“Per sempre”

Oggi i matrimoni durano poco, appena due decenni, a volte anche meno.
La nostra esperienza e di tanti nostri conoscenti, per non parlare dei nostri genitori e nonni, va controcorrente alla tendenza di oggi: perché?
Sicuramente alla base di un matrimonio duraturo ci sono fattori come il rispetto, la complicità, l’adeguamento all’altro e il senso del dovere, soprattutto nei confronti dei figli e, a volte, dalle nostre parti, il “che direbbe la gente se lascio mia moglie/mio marito?”: ma davvero questi elementi, da soli, possono assicurare la stabilità del matrimonio? E l’amore? Può la fiamma dell’amore continuare ad ardere dopo decenni ed esiste un modo per alimentare un sentimento che negli anni tende a diminuire?
Quali sono le ragioni o meglio, dove trova senso un matrimonio lungo l’arco della vita? Basta rispettarsi l’un l’altro per rimanere uniti fino alla fine?
Certamente il rispetto è un atteggiamento che spesso dimentichiamo quando nella quotidianità abbiamo a che fare con le abitudini, il carattere e la personalità dell’altro. Confrontandoci con un marito o una moglie è più facile fare paragoni con le persone esterne alla propria cerchia familiare e si cade nelle affermazioni: “Quella donna è più bella”, “Quell’uomo è molto servizievole”, “Quei coniugi sembrano affiatati forse perché non hanno quei problemi che invece noi abbiamo all’interno della coppia”.
Nella vita di coppia è indispensabile capire che chi ci accompagna è una persona umana: è fondamentale iniziare ad apprezzare ciò che abbiamo anziché andare alla ricerca di quello che non possiamo avere. Tutto questo non significa rinunciare ai propri desideri o ad una vita migliore. Avere rispetto significa semplicemente tenere in considerazione le esigenze, le inclinazioni e il carattere dell’altro cercando di aiutarlo anziché biasimarlo.
L’adeguarsi all’altro, ossia la rinuncia ai propri spazi, alla libertà, lasciandosi “ingoiare” dalla routine, può diventare una realtà di “reclusione” dove tutto è subordinato all’altro, non lasciando spazio alla condivisione che apre al futuro, che si fa “compagnia” di qualcuno con cui spartire la quotidianità.
Una quotidianità fatta di “rispetto”, capacità di chiedere scusa, grazie e per favore in maniera gratuita e senza aspettarsi nulla in cambio. (AL.134)
Una quotidianità fatta di piccoli gesti, di attenzione verso le esigenze dell’altro, ma soprattutto della capacità di lodare il partner davanti a tutti riservando le lamentele quando si è soli; è litigare senza sconfinare nella violenza, è saper parlare dell’altro misurando toni e parole.
Ci sono momenti in cui diventa difficile tenere a freno la rabbia, però la forza di una persona risiede nel sapersi contenere e nel dosare le emozioni al momento giusto. Questo non significa covare odio e rancore nei confronti dell’altro, quanto invece saper trasformare un sentimento convertendolo in qualcosa di positivo.
Anche la complicità è un elemento importante.
La complicità è sinonimo di “partecipazione” che, non è “prevaricazione”. È qualcosa che solo due persone che si amano da tanto tempo possono spiegare. Complicità significa supporto, aiuto, sostegno che ad un certo punto diventa spontaneo. Un marito ed una moglie complici non hanno bisogno di accordarsi su una scelta. La complicità è affiatamento è concordanza di vedute, un modo di concepire la vita di coppia in maniera univoca. Se uno dei due intraprende una sfida, l’altro è pronto a sostenerlo in ogni momento. Anche dopo tanti anni di matrimonio.
Tutto questo può apparire come strategia e/o tecnica umana, per un matrimonio duraturo. E invece no, è uno stile, una conseguenza di azioni che discende dall’amore, che non è innamoramento, ma dall’amore “scelta”, l’amore “decisione”, l’amore “impegno” che conosce un processo di maturazione umana nutrito da un cammino di fede, serio e costante, svolto non da soli, ma in compagnia della comunità cristiana.
L’amore è un sentimento che non rimane immutato nel tempo ma assume diverse sfaccettature a seconda dell’età e dell’esperienza vissuta. La passione che accomuna una giovane coppia in procinto di sposarsi cambia in un sentimento diverso, matura col passare degli anni se nutrito quotidianamente. Non c’è più la componente passionale: l’amore lascia spazio ad un legame così forte, intenso e profondo che non può essere confuso né con il “volersi bene”, né tanto meno con il semplice rispetto. E non si tratta neanche di routine e della paura di rimanere soli: l’amore che segue un processo di maturazione via via trasforma due coniugi in una cosa sola. Marito e moglie sono un’unica essenza, un soggetto formato da due corpi e da una stessa anima. Può svanire l’attrazione fisica, però rimane quell’attaccamento all’altro, quell’immedesimarsi in una stessa vita.
Ecco, un matrimonio duraturo si basa sulla capacità, illuminata da una fede matura, di interpretare l’amore nelle sue fasi. (AL.124)
Sta a noi comprenderne il più profondo significato.

Chiara e Rino
Di Stefano