Lettera del Vescovo sulla centralità della Chiesa Cattedrale

«Il Vescovo, pur esercitando il suo ministero di santificazione in tutta la Diocesi, ha come suo punto focale la chiesa cattedrale, che è come la chiesa madre e il centro di convergenza della Chiesa particolare» (Pastores gregis, 34).
«Tra i templi della diocesi, il posto più importante spetta alla chiesa Cattedrale, che è segno di unità della Chiesa particolare, luogo dove si realizza il momento più alto della vita della diocesi e si compie pure l’atto più eccelso e sacro del munus sanctificandi del Vescovo, che comporta insieme, come la liturgia stessa che egli presiede, la santificazione delle persone e il culto e la gloria di Dio. La Cattedrale è anche il segno del magistero e della potestà del Pastore della diocesi. Il Vescovo deve provvedere affinché le funzioni liturgiche della Cattedrale si svolgano con il decoro, il rispetto delle rubriche e il fervore comunitario che si addicono a quella che è madre delle chiese della diocesi, e a tal fine esorti il Capitolo dei canonici» (Apostolorum successores,  156).
 
 I due passaggi significativi ‘ posti in esergo- di Giovanni Paolo II nella Pastores gregis e del Direttorio pastorale per il ministero dei vescovi della Congregazione per i vescovi, esprimono molto bene e in tutta chiarezza la ‘centralità’ della Chiesa cattedrale per l’evangelizzazione e l’intera pastorale in una Diocesi. Così deve essere anche per la splendida Cattedrale della Diocesi di Noto, monumento di straordinaria bellezza artistica e luogo privilegiato dell’edificazione della comunità cristiana e della predicazione del vangelo.
Per incrementare l’opera di evangelizzazione e per riattivare con nuovo ritmo e nuovo ardore la vita cristiana e la spiritualità di comunione ho voluto nominare per la Chiesa cattedrale di Noto un Rettore e un vice-rettore, distinguendo così in modo più marcato l’attività pastorale della Cattedrale da quella della Parrocchia che abita nella Cattedrale. Distinguere non è separare. Non lo è a una sola condizione: quella della sinergia pastorale e della comunione nell’azione evangelizzatrice. Questa condizione è del resto naturale nella vita della Chiesa. Perciò è un presupposto indiscutibile, ovvio, non negoziabile. Tanto più oggi, nella nostra Chiesa locale: abbiamo da più di un anno attivato un processo virtuoso di comunione che dovrebbe meglio evidenziare le forme concrete con le quali siamo realmente credibili all’interno delle nostre comunità e anche agli occhi del mondo: non c’è altra via per poter essere riconosciuti come discepoli di Gesù se non quella dell’amore che ci dobbiamo nel Signore; non c’è altra strada per la quale potremo essere fecondi nella comunicazione del vangelo in un mondo che cambia se non quella della fraternità amicale che ci contraddistingue come cristiani, ‘riempiti dello Spirito’; non c’è altra direzione verso cui orientare la coscienza di tutti per una vera e autentica educazione alla vita buona del vangelo se quella dell’esempio e della testimonianza da dare quanto al bene che ci volgiamo, alla stima che ci portiamo, all’iniziativa comune (comunionale) che riusciremo ad esprimere.

 


 

 

 

 

27-11-2010