Nella memoria di San Giovanni Paolo II, il Vescovo di Noto, mons. Salvatore Rumeo, ha celebrato una Messa nel ricordo del Pontefice polacco, ieri sera, domenica 22 ottobre 2023, nella Basilica Cattedrale in Noto.
Conosciamo la profonda devozione del Vescovo per Papa Wojtyła, al quale ha dedicato i suoi studi di Teologia, approfondendone il ricco magistero sui giovani.
Nella Chiesa Cattedrale di San Nicolò, sull’altare maggiore, campeggiava una grande immagine di Giovanni Paolo II, attorniata da stoffe africane multicolore, perché in concomitanza con la memoria del Santo Papa, ricorreva la 97ma Giornata Missionaria Mondiale. Una felice coincidenza, dato che Karol Wojtyła nel suo lungo pontificato viaggiò senza sosta in ogni parte del mondo, portando la gioia e la speranza del Vangelo, invitando tutti, nel giorno in cui iniziò il ministero petrino, a “spalancare le porte a Cristo”.
A concelebrare con il Vescovo, il parroco della Cattedrale, don Maurizio Novello e i vicari parrocchiali, don Giuseppe Canonico e don Thierry Vunoka, sacerdote congolese, della diocesi gemella di Butembo-Beni.
Nella sua omelia, mons. Rumeo ha tracciato i tratti salienti della figura di San Giovanni Paolo II, il Papa che “ha portato Dio nel cuore dell’uomo e l’uomo nel cuore di Dio”.
“Egli ha segnato, con la sua vita e il suo continuo pellegrinare dentro la vita e il cuore dell’uomo, la storia del nostro tempo. Ha dato speranza a interi popoli, ai poveri, agli oppressi, agli uomini e alle donne in cerca di vera umanità e di pace”.
Il Vescovo ha rimarcato, in maniera particolare, “la sua personale tensione a contemplare il volto di Dio, a godere della sua visione, a possedere la Sua amicizia. Amico di Dio e degli uomini”.
Mons. Rumeo ha poi evidenziato un aspetto fondamentale del magistero di San Giovanni Paolo II: la misericordia; egli infatti – ha osservato il Vescovo – “ci ha insegnato che la misericordia è il volto compassionevole di Dio chino sulle miserie umane; è il volto dell’amore tenerissimo del Padre che si mostra in Gesù”.
Questa misericordia donata da Dio all’uomo, deve poi profondersi nei confronti dei fratelli, perché la Chiesa rifletta più chiaramente i tratti del volto di un Dio che ama e perdona: “Anche l’uomo, mediante Cristo – ha aggiunto il Presule netino – può avere un volto di tenerezza e di bontà, poiché è stato riversato nel suo cuore lo Spirito Santo, che va dipingendo nei credenti l’icona dell’uomo nuovo. La misericordia divina trabocca dal cuore del Padre al cuore del Figlio e dal cuore di Gesù al cuore dei credenti”.
Il Vescovo ha inoltre messo l’accento sul “Vangelo superiore della sofferenza”, vissuto dal Papa nel tempo dell’indebolimento fisico e della malattia, quale amore offerto, fino al dono di se stessi, come Gesù sulla Croce.
Non poteva certamente mancare il riferimento ai giovani, all’indimenticabile esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù, in modo particolare quella del Giubileo del 2000 a Roma.
In quell’occasione Karol Wojtyła parlò simpaticamente del “chiasso” delle migliaia e migliaia di giovani convenuti nella Città Eterna per vivere quel grande evento di fede e di fraternità.
Così il Vescovo ha ricordato questo “chiasso”: “Il «chiasso» di Roma è memoria, compagnia e profezia. Le Parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, la sera del 19 agosto 2000, data da contenere nelle corde del cuore per chi opera fra i giovani, costituiscono ancora oggi un punto di non ritorno nel campo della Pastorale Giovanile. Parole lasciate cadere nel cuore dei giovani chiamati ad essere «i testimoni e le sentinelle del nuovo millennio»”.
Per mons. Rumeo, il rapporto di Giovanni Paolo II con i giovani è stato “unico e spontaneo, severo e paterno. La sua è stata la preoccupazione pastorale sfociata in un rapporto diretto, confidente; un rapporto fondato sulla forza comunicativa: giovani che si sono sentiti attratti dalla fede genuina, forte e carismatica, di un Pastore amico e confidente, che è riuscito a fare breccia nel loro cuore. Il Papa è stato vicino ai giovani e i giovani sono stati vicini al Papa. Questo è stato il tema dominante di una storia senza precedenti. Un continuo ritornello reso presente nella vita della Chiesa con forza e vivacità”.
Il Vescovo ha quindi concluso la sua omelia, citando uno scritto del Papa polacco del 1962, quando era ancora cardinale, mentre partecipava al Concilio Vaticano II: «Sei tu, Pietro. Vuoi essere qui il Pavimento su cui camminano gli altri… per giungere là dove guidi i loro passi… Vuoi essere Colui che sostiene i passi – come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge: Roccia è anche il pavimento d’un gigantesco tempio. E il pascolo è la croce».
Farsi “pavimento”, “sostegno”, “roccia”, questo è l’auspicio di mons. Rumeo per la Chiesa netina, in questo tempo di fermento sinodale: “Chiesa di Noto fatti pavimento per portare tutti all’altare di Cristo. Fatti pavimento per partire insieme dall’altare verso il mondo”.
Alessandro Paolino