PANDEMIA. INTERVISTA AL VESCOVO: I PRETI IMPEGNATI A DARE SOSTEGNO IN QUESTO TEMPO DIFFICILE

Anche la Chiesa, a causa della pandemia, sta pagando un altissimo prezzo. Preti, molti dei quali giovani, morti in queste ultime settimane. A loro, lo ha fatto più volte anche durante le celebrazioni, ha rivolto un affettuoso pensiero Papa Francesco: un ricordo per quei pastori, e sono tanti, che in ogni parte del mondo hanno dato la vita per i fedeli. “Proprio così, perché anche la Chiesa sta pagando un alto tributo: sono tante le vittime tra il clero”. Parole pronunciate da monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto.
 
Giornalmente il rapporto elaborato dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee aggiorna il bollettino: sembra una guerra…
 
“Anche la Chiesa piange i suoi morti. È un angosciante bilancio di decessi per Covid quello che quotidianamente ci arriva da tutte le parti del mondo. Una causa invisibile che porta alla morte: tra i più colpiti gli anziani e i malati, ma oggi il bollettino ci parla anche di giovani, come è successo in questi ultimi giorni nella vicina Diocesi di Ragusa. Più in generale quanto sta succedendo pone al centro della discussione un dato altamente significativo che mostra la fragilità della nostra costituzione umana. Forse perché viviamo in condizioni climatiche ambientali non proprio idonee. Stiamo sperimentando, oltre alla fragilità fisica, anche quella culturale, scientifica e politica. Nonostante il gran da fare da parte di tutto il mondo scientifico e politico, continuiamo a navigare a vista”.
 
Anche i preti, così come medici e personale sanitario, in prima linea…
 
“Si, occorre fare tuttavia le opportune differenze parlando di veri eroi. A operare in prima linea, in trincea, sono i medici e il personale sanitario: vivono la loro Eucarestia sul campo. I nostri preti analogamente, sotto altri versanti vivono in trincea. Abbiamo vissuto, durante la prima fase dell’isolamento, la vicinanza di carità e solidarietà, il conforto spirituale, il contatto psicodinamico con l’ascolto e il dialogo. Il nostro clero ha operato con i social nella costante vicinanza con il prossimo. Il vero problema dell’isolamento prima e della malattia dopo è la tendenza a creare depressi, specie tra le persone fragili. Il lavoro del prete, che è poi parte della sua missione, è quello di promuovere e organizzare. Durante le restrizioni imposte dal coronavirus i preti hanno proseguito nella loro missione: si sono presi cura dei malati e hanno fatto visita agli infermi, hanno continuato nell’attività di evangelizzazione e di catechesi e in chiesa si sono tenuti i funerali. Tutte funzioni che hanno esposto il nostro clero al rischio di contrarre il virus. Proprio come è successo ai preti morti nel ragusano. Sono tantissimi i religiosi che hanno perso la vita per prendersi cura delle persone in questo tempo contrassegnato dalla pandemia”.
 
Preti che curano il bene dei fedeli e per questo definiti i “Santi della porta accanto”…
 
“Come cristiani viviamo nel dolore per il vuoto della loro assenza che è poi la viva testimonianza di persone che hanno donato la loro vita per aiutare il prossimo”.