha estremamente bisogno. Dopo la messa ci rechiamo nel settore parrocchiale di Masabele. Andiamo a visitare una scuola dove ci attendono gli alunni e gli insegnanti. È una scuola che ha acquistato in questi ultimi anni un carattere di eccezionalità: sono infatti ben 700 gli alunni divenuti orfani a causa della guerra. I corsi che si tengono in questa scuola non sono soltanto quelli di alfabetizzazione ma anche quelli di recupero psicoterapeutico dalla guerra, organizzati con gli aiuti di solidarietà di un’associazione europea. Superfluo dire che si chiede anche il nostro aiuto. Ci addentriamo nelle zone interne, a visitare la casa dove dal 1952 sino all’anno scorso stavano le Piccole Suore del Vangelo fondate dal beato Charles de Foucauld. Anch’esse sono dovute andare via a causa della guerra. La loro casa è rimasta abbandonata, come molte altre del comprensorio. Ritorniamo a Oicha, e partecipiamo al pranzo offerto in parrocchia dai padri Assunzionisti. Anche questo un pranzo solenne, in onore degli ospiti venuti da Noto in questo tempo difficile. Dopo pranzo ci mettiamo di nuovo in colonna con le sette autovetture che costituiscono il nostro convoglio e andiamo nella parrocchia di Mbau, dove nel 2012 furono rapiti tre preti Assunzionisti, di cui non si hanno più notizie: Jean Pierre Ndulani, Anselme Wasukundi ed Edmond Kisuhu. Facciamo una preghiera in Chiesa con i fedeli che per la verità non aspettavano la nostra visita. E ci rechiamo subito dopo nel piccolo centro sanitario gestito dalla parrocchia stessa. I bambini appena nati in braccio alle loro mamme ci manifestano che la speranza opera e che il domani di pace esiste già nel presente. Usciti dal centro sanitario ci rechiamo a bordo strada, dove sono stati trapiantati tre alberi con relative targhe, in memoria dei sacerdoti scomparsi. Ritorniamo quindi a Beni. Breve sosta in albergo per recarci poi nella parrocchia di Cristo Re, gemellata con la parrocchia Santa Caterina di Rosolini, dove anche qui hanno preparato una lauta cena in onore dei gemelli della diocesi di Noto.

Don Salvatore Cerruto