«MIO SIGNORE E MIO DIO»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Noto
16-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi confratelli, il vangelo di oggi, «ottavo giorno» dopo la Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da San Giovanni Paolo II, per volere del Buon Gesù così come ci racconta Santa Faustina Kowalska nel suo Diario, la pagina di Giovanni ci presenta due manifestazioni del Risorto, la prima avvenuta la sera dello stesso giorno della scoperta del sepolcro vuoto, l’altra avvenuta otto giorni dopo.

1.La paura degli apostoli I santi vangeli ci raccontano delle ore drammatiche vissute da Gesù al Getsemani, dove tutti i discepoli fuggirono stravolti e pieni di paura: temevano di essere coinvolti in quel processo che avrebbe portato Gesù alla condanna e alla morte. Secondo il Vangelo di Giovanni, solamente Pietro e un altro discepolo cercavano di capire, da lontano, cosa stesse accadendo, a tal punto che si spinsero fino alla casa del sommo sacerdote (cfr. Gv 18,15). Pietro, spaventato per essere stato riconosciuto, si comporta da vile codardo e vile traditore (cfr. Gv 18,16-18.25-27). Rinnega il Maestro. In quella circostanza forse noi avremo fatto la stessa cosa. E oggi Cristo viene ancora tradito e rinnegato!

Avevano trovato in Lui il segreto della vita e della vita felice. Pronti a tutto. Quelli che avevano abbandonato ogni cosa, lavoro e affetti, per seguire Gesù (cfr. Mc 1,18.20), hanno finito per abbandonare il Maestro e fuggire da tutto e da tutti (cfr. Mc 14,50). Perché? La paura di fare la stessa fine! La paura è una potenza micidiale, terribile: quando si impadronisce del nostro cuore, ci toglie ogni forza, ogni possibilità di resistenza, ci rende innanzitutto vili, perché ci toglie da ogni responsabilità: per noi la responsabilità della fede, dell’amore e della speranza. Quei discepoli che lo avevano seguito, affascinati dalla Sua Parola e dalla Sua vita e da Lui erano stati ammaestrati e fatti crescere come credenti, sopraggiunta l’ora della prova, hanno paura; e la paura annulla la loro fede, fa crollare il loro amore reale per Gesù, annebbia la loro fragile speranza.

I discepoli, dunque, non rispondono: negano la loro identità, i loro rapporti con Gesù, e dunque stanno in casa al chiuso, «per paura dei giudei». Le porte della casa, «al piano superiore», dove avevano celebrato l’ultima cena con Gesù sono chiuse, in attesa che ritorni la calma, la sicurezza, così che possano fare ritorno in Galilea, alle loro case seguendo l’esempio dei due discepoli di Emmaus.

2, Pronti a riconoscerlo

È il terzo giorno dopo la morte di Gesù ed è quasi sera. Buio dentro e fuori. Certo, avevano saputo da Maria di Magdala del sepolcro vuoto (cfr. Gv 20,2); Pietro e l’altro discepolo, recatisi alla tomba, avevano confermato le parole di Maria (cfr. Gv 20,10), la quale aveva anche testimoniato: «Ho visto il Signore!» (Gv 20,18). La situazione resta però di chiusura, perché la paura prevale su questo annuncio, che pure conferma le promesse di Gesù: «Vado e tornerò da voi» (Gv 15,28); «Un poco e non mi vedrete più, un poco ancora e mi vedrete … e la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,16.20).

Al di sopra della paura, regna Lui, il Vivente, pronto a diradare tutto ciò che impedisce di riconoscerLo. E Lui entra «a porte chiuse», sprangate più volte da un atteggiamento di chiusura totale. Lui entra dove l’uomo non può, Lui entra dove gli altri si arrendono e arriva dove gli uomini non osano, Lui entra dove gli altri innalzano steccati, Lui entra nel cuore di tutti.

  1. Il dono della Pace

«Gesù venne, stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”». Ecco la venuta del Gesù vivente perché risorto da morte, viene e sta in mezzo a loro, con una presenza che si impone, che raduna, attira e ricrea comunione! È proprio Gesù? Sì, per questo mostra le mani e il petto. Le mani trafitte per la crocifissione, ma soprattutto quelle sue mani che avevano toccato, accarezzato, consolato i fratelli, da lui chiamati amici (cfr. Gv 15,13-15). Le mani che avevano toccato i malati, che avevano spezzato il pane eucaristico, che avevano stretto, abbracciato, benedetto.

