«PANE DI VITA»

Solennità del Corpus Domini. Chiesa del Santissimo Crocifisso – Noto
11-06-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

di quale pane abbiamo bisogno oggi, di cosa o di chi siamo alla ricerca, sentiamo la necessità di ricorrere a Qualcuno che riesca a dare significato e senso a questo nostro camminare sulla terra? Che riesca a riscaldare i nostri fragili cuori e illuminare le nostre menti? Anche noi «desideriamo ardentemente» stare con Lui riuscendo ad essere sinceri suoi commensali? Lo riconosciamo presente vivo e risorto nel Sacramento dell’Eucarestia? Sta tutto qui il mistero della nostra fede. Del nostro essere pellegrini. Siamo capaci di cercare e ricercare il Suo volto?

Il brano del Vangelo di questa domenica, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è tratto dalla predicazione che Gesù fece nella sinagoga di Cafarnao, è un testo fondamentale per comprendere il farsi umile di Dio, il Suo chinarsi maternamente sulla nostra vera fame e sete, il Suo lasciarsi crocifiggere …anche se siamo troppo sazi di noi stessi.

Il vangelo di oggi mira a suscitare un dialogo tra le attese, i progetti dell’uomo e la risposta di Cristo che purifica, perfeziona e porta a compimento i desideri più profondi del cuore. Tutti accorrono perché hanno visto dei segni e si sono saziati.

E Gesù si presenta come il Pane vivo disceso dal cielo «perché darà la sua carne per la vita del mondo». Siamo in un contesto chiaramente pasquale in cui il Cristo offre il suo corpo e il suo sangue «per la vita del mondo». Per la vita degli altri e non per la propria.

Se riuscissimo a comprendere questo mistero…dare la vita, lasciarsi crocifiggere, diventare strumento di carità, farsi pontefici di grazia e riconciliazione…molte cose cambierebbero attorno a noi. La Pasqua è l’apice della rivelazione di Dio e la redenzione del mondo trova compimento nell’affidarsi totale del Figlio di Dio al Padre. Nella morte!

Donando la sua carne, egli dona sé stesso per il mondo: la formula giovannea utilizzata è importante perché riecheggia l’espressione paolina e lucana dell’istituzione dell’Eucarestia (1Cor 11,23s; Lc 22,19) ma, mentre questi utilizzano il termine corpo, Giovanni insiste sul termine sarx-carne, per rimarcare il legame tra l’Eucarestia e l’Incarnazione. Attraverso l’esperienza sacramentale ed ecclesiale dell’Eucarestia l’incarnazione continua nel tempo per la vita del mondo; mangiando e bevendo il corpo e il sangue di Cristo noi accogliamo la sua stessa vita. Un legame molto forte tra la «tenda» di Dio posta a Betlemme e la «stanza al piano superiore» di Gerusalemme.

La folla si scandalizza, non capisce ciò che sta ascoltando in un crescendo d’incredulità: prima ha frainteso la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-14), poi non sono riusciti a riconoscere l’origine divina dell’opera di Cristo (Gv 6,41-42) ora non comprendono il significato del mangiare il «sangue» e la «carne» di Cristo.

Nutrendoci di Cristo viene donata a tutti «la vita eterna», una vita diversa da quella naturale, superiore non solo temporalmente ma soprattutto da un punto di vista qualitativo, perché è la vita dei risorti.

Attraverso l’Eucarestia si stabilisce una vera comunione tra il Cristo e i suoi seguaci (cfr. 1Cor 10,16) perchè permette a quest’ultimi di avere accesso alla vita stessa del Padre.

«Non è Cristo a trasformarsi in quelli che Lo mangiano, ma sono i fedeli che da Lui sono trasformati in Lui» (S. Agostino).

Quando riusciremo a comprendere meglio l’Eucarestia, quando capiremo che nell’Eucarestia viene proclamato nel silenzio lo scandalo di un Dio che in ginocchio ci sussurra di non aver paura! E noi manteniamo nel cuore ritrosie ed inibizioni, esitando ad abbandonarci all’amore di Dio…

Lui si dà, si offre a noi! E Dio si rallegra anche della pochezza del nostro amore. Ci riempie di Lui, rende la vita più bella: amare Cristo, obbedire a Lui, servirLo… è regnare!

ObbedirGli, fare la Sua santa volontà e andare per la via del Vangelo è la nostra massima felicità. E accolto con cuore semplice e umile possiamo esclamare: «siamo servi inutili, siamo servi senza diritto a pagamento, abbiamo fatto quanto dovevamo fare!»

Gesù annuncia che, per avere parte alla vita eterna, alla vita di Dio, per conoscere la salvezza, è necessario mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue.

