Omelia e musica pop, Staglianò: ho cantato “canzonette” per un nuovo registro comunicativo

 Sorpreso dalla popolarità
“Sono rimasto sorpreso dell’improvvisa popolarità, sono anni che nelle mie omelie mi rivolgo così ai ragazzi. Ringrazio chi mi ha seguito e chiedo scusa a quelli che hanno trovato scandalosa la mia scelta. Alcuni, pochi per la verità, mi hanno già collocato in un girone dell’Inferno, ma spero che in occasione del Giubileo della Misericordia il Padre eterno perdoni la mia estroversione”. Con un sorriso, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, provincia di Siracusa, commenta il grande successo registrato sul web dal video di una sua omelia, in cui, a Scicli (Ragusa), rivolgendosi a un’assemblea di giovani cresimandi, utilizza citazioni da canzoni di alcune pop-star della musica leggera italiana.
 
Un altro registro comunicativo
“L’idea di interpretare qualche verso di canzoni di Noemi e Marco Mengoni – spiega il presule – mi è venuta durante un convegno universitario a Noto in cui dovevo rivolgermi ai giovani e parlare di metafisica. Certo, ho cantanto le cosiddette ‘canzonette’, ma ho potuto toccare concetti importanti, profondi, come l’horror vacui, la morte, l’importanza della verità delle cose, la verità dell’amore. Lì ho capito che i giovani si attendono anche un altro registro comunicativo”.
 
Una scoperta casuale
“Da ragazzo – racconta Staglianò – ascoltavo musica leggera, soprattutto i cantautori e strimpellavo la chitarra componendo canzoni. Ora non più. L’incontro con le canzoni di queste nuove pop-star è stato accidentale. Da anni insisto nelle mie omelie sul concetto dell’umano dell’uomo che va perdendosi dentro la società dell’ipermercato. Dentro la legge narcisista del consumo si perde qualcosa di noi e si crea nella nostra esistenza un grande vuoto”, spiega Staglianò. “Quando casualmente ascoltando la radio ho scoperto brani pop che ripetono questi concetti e in cui i giovani si immedesimano, grazie alla forza della musica, ho deciso di utilizzarli”.
 
Non sono solo canzonette
“Molti testi di questi brani rivelano che non affatto ‘solo solo canzonette’ “, aggiunge Staglianò. “Tutti i testi che intercettano qualità profonde dell’umano e le interpretano e ce le restituiscono, specie attraverso la musica, appartengono già alla predicazione del Vangelo, si tratta di portarli fuori. Gesù è venuto sulla terra per mostrare quanto è grande, bella e infinita la Sua umanità che è la verità della nostra umanità. Dunque tutto ciò che Gesù ha fatto e predicato è in funzione della grandezza della nostra umanità che splende nell’amore. Dunque, se troviamo, anche in realtà lontane dal cristianesimo, testi, luoghi, esperienze in cui si celebra obbiettivamente la bellezza e l’amore umano vuol dire che sono cose che appartengono di diritto al cristianesimo”. “Noi – spiega il presule – dobbiamo solo mostrare ai giovani che ciò che hanno dentro al cuore, grazie alla musica, Gesù lo mostra ‘al vivo’ e perciò seguendo Gesù si diventa umani come Dio vuole”. “Diventare santi – aggiunge il vescovo di Noto – non significa diventare ‘angeli’, ma raggiungere quella statura alta di umanità che Gesù Cristo ci ha mostrato. I santi sono umani pienamente compiuti”. “Se posso spiegare questo concetto attraverso una canzone di Mengoni come ‘Esseri umani’- aggiunge Staglianò – soprattutto di fronte a un’assemblea di giovani, non vedo perché non farlo”.
 
La ‘Evangelii Gaudium’ va in questa direzione
“Molti – conclude il vescovo – mi hanno chiesto se Papa Francesco approva questa mia scelta. Non lo so, ma ho letto la ‘Evangelii Gaudium’ e mi pare vada proprio nella direzione di trovare nuovi linguaggi e strategie comunicative perché ‘accada’ la comunicazione. Si pensi alle tante pagine dedicate all’omelia, dimostrano che è un tema di grande attualità su cui serve discernimento”.
 
Ascolta l’intervista su Radio Vaticana