Oggi sono le mani di tante mamme che lavorano nel silenzio, di tanti uomini che fanno del bene, le mani di tanti giovani che sognano un mondo diverso, una città diversa.  Sono le mani dei sacerdoti chiamati a parlare di Lui con le parole e con la vita, le mani di Christopher che oggi ha celebrato la Sua Prima Messa, le mani dei sacerdoti che si spendono nell’esercizio della carità nascosta, umile, silenziosa, quella che non fa rumore. Quella vera.

Che tristezza saper solo contemplare i buchi, le ferite, e non vedere le mani! Eppure i discepoli non solo avevano ascoltato tante volte Gesù, e dunque ne riconoscevano la voce, ma avevano sentito il contatto con lui attraverso le sue mani, lo avevano sentito vicino attraverso le sue mani. Toccare è un’azione che lascia un sigillo su chi tocca ed è toccato… Sento ancora nelle mie mani il profumo del nuovo crisma…e contemplo le mani unte di un giovane sacerdote che non ha avuto paura di dire sì al Signore.

Poi Gesù mostra il petto ferito dalla lancia nell’ora della morte: il petto sul quale il discepolo amato aveva reclinato il capo nell’ultima cena (cfr. Gv 13,25; 21,20), è anche il petto che egli ha visto colpito da uno dei soldati e dal quale sono usciti sangue e acqua (cfr. Gv 19,33-37).

Mani che hanno toccato, accarezzato, amato, che mai hanno colpito qualcuno; petto aperto, ferito, squarciato che dice il suo aver dato tutto, anche il cuore…! Sacro Cuore di Cristo così pregato e adorato nella nostra terra di Noto, benedici le nostre famiglie, gli anziani, i giovani, i ragazzi e gli ammalati!

Il Risorto dice parole brevissime ma intense, che illuminano quello «spettacolo» (Lc 23,48): «Pace a voi!». Poi fa anche un gesto, prende respiro e alita sui discepoli per trasmettere loro il suo respiro, il suo soffio, il suo Spirito: «Ricevetelo!». In pochi istanti avviene tutto, accade il necessario, una volta per tutte. Genesi di vera Chiesa. Perché se quel soffio effuso sui discepoli diventa il loro respiro, allora essi hanno lo stesso respiro di Gesù che ha perdonato i peccati degli uomini e delle donne che incontrava.

  1. La fede di Tommaso

E Tommaso? Quella sera non è con gli altri, e nei suoi ragionamenti pensa di dover toccare i buchi delle mani e del costato per credere, mentre non sa che è Gesù ora a doverlo toccare. Ma quando Gesù si presenta nuovamente, Tommaso vede le sue mani e il suo petto, allora non tocca, non mette il dito per verificare; no, si inginocchia e confessa: «Mio Signore e mio Dio!», la più alta e la più esplicita confessione di fede in tutti i vangeli. «Mio Dio e mio tutto».

Per la fede non bisogna né vedere né toccare, come pensava Tommaso, ma occorre essere visti da Gesù ed essere toccati dalle sue mani, che sono sempre una carezza, una stretta di mano. Gesù si rivela «toccandoci», soprattutto con «il suo corpo» e «il suo sangue».

Carissimi, contempliamo la Chiesa che nasce nell’intimo di una stanza posta «al piano superiore», un luogo da cui partire per dire dire Dio oggi. Dal cuore di Dio sgorga infinitamente il Suo Amore Misericordioso che spinge la Chiesa ad essere presenza e icona vivente del Suo progetto d’amore per l’umanità intera. La Chiesa nasce dalla Misericordia di Dio che orienta e qualifica in senso evangelico l’annuncio, la vita di grazia e la scelta della povertà e il servizio ai poveri. La Chiesa nei secoli si è sempre fatta strumento di annuncio, di preghiera e di liberazione, di inclusione e promozione dei poveri, degli ultimi e degli indifesi.