Dio si è fatto uomo in Gesù affinché lo cercassimo e lo trovassimo, per quanto ci è possibile, nella condizione umana. Dio ha voluto condividere con noi la nostra umanità, la nostra stessa carne, perché noi potessimo realmente conoscere il suo amore, non come qualcosa da credere, ma come qualcosa da comprendere e sperimentare «attraverso» e «nella» nostra carne.

Gesù è questa carne che possiamo incontrare nella nostra carne, è questo corpo che possiamo incontrare nella nostra corporeità. Perché noi potessimo partecipare alla vita di Dio – «diventare Dio», come si esprimevano gli antichi padri della chiesa d’oriente – era necessario che Dio diventasse uomo e che carne e carne, corpo e corpo si incontrassero realmente. Entrando in noi, la carne e il sangue di Cristo ci trasformano, per partecipazione in carne e sangue di Cristo, producendo ciò che a noi è impossibile: diventare il Figlio di Dio in Cristo stesso, l’Unigenito amato dal Padre nello Spirito Santo.

Ecco allora la «pienezza del tempo»: occorreva una carne umana che raccontasse Dio, una carne umana che, amando la nostra umanità, ci narrasse l’amore di Dio, o meglio il “Dio” che “è amore” (1Gv 4,8.16).

Questa nostra carne, che dice la nostra debolezza, la nostra fragilità, la nostra morte…per poter incontrare Dio, proprio questa carne è stata assunta da Dio e non è un ostacolo alla comunione con Lui, ma anzi è il luogo ordinario dell’incontro con Dio.

Le parole eucaristiche di Gesù, in questo sesto capitolo di Giovanni, ci dicono che Incarnazione di Dio, Resurrezione della carne ed Eucaristia esprimono insieme il mistero della nostra salvezza. Nella nostra povera umanità, nel «corpo di miseria» (Fil 3,21) che noi siamo, proprio lì noi incontriamo Dio, perché in Gesù «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9).

Carne da mangiare e sangue da bere sono la condizione in cui Gesù si consegna a noi, in cui Dio si dà a noi, raggiungendoci là dove siamo, corpo nel Corpo e Corpo nel corpo!

In questa festa del Corpus Domini apriamoci alla verità di Cristo. Nella santa preghiera dell’adorazione del Santissimo Sacramento noi contempliamo Dio che è Pane, che è dono. Colui che è nato a Betlemme, casa del pane e che fu deposto in una mangiatoia, nel Suo sacrificio sulla croce si è reso accessibile e si è reso memoria per tutti noi in ogni Santa Eucarestia, attraverso la quale noi gioiamo per la presenza del nostro Dio che è tutto per noi: e per questo lo serviamo, per gratitudine, immensa gratitudine!

Voglio esprimere al Signore la mia personale gratitudine per i sacerdoti della nostra Chiesa netina. A quanti hanno consacrato la loro vita a Dio e si spendono ferialmente per il bene delle loro comunità nel silenzio della loro preghiera e del loro operato senza clamore o far rumore. Indegnamente ogni giorno saliamo i gradini dell’altare portando le nostre e le fragilità altrui bussando al cuore Misericordioso di Dio. Questa è la Chiesa di Cristo!

Voglio esprimere la mia gratitudine al Signore per la testimonianza orante delle monache benedettine, visitandine e carmelitane, per i religiosi e le religiose…grati per la vostra presenza e il vostro oblativo «sì» al Signore in ogni istante della vostra giornata.

Grato come Pastore di questa Chiesa ai fratelli e alle sorelle che soffrono nel corpo e nello spirito. Nella vostra sofferenza è Cristo che continua a parlare e a indicare la via della salvezza.

Permettetemi a conclusione, carissimi fratelli e sorelle, un pensiero ai nostri seminaristi, a quei sacerdoti della Diocesi che iniziano in questi giorni, spendendosi per amore e con sacrificio e nelle forme più originali e creative, le attività estive con e per i ragazzi e giovani: grest, campi scuola, campi vocazionali, pronti a partire per la prossima GMG di Lisbona! Il Signore vi ricompensi per il bene che seminate nel cuore di tanti piccoli fratelli e sorelle. Alle centinaia e centinaia di giovani animatori dico: non fermatevi, rendete belle le nostre comunità con la vostra gioia e spensieratezza, continuate a vivere e a sognare la vostra vita, non fatevi rubare i vostri sogni da nessuno, dico da nessuno! Come Chiesa abbiamo bisogno di voi…come pastore padre e fratello vi dico: ho bisogno di voi, della vostra gioia! E ai ragazzi dico…continuate a stupirci con la vostra gioia, il vostro sorriso…siete la più bella sorpresa di Dio. E insieme faremo, con i vostri sacerdoti e genitori, cose grandi! In questi giorni stiamo preparando il cammino pastorale dei prossimi anni: pregate tutti perché il Signore ci indichi le sue vie, perché ciascuno possa dare il proprio contributo nell’edificare comunità cristiane belle, trasparenti, affascinanti e coraggiosamente…credibili!