di +Antonio Staglianò, vescovo di Noto
Carissimi figli,
Questo mio pensiero germoglia mentre la Liturgia ci fa incontrare l’episodio evangelico della morte di Lazzaro, di cui certamente non ignoriamo i punti salienti:
– Lazzaro, carissimo amico del Signore, è ammalato.
– Gesù è invitato a guarire Lazzaro ma intenzionalmente arriva tardi, dopo la sua morte.
– Maria e Marta dopo aver dialogato col Signore, lo accompagnano alla tomba del
fratello.
– Gesù piange e invita a rimuovere la pietra all’apertura della tomba.
– Il Signore richiama Lazzaro ed egli, dopo quattro giorni, esce fuori vivo.
– Lazzaro, ritornato in vita viene sciolto dalle bende e lasciato andare.
Come avete potuto facilmente constatare, non poche sono le analogie tra la vicenda di Lazzaro e la nostra. Proprio a cominciare dall’invocazione di salvezza che in questi giorni stiamo presentando al Signore: “Vieni a guarirci, noi e i nostri fratelli”. Così come nelle pagine giovannee, anche il nostro tempo si sta facendo lungo. Sono ormai diversi giorni che giacciamo in queste ombre, e la presenza della morte comincia a infettare anche le nostre città, e tra i nostri pensieri cominciano a farsi strada le domande: “Perché il Signore tarda a raggiungerci nella nostra angoscia? Perché non si cura delle nostre lacrime?”. Sembra che Dio non ascolti il grido dei morenti: “Dio dove sei in questo dramma? Perché non intervieni nel nostro dolore? Restiamo sbigottiti e basiti dal tuo silenzio, non ti accorgi che moriamo?”.
Le nostre lacrime, seppur lecite e comprensibili, non possono tralasciare però le lacrime che lo stesso Cristo versa sulla morte dei suoi amici, mostrandoci che l’autentica Gloria di Dio, risplende nei sentimenti di amabile compassione del Signore Gesù. Infatti, nella Scrittura la Gloria del Signore si è sempre mostrata vicina al Popolo: nell’Esodo abitò in una tenda tra le tende (vd. Es 40, 34-38 e 2Sam 7,6-7) come segno di prossimità e compagnia (vd. Dt 4,7), nell’Esilio continuò a parlare ai “lontani” per mezzo dei profeti, e questa “distanza” fu colmata definitivamente nel volto splendente dello stesso Cristo (vd. 2Cor 4,6). Questa stessa Gloria, che rifulge di prossimità e passione, il Signore Gesù la rivela a tutti coloro che credono, illuminando coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte (vd. Lc 1, 79).
Si, cari fratelli e sorelle, anche in questi tempi bui e tristi è possibile vedere il volto glorioso del Signore. Ci commuove – ancora una volta – pensare di vederlo rigato da lacrime di compassione per la sorte dei suoi amici. La nostra vicenda, così come quella di Lazzaro, non si è ancora conclusa: abbiamo fede e rivedremo la Gloria del Signore (vd. Gv 11,40) che non mancherà di richiamare i Suoi amici a venire fuori dal sepolcro, slegati, liberi e finalmente redivivi.
Mentre il nostro itinerario verso la Pasqua volge lentamente al suo fine, e attendiamo che si compia la nostra speranza, continuiamo ad affidare al Signore d’infinita misericordia le nostre lacrime insieme alla nostra ferma professione di fede in Lui, Trinità d’amore e compassione, a cui da tutta la terra sia gloria e onore.
E preghiamo così, come fosse un Salmo [154]:
Nello sconforto accogli
il canto dei morenti
La tua gioia – Dio solo e sempre amore*
nell’anima di tutti sia la vera forza
la tristezza non metta radici nel nostro pianto+
siamo in lutto, nello sconforto, per desolazione*
ma, Tu, accogli -ti preghiamo- quest’umile canto.
Nelle zolle di una terra umana sofferente*
strappati dall’abbraccio degli affetti
spettatori, angosciati, siamo morenti*
in ogni dove, mentre la morte danza
ora davvero il cuore è penitente*
e fiorisce il pesco rosa della speranza.
Questa voce sia, oggi, ancor più forte*
del baratro dell’oceano e dei flutti tempestosi
ora che l’acqua ci giunge alla gola+
ricordaci il destino degli umani nella morte*
Risorgere in Gesù nel cielo con corpi luminosi
Lo confessiamo, con labbra pure per l’issopo *
e nel cuore intensamente lo crediamo
Dio è compagno, soprattutto nel patire*
Dio resta Padre, sempre, nel dolore
Dio è Figlio incarnato, esperto nel morire *
Dio è Spirito, nascosto, persona dell’amore.
Amen