  1. La Chiesa dalla Misericordia

La Chiesa di Cristo vuol essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la stanza della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna e aiuta a trovare la buona notizia della grande speranza cristiana. Perché chi entra in questa stanza e si lascia avvolgere dalla Misericordia di Dio, oltre a non sentirsi solo e abbandonato a se stesso, scopre in che cosa consiste il senso di un’esistenza piena, illuminata dalla fede e dall’amore del Dio vivente: il Cristo morto, risorto e sempre presente nella sua Chiesa.

L’alleanza tra Dio e Israele, che raggiunge in Gesù Cristo la sua pienezza, è paradigma di ogni incontro salvifico. Per ogni uomo. Dio vive per l’uomo e l’uomo vive per Dio. 

La misericordia è il cuore di Dio. Perciò dev’essere anche il cuore di tutti coloro che si riconoscono membri dell’unica grande famiglia dei suoi figli; un cuore che batte forte dovunque la dignità umana – riflesso del volto di Dio nelle sue creature – sia in gioco. Gesù ci avverte: l’amore per gli altri – gli stranieri, i malati, i prigionieri, i senza fissa dimora, perfino i nemici – è l’unità di misura di Dio per giudicare le nostre azioni. Da ciò dipende il nostro destino eterno. (Francesco, «Vinci l’indifferenza e conquista la pace», Messaggio del Santo Padre Francesco per la Celebrazione della XLIX Giornata Mondiale della Pace, n. 5).

Fondamento. Quindi Chiesa che nasce dalla e vive della Misericordia. Ogni parola, discorso o insegnamento su Dio e il suo mistero proviene da Lui e di Lui si fa annuncio per la santificazione del popolo. Una comunità che cammina, guidata dalla forza dello Spirito Santo, diventa profezia e testimonianza di misericordia. Chi Lo incontra e rimane con Lui impara e accoglie come dono la grammatica dell’amore: avverte in primo luogo la necessità del perdono e della riconciliazione, della fraternità e dell’amore ed è chiamato ad essere nel mondo un testimone gioioso della Misericordia di Dio. Non solo per manifestare sentimenti di comprensione, compassione e vicinanza con quanti vivono situazioni di sofferenza fisica o morale, ma per entrare profondamente nella loro realtà di persone, con tutta la tenerezza e la solidarietà di chi si prende carico fino in fondo delle sofferenze e delle difficoltà degli altri, portando la consolazione, la speranza e il coraggio di perseverare nel cammino del Signore e della vita. È questa la vocazione dei veri testimoni della fede.

Memoria. I santi di ieri e di oggi hanno incarnato e raccontato la kenosi gratuita della Misericordia nelle pieghe più interne della storia dell’umanità. Dai Padri della Chiesa ai pontefici, ai santi sacerdoti, religiosi e laici della nostra terra, il Vangelo del perdono è stato il fondamento e il cardine di ogni insegnamento per il bene spirituale e la salvezza della Chiesa. Nelle più svariate forme e attuazioni suscitate dalla fantasia creatrice dello Spirito di Dio, la Chiesa tutta ha manifestato l’opera misericordiosa di Dio che si preoccupa indistintamente di tutti i suoi figli.

E i santi si pregano, si invocano, si imitano. I santi sono fratelli che hanno vissuto il Vangelo in modo eroico. Le vicende che in questi ultimi giorni hanno toccato la vita straordinaria di San Giovanni Paolo II, il Grande, dicono soltanto della piccolezza e della meschinità della vita e del pensiero dell’uomo. Se avessimo avuto la sua forza, la sua fede, il suo coraggio, se i potenti della terra, o chi si crede tale, se i potenti avessero ascoltato la sua voce, molta cose sarebbero cambiate nella storia del mondo. Ma oggi come ieri i profeti non vengono ascoltati vengono soltanto crocifissi.

 Prospettive. La novità cristiana è Cristo stesso e il suo Vangelo. Le Sue sono parole di salvezza e di vita, perché è Lui la salvezza e la vita. Nella Chiesa si confessa questa essenziale verità di fede, e ciascuno, assumendola nella pienezza della vita sacramentale, trova l’orientamento e il sostegno per vivere da cristiano, ponendosi come meta la santità. Le tappe verso questo traguardo sono l’ascolto, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. E la Chiesa attenta ai segni dei tempi incarna e prospetta la freschezza della Buona Notizia per stare dalla parte di chi, ferito e impotente, chiede ausilio e compassione. In questo scorcio di secolo così tormentato e travagliato la Chiesa è chiamata a prendere coscienza della sua vera identità e a progettare processi che diano spazio alla scoperta del senso autentico e originario del pellegrinaggio verso la Patria celeste. 

