NOTO. FESTA DI SAN CORRADO. IL VESCOVO: LA VERA FEDE SI INCARNA NELL’AMORE

Nel rispetto delle misure per contrastare la pandemia di Covid-19, i festeggiamenti in onore di San Corrado Confalonieri, Patrono di Noto e compatrono della diocesi, hanno raggiunto nella giornata di oggi, domenica 30 agosto 2020, il loro apice, con il solenne Pontificale presieduto dal Vescovo, monsignor Antonio Staglianò, alle ore 10:30, nella Basilica Cattedrale di San Nicolò, alla presenza del Capitolo della Cattedrale, del clero di Noto, del Seminario Vescovile, delle Autorità cittadine e con la partecipazione di un gran numero di fedeli e devoti del santo.
 
Nella sua omelia, il vescovo ha sottolineato la “sfida” di vivere in maniera diversa la festa di quest’anno, senza soprattutto la tradizionale processione con l’arca del Santo, così cara ai cittadini netini.
 
Una “sfida” che monsignor Staglianò invita a cogliere, affinché la festa venga vissuta con la gioia e la devozione di sempre, con o senza processione, per riscoprire il valore profondo di questo appuntamento con San Corrado, concentrandosi di più sulla preghiera e sulle opere di carità, i due pilastri fondamentali sui quali si è fondata la vita del Santo eremita e sui quali dovrebbe basarsi il vissuto di ogni buon cristiano.
 
Il vescovo ha poi ricordato come il “grido” dei devoti rivolti al santo durante la processione esclami: “E cu vera fidi ciamamulu!” (“E con vera fede, chiamiamolo!”). Si tratta allora di maturare nell’esperienza cristiana, non solo la fede, ma la “vera fede”, la quale – ha osservato monsignor Staglianò – “ha a che fare con la ‘verità tutta intera’ (Gv 16,13), quella di Dio rivelata da Gesù Cristo e incarnata nella sua vita donata -sotto l’impulso dello Spirito Santo – nell’amore”.
 
Per il vescovo di Noto questa “verità” professata dal credo cristiano, non può limitarsi a una dottrina, a un’idea, ma deve manifestarsi nella “carne” che “verifica” (fa vera) la nostra fede: “L’incarnazione di questa verità – ha rimarcato il Presule – trova riscontro nell’esperienza dei santi, nella vicenda del nostro San Corrado, la cui vita trasformata dalla Grazia, è divenuta riflesso del Dio-Agape”.
 
La santità a cui ogni cristiano deve aspirare passa dall’amore per Dio che sospinge e anima poi l’amore verso i fratelli, poiché – ha ancora osservato monsignor Staglianò – non c’è vera fede, se non è avvalorata dall’amore e dalle opere di misericordia che siamo chiamati a compiere per dare “corpo” e consistenza al nostro credere.
 
A tal proposito, il vescovo ha nuovamente esortato – dopo un suo intervento dei giorni scorsi in ordine all’ordinanza del Presidente della Sicilia di “liberare” l’isola dai migranti – a un serio esame di coscienza circa il dramma dell’immigrazione che interessa il nostro territorio, auspicando che prevalga sempre lo stile evangelico dell’accoglienza, che non corrisponde a un “capriccio” del Papa o dei vescovi, ma è parola del Vangelo, sulla quale si misura la coerenza di ogni credente: “La Chiesa su questo tema rischia di rimanere una voce fuori dal coro, di essere messa da parte – ha concluso monsignor Staglianò – non importa! La ‘vera fede’ è sempre dalla parte della ‘verità tutta intera’. Se non si capisce il valore evangelico dell’accoglienza, si rimane ‘cattolici convenzionali’, che pregano ma non amano. E in questo atteggiamento ‘schizofrenico’ non c’è fede!”.