Noto. Presentato in Cattedrale il libro “Più veri, più umani, più cristiani” del vescovo Antonio

Lunedì 17 febbraio 2020, nella Basilica Cattedrale di Noto, nell’ambito dei festeggiamenti in onore di San Corrado Confalonieri, si è svolta la presentazione del libro del vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, “Più veri, più umani, più cristiani” (edito dalla Elledici).
Il testo è una raccolta di messaggi e di omelie per il tempo di Avvento e di Natale, prodotti dal vescovo nei dieci anni di ministero episcopale nella diocesi netina. A presentare l’opera, il giovane sacerdote don Christian Barone, Teologo e docente presso l’Università Gregoriana di Roma.
Nella prima parte della sua riflessione, sono stati messi in luce alcuni aspetti peculiari del pensiero teologico di mons. Staglianò, sempre attento a rivolgersi ai destinatari con “il desiderio autentico di una fede che vuole raccontarsi – ha affermato don Barone – che muove a narrare l’amore di Dio, e la consapevolezza di dover rivolgere questo vissuto di diffusa tenerezza alla porzione di popolo a lui affidata”.
In particolare don Barone ha sottolineato come il magistero del vescovo si sia sempre più orientato, in questi dieci anni di ministero a Noto, verso l’impegno di una fede “chiamata a farsi intelligente” per “sondare il mistero della persona divino-umana di Cristo, per scoprire in essa non solo il rivelarsi del vero volto di Dio, ma anche del vero volto dell’uomo”.
Il relatore ha quindi osservato come il “teologare” di mons. Staglianò solleciti nel lettore il lavorio del pensiero, così da coinvolgerlo e renderlo protagonista del proprio vissuto di fede, “liberato dal ruolo di mero spettatore e di sconfitto ascoltatore” e finalmente “protagonista e attore di un pensiero arborescente, cui egli stesso partecipa con il risveglio delle proprie inattive energie interiori”.
Don Barone ha poi riconosciuto nella Pop Theology del vescovo di Noto “una nuova forma di cooperazione narrativa sulla fede”, una Teologia che non teme di assumere la logica dell’Incarnazione, un “radicale processo kenotico che la induce a spogliarsi di ogni velleità accademica, per adottare persino i testi della musica pop come strumento linguistico a partire da cui intentare una mediazione dei contenuti della fede”.
Soffermandosi poi più strettamente sul contenuto del libro, il relatore ha individuato nella lettura dei messaggi e delle omelie di mons. Staglianò uno sviluppo, una crescita nel pensiero dell’autore, “una riflessione che focalizza il mistero dell’umanità di Gesù – ha rimarcato don Barone – tenendo sempre i contatti con l’attualità della vicenda umana”. Un’attenzione dunque sempre desta sui drammi dell’uomo, uno sguardo sempre vigile sui fatti non solo mondiali o nazionali, ma anche locali, legati soprattutto al territorio della diocesi.
Un secondo aspetto messo in evidenza da don Barone è quello relativo alla risonanza del pensiero dell’autore che richiama continuamente il magistero ecclesiale e l’insegnamento di Papa Francesco. Infine un terzo aspetto è legato al mistero dell’Incarnazione: la riflessione sull’umanità di Gesù porta così il vescovo a pensare all’umano dell’uomo e a ciò che in lui è invece “non umano”.
In quanto immagine e somiglianza di Dio, l’uomo è chiamato a trascendersi nella relazione con Dio, che nella riflessione teologica di mons. Staglianò emerge particolarmente nella sua Paternità, rivelata pienamente da Cristo. Da questa prospettiva la Teologia del vescovo di Noto assume, secondo il relatore, una coloritura “più pratica e contemplativa”, nel senso dell’esercizio cristiano carità, del rifiuto del male e dell’ingiustizia e dell’offerta di un “culto spirituale da rendere a Dio con la vita”.
Così si comprende la denuncia da parte di mons. Staglianò di quel cattolicesimo convenzionale che secondo don Barone è “la falsificazione della fede e del rivelarsi di Dio come Padre”. La direzione indicata dal vescovo di Noto è dunque per il relatore “un processo di inveramento della fede” per rendere più autentica e credibile “la risposta dell’uomo all’amore eccedente del Dio trinitario”.
A conclusione della presentazione, mons. Staglianò ha espresso il suo vivo ringraziamento a don Christian Barone, per averlo “aiutato” a comprendersi meglio e a “rileggere” con maggiore consapevolezza il suo magistero teologico e pastorale di questi anni.
Ha poi richiamato i presenti all’impegno di una fede che non esiti ad affrontare la fatica del pensiero, dello studio, della ricerca, non tanto come “atto intellettivo”, bensì “spirituale”.
Infine ha ribadito la bontà del suo progetto teologico e pastorale della Pop Theology, al fine di promuovere una “Teologia popolare a disposizione di tutti”, dove tutti “crediamo pensando e pensiamo credendo”.