  1. Per ripartire insieme: verso dove?

Il Cristianesimo è un’esperienza autentica di salvezza e di amore, di perdono e di incontro vivo. «La misericordia, centro della Rivelazione di Gesù Cristo, rivela il mistero stesso della Trinità. Essa è l’ideale di vita evangelico, vero criterio di credibilità della fede, la trama più profonda del vissuto ecclesiale. La Chiesa è chiamata ad annunciare la sua prima verità che è l’amore di Cristo. Sempre meglio si comprende che non c’è annuncio della fede se questo non è segno della misericordia di Dio. La pratica della misericordia è già un’autentica catechesi; è catechesi in atto, testimonianza eloquente per credenti e non credenti». (pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, n. 51).

Il cammino sinodale, in questo tempo, è celebrazione del tempo della misericordia e chiede un esercizio vero delle virtù della mitezza e dell’umiltà per dare credibilità ad una Chiesa incamminata sulla via della riconciliazione.

Senza amore e perdono l’umanità ha perso la sua vera identità e tende a impoverirsi e a svuotarsi. Essere misericordiosi vuol dire caricarsi della miseria degli altri con sentimento viscerale. Solo chi abbatte completamente ogni muro di amore di sé, solo chi apre il proprio cuore fino a spezzarlo e solo chi abbatte ogni difesa può farsi prossimo.

Misericordia è la risposta generativa che la Chiesa offre al mondo per affrontare la questione delle disuguaglianze. La carità è concretezza e si radica nel vissuto del volere bene e del prendersi cura, è diretta a persone concrete, con volti ben delineati. È amore incarnato. È il linguaggio della sollecitudine, dell’abbracciare, fatto di gesti, di azioni, e di opere in uscita.

Nello scorrere del tempo ogni persona umana è in relazione con le altre persone attraverso una fitta rete di valori comuni, di modi di pensare e di parlare e di relazioni sociali. Essere misericordiosi, vuol dire, intervenire in tutti i campi perché fioriscano i valori della pace, della collaborazione e della riconciliazione.

Sogniamo una Chiesa famiglia che trova la sorgente della propria unità attorno allo stesso Altare. Una Chiesa che avverta come priorità l’annunzio del Vangelo della Misericordia, con coerenza di stile e fermezza di dottrina, unica via per vivere un cristianesimo autentico.

  1. La Preghiera di Santa Faustina Kowalska

«Desidero trasformarmi interamente nella tua misericordia ed essere così un riflesso vivente di te, o Signore; il più grande degli attributi divini, la tua insondabile misericordia, passi attraverso la mia anima e il mio cuore al prossimo.

Aiutami, Signore, perché i miei occhi siano misericordiosi, perché non sospetti mai e non giudichi mai in base alle apparenze esteriori, ma scopra la bellezza nell’anima del mio prossimo e lo aiuti.

Aiutami, Signore, perché il mio orecchio sia misericordioso, affinché mi chini sui bisogni`del mio prossimo e non resti indifferente alle sue sofferenze e ai suoi lamenti.

Aiutami, Signore, perché la mia lingua sia misericordiosa, affinché non dica mai male del mio prossimo, ma abbia per ognuno una parola di consolazione e di perdono.

Aiutami, Signore, perché le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, affinché sappia fare del bene al mio prossimo e addossarmi i compiti più gravosi e più ingrati.

Aiutami, Signore, perché i miei piedi siano misericordiosi, perche mi affretti a soccorrere il mio prossimo, dominando la mia fatica e la mia stanchezza. Il mio vero riposo è rendere servizio al mio prossimo.

Aiutami, Signore, perché il mio cuore sia misericordioso, affinché senta tutte le sofferenze del mio prossimo. Non rifiuterò il mio cuore a nessuno. Frequenterò sinceramente anche coloro che, lo so, abuseranno della mia bontà e io mi rinchiuderò nel Cuore misericordiosissimo di Gesù. Tacerò le mie sofferenze. La tua misericordia riposi in me, o mio Signore. O mio Gesù, trasformami in te, perché tu puoi tutto. (F. Kowalska, Diario, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006, 168-170).