“Sono il Pastore dei netini e degli avolesi”

L’appello del Vescovo perché il dibattito sulla sanità in programma venerdì sera – 2 agosto 2019 – nell’ Aula Magna del Seminario si potesse svolgere in maniera determinata , ma nel rispetto delle regole democratiche, del dialogo civile e del confronto, alla fine ha avuto il risultato sperato. In un’aula gremita di gente, si  è svolto un dibattito molto vivace, ma contenuto nei limiti del consentito. L’argomento rientrava fra quelli particolarmente sensibili: la sanità nella zona sud ( Avola, Noto, Pachino, Rosolini, Portopalo) . I recenti episodi di malasanità – chiusura del pronto soccorso di Noto e la morte di un cittadino soccorso in ritardo-  hanno dato motivo ai partecipanti di manifestare tutta la loro amarezza. La cittadinanza, a ragione, si sente abbandonata. A fatica i relatori sono riusciti a contenere le reazioni emotive di tutti coloro che hanno particolarmente a cuore il problema, sia perché toccati personalmente da episodi dolorosi, sia perché impegnati in prima persona, a vario titolo, in questa lotta a tutela del diritto fondamentale alla salute. Il dottor Adamo Presidente del Comitato per l’Ospedale di Noto e il Dott. Tiberio, medico anestesista, hanno relazionato con puntualità sulle origini e sui successivi sviluppi della annosa questione, evitando di mettere in contrapposizione le due cittadine, Avola e Noto. Due comunità che apparentemente sono fra loro antagoniste, ma che, è stato dimostrato, rappresentano le vittime di una politica fallimentare della sanità.”La fine di Noto- ha detto il Vescovo Staglianò – è la fine di Avola”. Seguito in questo convincimento dai vari interventi qualificati che si sono succeduti nel corso della serata . Se l’Ospedale di Noto ha subito i danni più evidenti- oltre alla chiusura del pronto soccorso, il trasferimento dei reparti di Ostetricia e Ginecologia  e di Pediatria  – l’Ospedale di Avola non può esultare. Non solo perché i suoi reparti funzionanti sono sull’orlo del collasso- le attese al pronto soccorso superano in taluni casi anche le 24 ore- ma anche perché le sue prospettive future sono incerte. Tanto che in questo momento, sia gli avolesi che i netini, vanno a “nascere” a Siracusa. L’intervento molto atteso del giornalista Paolo Borrometi, ha saputo riscaldare l’uditorio, incanalando il discorso sulla via della ragionevolezza e del buon senso . C’è bisogno, come auspicava il Vescovo, di determinazione nel ricercare le ragioni di tanto sfacelo, ma è necessario- ha sottolineato Borrometi che non si abbandoni il tavolo del confronto. Tutto è ruotato attorno alla questione della “ rifunzionalizzazione della rete ospedaliera” che prevede , tra l’altro, le distribuzione delle competenze dei due ospedali fra malati acuti e post acuti. Definita nel 2009 in base ad un criterio- gli acuti al Trigona di Noto e i post acuti al Di Maria di Avola- successivamente il criterio è stato ribaltato (Agenas). Nel frattempo il sistema sanitario regionale è entrato in crisi – debiti e costi di gestione elevati, le cause principali – rendendo ancora più difficile ogni possibilità di organizzazione dei servizi secondo criteri accettabili, nel  rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.
Che fare di fronte a una battaglia che sembra persa in partenza? Occorre continuare a lottare e dialogare – ha detto il nostro Vescovo Antonio- puntando alla “ rifunzionalizzazione della rifunzionalizzazione”. Se la distribuzione dei servizi sanitari fra i due ospedali di Noto e Avola – ha detto in sintesi il Vescovo- crea disservizi a tutti e due gli ospedali, saggezza vuole che tale criterio si riveda. Anche mantenendo invariati i costi complessivi di gestione. “ La chiesa – ha concluso- continuerà a stare accanto al popolo in questa battaglia per difendere il diritto alla vita e alla salute, non dimenticando che “Sono il Pastore dei netini e degli avolesi”.