«L’ANTICA E NUOVA VIA»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Ispica
03-05-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

oggi, la Chiesa, celebra la festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo e, celebrare la solennità di due apostoli ci permette di tornare alle radici della fede, di fissare lo sguardo sulla concretezza evangelica della fede. E come Chiesa in cammino siamo chiamati a tornare alle sorgenti della grazia, a contemplare ciò che ci rende umanità trasfigurata.

Il Vangelo odierno, ci conduce nel mezzo del discorso di addio di Gesù ai discepoli, prima di essere innalzato nella Sua morte in croce ed esaltato con la Sua resurrezione.

Durante l’ultima cena, Gesù continua ad istruire i Suoi discepoli per il tempo della prova che dovrà avvenire da lì a poco. Vediamo così un Gesù attento e premuroso che rassicura i discepoli turbati e sconvolti. Il Suo desiderio, infatti, è quello di condurci tutti nella casa del Padre.

Rincuora vedere nei discepoli, che pure hanno vissuto da così vicino l’insegnamento di Gesù, le stesse debolezze che spesso riscontriamo in noi stessi.

In questo brano, ad esempio, ci viene proposto la loro pretesa di fare da sé, che è anche la nostra: «mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8) dicono a Gesù. Non si tratta solamente del bisogno di “vedere per credere”, come accadrà in seguito per il discepolo Tommaso ma, sembra piuttosto un tentativo di fare a meno di Gesù, di voler avere a che fare direttamente con Dio senza intermediari di sorta.

Gesù, invece, chiede una totale fiducia nelle Sue indicazioni: infatti, è solo tramite il Figlio che si può vedere Dio Padre. Il Figlio è il Pontefice massimo, colui che conduce al Padre e in Lui siamo conosciuti e amati dall’Onnipotente.

Gesù non si mette tra i discepoli e Dio per ostacolare una comunicazione, per essere il centro visibile di questo rapporto, al contrario, è come se Gesù si facesse invisibile strumento di questa comunicazione, il giusto fuoco che rivoluziona un Dio lontano trasformandoLo in un Padre a cui possiamo davvero parlare in prima persona.

Di fronte ad un concetto che può risultare astratto e lontano, Gesù aggiunge qualcosa di molto concreto a cui appigliarsi: fidarsi di Lui se non altro per le opere che ha compiuto. E a noi, che non abbiamo potuto conoscere le Sue opere in prima persona come i discepoli, promette altrettanto concretamente, di aiutarci in questo cammino di fiducia con le opere che compie per noi e attraverso di noi.

Davvero, allora, possiamo cercare nel nostro quotidiano il tocco della Sua Presenza e, grazie a questa Presenza, grazie alla nuova visione che ci fornisce, sentire in Dio un Padre che ci sta accanto.

Tommaso desidera concretezza e chiarezza nei discorsi. Egli aveva compreso che Gesù parlava di una via nel senso materiale di strada, mentre Gesù sta parlando della via come mezzo per giungere a Dio, come strumento per mettersi in contatto personale con il Padre.

Per questa ragione, nella sua replica all’apostolo, Gesù proclama di essere la via per andare verso Dio Padre. Nessuno può arrivare a Dio con le proprie forze né può servirsi di altri mediatori. Le parole di Gesù escludono qualsiasi altra mediazione all’infuori della Sua.

Come nessuno può andare verso il Cristo se non gli è concesso dal Padre, così nessuno può giungere al Padre senza la mediazione di Gesù.

Gesù proclama anche di essere la verità e la vita. Egli si identifica con la verità, cioè si proclama la rivelazione personificata di Dio.

Dal canto suo, Filippo, non ha compreso la vera identità di Gesù. Vede in Lui “l’Inviato di Dio”, “colui che viene nel Nome del Signore”, ma ancora non sa che Gesù è il racconto, la narrazione del Padre.

Filippo è un uomo di grande fede: come Mosè, chiede di vedere il volto di Dio e, aggiunge che ciò sarebbe per lui sufficiente. Egli non cerca altro se non di vedere quel volto che tutti i credenti dell’antica alleanza avevano desiderato di scorgere o vedere. Vedere il volto di Dio è il desiderio di ogni cercatore di Dio e di tutti i credenti.

Di fronte all’intervento di Filippo, la pretesa di Gesù arriva al culmine: Egli non è semplicemente una via che conduce al Padre e che, una volta terminato il Suo compito, cessa di essere rilevante, ma è la via che permanentemente mostra e rivela il Padre.

Le tre parole via, verità e vita sono applicate al Cristo per indicare le sue tre funzioni specifiche di mediatore, rivelatore e salvatore. Gesù è l’unica persona che manifesta in modo perfetto la vita e l’amore di Dio per l’umanità e comunica al mondo la salvezza che è la vita di Dio. Solo Gesù può condurre l’uomo a Dio, perché Egli solo vive nel Padre e il Padre vive in Lui. Perciò chi conosce Gesù conosce anche il Padre e chi vede Gesù vede anche il Padre. Chiamati tutti a conoscere, amare e servire Gesù.

«La Chiesa esiste per evangelizzare. Non possiamo mai essere centrati su noi stessi. La nostra missione è testimoniare l’amore di Dio in mezzo all’intera famiglia umana. Questo processo sinodale ha una profonda dimensione missionaria. Ha lo scopo di permettere alla Chiesa di testimoniare meglio il Vangelo, specialmente con coloro che vivono nelle periferie spirituali, sociali, economiche, politiche, geografiche ed esistenziali del nostro mondo. In questo modo, la sinodalità è una via attraverso la quale la Chiesa può compiere più fruttuosamente la sua missione di evangelizzazione nel mondo, come un lievito al servizio della venuta del Regno di Dio» (Sinodo dei Vescovi, Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità, Roma 2021, 1.4).

Vogliamo ritornare alla freschezza delle origini, animati tutti dall’amore reciproco e dalla carità. La Chiesa necessita di testimoni credibili del Vangelo, uomini e donne che vivano lontano da logiche mondane, consapevoli di aver scelto l’evangelica parte migliore. La catechesi ha il compito di educare alla preghiera e nella preghiera, sviluppando la dimensione contemplativa dell’esperienza cristiana.

È necessario educare a pregare con Gesù Cristo e come lui: «Imparare a pregare con Gesù è pregare con i medesimi sentimenti con i quali Egli si rivolgeva al Padre: l’adorazione, la lode, il ringraziamento, la confidenza filiale, la supplica, l’ammirazione per la sua gloria» (pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, n. 86).

Crediamo in una Chiesa che sappia incarnare lo spirito delle Beatitudini senza distinzioni, senza alcuna pretesa se non quella di contemplare il Suo Volto. Siamo chiamati a vivere il nostro dialogo con Dio in una comunità che non abbia paura della contemplazione come principio e compimento della missione. Le nostre Chiese diventino casa di preghiera e spazi vitali di contemplazione.

Signore Gesù, che hai chiamato chi hai voluto, chiama molti di noi a lavorare per Te, a lavorare con Te. Tu, che hai illuminato con la tua parola quelli che hai chiamati e li hai sostenuti nelle difficoItà, illuminaci con il dono della fede in te. E se chiami qualcuno di noi, per consacrarlo tutto a Te, il tuo amore riscaldi questa vocazione fin dal suo nascere e la faccia crescere e perseverare sino alla fine. Amen. (San Giovanni Paolo II).