Don Salvatore Giordanella (febbraio 2008)

Il gemellaggio tra la Chiesa di Butembo-Beni e la Chiesa di Noto il 21 aprile di quest’anno compie venti anni. Si può quindi fare un bilancio di questa esperienza. All’inizio era un sogno, una sfida alla realtà del mondo diviso, nord e sud, poveri e ricchi, bianchi e neri, cultura africana e occidentale. In venti anni l’impegno è stato innanzitutto ad andare avanti. Ma non sono mancati i frutti concreti: il primo è che c’è stato veramente uno scambio spirituale, culturale, di solidarietà tra le due Chiese sorelle. Siamo partiti non come una Chiesa superiore che aiuta una Chiesa inferiore, ma con la chiarezza che due Chiese sorelle che si donano reciprocamente, si aiutano e si migliorino reciprocamente nella pace, nella serenità, nella comunione, come due gemelle. Un altro risultato concreto è che in questi venti anni 30 parrocchie della diocesi di Noto si sono gemellate con altrettante di Butembo-Beni, quindi una rete di relazioni, di lettere di comunione, di amicizia, di visite, iniziative di solidarietà e progetti di sviluppo. Questi dati ci dimostrano che il mondo ha bisogno di queste esperienze perché non esiste primo, secondo e terzo mondo, ma un’unica famiglia da amare, come l’esperienza del gemellaggio ci dimostra. L’iniziativa lanciata da monsignor Salvatore Nicolosi e da monsignor Emmanuele Kataliko, insomma, venti anni dopo possiamo dire davvero che è una sfida vinta che ci ha dato e continua a darci la gioia di sperimentare che un mondo unito è possibile pur nella varietà delle culture e degli stili di vita.

 

don Salvatore Giordanella,
direttore dell’Ufficio diocesano missionario