Patrizia e Sebastiano (febbraio 2008)

Attraversando l’Uganda verso la Repubblica democratica del Congo scopriamo un mondo nuovo: il paesaggio della foresta equatoriale. La natura ci emoziona. Rimaniamo tutto il tempo del viaggio con gli occhi aperti, tanto da farci male, a osservare dal finestrino l’ambiente e i villaggi molto vicini tra loro, piccoli agglomerati che non hanno niente a che fare con la più piccola della nostra città. Gruppetti di capanne, alcune di legno, paglia e fango, altre in muratura con i tetti in alluminio, strade inesistenti, senza rete elettrica e davanti alle abitazioni solo terra rossa e fango, bambini davanti le capanne e in cammino con altri bambini più piccoli sulle spalle, donne con carichi in testa pesantissimi a lavorare. Impressionante il loro sguardo meravigliato quando incontra il nostro, e al nostro gesto di saluto ci rispondono gioiosi. Rimaniamo esterrefatti quando al nostro arrivo troviamo l’accoglienza di una folla in festa, che canta, balla, applaude e sorride. In quel momento ci sentiamo catapultati in un’altra realtà, circondati dai nostri fratelli gemelli che hanno voglia di toccarci, di salutarci, di benedirci e di essere fotografati con noi. Ovunque andiamo ci regalano immensi sorrisi nonostante la loro povertà materiale evidente. Emozionante è ascoltare i canti di alcuni bambini in francese e i canti ben scanditi in italiano dei seminaristi e vedere le lunghissime danze tipiche tribali con il loro forte senso ritmico che si capisce è innato. Per noi è umanamente arricchente scambiare qualche parola con i nuovi amici, trascorrere del tempo insieme a loro, giocare con i bambini. Stare vicino a loro ci fa sentire accanto al Signore. Ci domandiamo se siamo noi o sono loro che ci evangelizzano nel nome del Signore….. Un momento intenso l’abbiamo vissuto quando il nostro vescovo ha posto la prima pietra per la costruzione di una “Casa del fanciullo” a Bingo, mentre migliaia di persone assisteva in piedi e sotto il sole cocente. C’erano bambini perfino arrampicati sugli alberi. Per dieci giorni abbiamo in un mondo dove regna la serenità, la tranquillità, la fraternità, la disponibilità, l’accoglienza, l’amore intenso e la fede più vera; al contrario della nostra realtà dove regna la ricchezza materiale ma sempre di più l’indifferenza verso l’altro e una fede a volte un po’ stanca. Nonostante la stanchezza fisica per le lunghe giornate trascorse in giro per i villaggi ci sentiamo sempre più sereni, con il cuore colmo di amore e gioia e partecipi dell’entusiasmo e della speranza dei nostri fratelli gemelli. In certi momenti sembra che tutti gli sguardi siano sopra di noi, ogni nostro gesto è per loro un segno speciale. Ci fanno sentire importanti, ma noi in confronto a loro ci sentiamo piccoli. Comprendiamo man mano che il vero senso del nostro viaggio non è solo quello di osservare ciò che è stato realizzato e capire i concreti bisogni nelle missioni gemellate con la diocesi di Noto, ma quello della fede e di portare un segno concreto di pace. Da quando siamo tornati flash fotografici con i volti dei nuovi amici ci vengono in mente. Adesso apprezziamo di più quello che abbiamo e ci sentiamo in dovere di non dimenticare l’esperienza vissuta.        


Patrizia e Sebastiano,
parrocchia santa Caterina da Siena, Donnalucata