Noto. Festa di San Corrado. Il Vescovo: San Corrado insegna a cambiare la vita

Giorno 19 febbraio 2020, la città di Noto si è svegliata con il suono festoso delle campane, che hanno annunciato la Festa di San Corrado Confalonieri, patrono della Città e compatrono della Diocesi.
Dopo un inteso periodo di preparazione iniziato il primo febbraio, che ha visto un susseguirsi di eventi, il giorno tanto atteso della festa del Santo Eremita è giunto al culmine. Nella prima mattinata in Cattedrale vi è stato un susseguirsi di pellegrini, che hanno preso parte alle diverse Celebrazioni Eucaristiche e hanno onorato le spoglie del Santo, contenute all’interno dell’Arca Santa presente nell’abside dell’altare maggiore della Cattedrale di San Nicolò. Inoltre, non è mancato il consueto omaggio floreale della città alla statua del Santo Patrono in piazza Marconi.
 
Con l’ingresso dei portatori dei Cilii e delle confraternite dei devoti di San Corrado, ha avuto inizio il Solenne Pontificale in onore del Santo Patrono. Una Cattedrale piena di fedeli, adornata a festa, sempre più impreziosita di affreschi e stupende vetrate; presenti per l’occasione i Cavalieri dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
 
Il solenne Pontificale è stato presieduto dal Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, presenti il Vicario Generale, Mons. Angelo Giurdanella, il Capitolo della Cattedrale, il clero del Vicariato di Noto, gli alunni del Seminario che hanno curato il servizio liturgico e la Corale “L. Perosi” della Basilica Cattedrale, che ha animato i canti della celebrazione, eseguendo una “Messa popolare” composta da Padre Rametta, pensata con l’intento di coinvolgere sempre più i fedeli durante le celebrazioni.
 
Alla Messa hanno preso parte, anche, diverse autorità civili e militari del territorio; in particolare erano presenti: il Prefetto di Siracusa, dott.ssa Giuseppe Scaduto, il Questore di Siracusa, Dott.ssa Gabriella Ioppolo, il vicesindaco di Noto, Antonino Sammito, che a nome della città ha offerto il tradizionale cero votivo al Santo Patrono, sostituendo il Sindaco, assente per motivi di salute.
 
L’omelia di Mons. Antonio Staglianò si è incentrata sulla quotidianità della vita cristiana; l’invito del presule è stato quello di uscire dalle stanche abitudini di una religione esteriore, dalla convenzionalità di un cattolicesimo senza anima, per mettersi in cammino come ha fatto San Corrado.
 
Il vescovo ha iniziato l’omelia sottolineando che “non c’è festa senza gioia, perciò questa gioia deve essere viva nel nostro cuore, per la certezza di avere un santo protettore così grande, luminoso, come Corrado Confalonieri, protettore della nostra vita cristiana, che ci sta davanti come un esempio. Nella festa il cristiano cattolico si chiede sempre: chi è il credente? Cosa vuol dire credere? Cos’è la fede? E io sono credente? Ho fede?”. Questi interrogativi, che il Vescovo ha posto in apertura del suo messaggio, hanno trovato risposta all’interno del suo discorso, il cui intento è stato quello di scuotere le coscienze e risvegliare il senso cristiano del nostro vivere: “La risposta giusta – ha continuato mons. Staglianò – non sta nelle idee dei filosofi e nemmeno nei grandi pensieri dei teologi, ma sta nella semplicità concreta dell’esperienza dei Santi”.
 
Nelle feste religiose vi è un grande problema, c’è bisogno di distinguere tra la “spazzatura e il vero cibo”, così come ha ribadito più volte il Vescovo. Il problema ha diverse cause, tra le principali va notata la corruzione dilagante, frutto della società dell’ipermercato, dove “per far soldi – afferma il Vescovo – si avvelena il mondo, l’aria, le acque, ma anche lo stomaco della gente”, da cui poi derivano gravi malattie, che poi i cristiani convenzionali, assopiti, interpretano con banalità e leggendo tutto come manifestazione divina. Tutto questo causa la “spazzatura religiosa, che non può essere data ai figli del popolo, perché va dato invece il cibo caldo, fatto di affetti, di cuore che palpita, di amore vero e non da canzonette di Sanremo”.
 
“Siamo fatti per amare, ma è l’unica cosa che non ci riesce, significa – continua il Vescovo – che c’è qualcosa che non va, il complesso meccanismo forse è molto più semplice: non è complesso, ma bisogna trovarlo, e distinguerlo dalla spazzatura che crea la vuotaggine del cuore”. La spazzatura rischia di sommergere il mondo svuotandolo dell’amore, e per questo c’è “bisogno di recuperare l’amore”.
 
Il Vescovo ha invitato i presenti ad andare alla fonte del vero amore, cioè cercare Colui ha vissuto per amore, mostrandolo fino alla fine, morendo sulla Croce. L’amore se vissuto fino in fondo mette in risalto la relazionalità fra le persone, in cui ci si prende cura l’uno dell’atro, dove ci si preoccupa che l’altro stia bene, dove non si pensa solo al proprio io.
 
L’esempio indicato dal Vescovo, per compiere questo cammino verso il vero amore, è “Corrado Confalonieri, il quale ha saputo distinguere tra spazzatura e cibo vero. Corrado Confalonieri il credente, colui che ha assimilato Cristo”.
 
Nell’omelia il Vescovo ha anche sottolineato la necessità di essere umani, di accogliere coloro che soffrono, e che affrontano lunghi viaggi per un futuro migliore. La spazzatura religiosa è frutto dell’indifferenza, della chiusura del cuore, della paura dell’altro e della non accoglienza del fratello.
 
“Il cattolicesimo cristiano è il santo viaggio della conversione, ed è quello che è capitato a San Corrado Confalonieri, il quale ad un certo punto della sua vita si è convertito, capendo di dover allontanare dalla sua vita non soltanto la spazzatura religiosa, ma addirittura il nemico più grande della vita degli esseri umani che è la morte. L’unico modo per vincere la morte è credere in Gesù Cristo Risorto”.
 
Il vescovo concludendo l’omelia ha sottolineato che “San Corrado insegna a cambiare la vita” e protegge coloro che intraprendono il cammino di conversione, un cammino di solo amore, per giungere alla gioia che fa sentire uomini e donne nuovi.
 
Nel pomeriggio, don Maurizio Novello, parroco della Cattedrale, ha poi presieduto la Celebrazione Eucaristica prima della processione, presso la Chiesa di San Carlo, durante la quale sono stati ricordati Manuel Petralito e Gabriele Marescalco, morti in un grave incidente un anno fa.
 
Alle 17.00 si è svolta la processione per le vie della splendida città Noto, accompagnata dai “Cilii”, i grandi ceri decorativi sostenuti da fusti di legno che rappresentano la storia della vita del Santo.
 
Proprio all’inizio della processione, mons. Staglianò ha invitato a pregare per il dilagare del Coronavirus, ma a farlo in maniera veramente cristiana e non in modo “convenzionale”, comprendendo anzitutto che questa malattia non è un castigo di Dio e che la nostra preghiera non serve a “placare la sua ira”, ma a chiedere che Egli “intervenga nei nostri cuori, perché li renda più sensibili, più aperti all’amore, alla giustizia, alla fraternità, al rispetto del Creato”.