«LA CHIESA DI MARIA»

Omelia in occasione del Pellegrinaggio Mariano Diocesano Santuario Maria SS. Scala del Paradiso
31-05-2023

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1, 46-47). Con queste parole di esultanza, di gratitudine e di gioia, anche noi, oggi con Maria e come Maria vogliamo affidare al Cielo la nostra preghiera mentre come figli volgiamo lo sguardo al Signore della vita.

In questo luogo mariano, cuore della diocesi di Noto, rinnoviamo anche quest’anno, per la prima volta insieme a me, l’affidamento della nostra chiesa a colei che è Scala al Paradiso, a colei che dona al mondo il nostro Salvatore, Gesù che è salvezza, il nostro Redentore, Gesù che è redenzione, il nostro Dio, Gesù che è amore.

Carissimi fratelli e sorelle, che siete arrivati così numerosi da ogni città della diocesi, carissimi confratelli nel sacerdozio e nel diaconato, religiosi e religiose, cari seminaristi vi saluto col cuore colmo di gioia e di gratitudine per la vostra presenza e per avermi accolto nel vostro cuore e nelle vostre comunità con la stessa gioia con la quale Elisabetta accolse Maria nella sua casa.

Un saluto speciale ai nostri fratelli ammalati accompagnati dai volontari: a voi chiedo, qui ai piedi della Vergine, di pregare e offrire le vostre sofferenze per il mio ministero e, soprattutto, per le vocazioni alla vita sacerdotale. Tanti giovani aprano il loro cuore al Signore con un «sì» umile e totale. Grazie per la vostra presenza. Siete il vero tesoro della Chiesa!

La Vergine, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo, si mette in cammino verso la Giudea: questo viaggio è caratterizzato dalla fretta, segno della sollecitudine di Maria ad annunciare la venuta del Messia.

Con Maria inizia il viaggio dell’annuncio del vangelo a tutti. Senza distinzione alcuna. L’andare di Maria segnerà il cammino di Gesù per le strade della Galilea, della Samaria, della Giudea, di un viaggio che lo condurrà fino a Gerusalemme.

La fretta di Maria è la fretta di chi, avendo incontrato Cristo, si rende strumento di Dio e spende se stesso per l’opera di evangelizzazione.

Maria è l’immagine della Chiesa costituita per annunciare con sollecitudine e testimoniare con umiltà, disinteresse e beatitudine la presenza amorevole e misericordiosa di Dio nella storia, la presenza di Dio nel nostro cammino di chiesa che desidera lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.

In sintonia con il Santo Padre, Papa Francesco, che ho avuto la gioia di incontrare e ascoltare la settimana scorsa in occasione della Conferenza Episcopale italiana, desidero affidarvi delle consegne, in questo tempo sinodale, che ci aiutino ad avviare un serio e vero discernimento ecclesiale, che siano di incoraggiamento per le nostre comunità, che ci rendano determinati in un profondo cammino di conversione postorale, animato dalla misericordia e dalla comunione.

Queste le indicazioni che il Santo Padre ha offerto ai Vescovi italiani e ai referenti diocesani del Sinodo.

 «Continuiamo a camminare». Come Maria dobbiamo camminare con sollecitudine, non per diventare chiesa dispensatrice di semplici attività ma comunità che attivino processi di evangelizzazione segnati da relazioni fraterne e familiari che possano custodire viva e alimentare la fiamma della fede.

Non dobbiamo permettere che i nostri personali interessi e i formalismi di ogni tipo frenino o rallentino il desiderio di camminare nella storia in compagnia del Risorto che ci spinge ad essere creativi e ci incoraggia a evitare forme di pigrizia e di stallo. In modo forte l’apostolo Paolo nella prima lettura proclamata, la Lettera ai Romani, ribadisce «Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore» (Rm 12,11). Il fervore e lo zelo per la causa del vangelo sono fondamentali per mantenere il passo di una chiesa che cammina e accompagna gli uomini e le donne di questo tempo. Di ogni tempo!

 «Fare Chiesa insieme». Il Concilio Vaticano II, il Secondo Sinodo della Diocesi, e tra voi ci sono molti protagonisti, ci hanno ricordato che la chiesa siamo noi in quanto battezzati, siamo l’unico popolo di Dio che in virtù del battesimo diventa discepolo e missionario (cfr. Evangelii gaudium, 120). Maria è maestra di una chiesa che si fa sinodo.

Quando facciamo esperienza di fraternità ecclesiale, quando siamo riuniti in preghiera e in comunione tra di noi e con il Signore, come in questo luogo, in questa ora che apre al tramonto, immersi in uno spazio che racconta la bellezza della creazione, anche noi, come Maria e i discepoli del Signore, facciamo esperienza di Pentecoste e lo Spirito Santo colma la nostra anima di gioia come accadde ad Elisabetta.

Il Magnificat di Maria esprime una lode a Dio che ha agito nella storia del popolo di Israele portando la salvezza. Questa salvezza continua nella storia attraverso la Chiesa che diventa luogo e spazio dove ogni credente incontra il Signore Risorto. Dobbiamo far crescere e maturare una maggiore consapevolezza di chiesa “insieme” dove possiamo sperimentare che la corresponsabilità ci rende tutti protagonisti e partecipi della vita e della missione della chiesa.

La chiesa sinodale cammina insieme senza particolarismi che escludono l’altro, senza la pretesa di avanzare giudizi e senza vantare privilegi. La chiesa sinodale cammina alla scuola dell’unico Vangelo di Gesù nella luce dello Spirito, diventando casa per tutti, con la gioia della corresponsabilità.

 «Essere chiesa aperta». Le nostre responsabilità non devono nutrire «desideri di grandezza ma devono volgerci a ciò che è umile» (Rm 12,16). L’umiltà ha aperto il cuore di Maria alla chiamata di Dio, ha realizzato la promessa fatta ai padri, per Abramo e per la sua discendenza (cfr. Lc 1,55). Solo un atteggiamento di umile ascolto della Parola di Dio, di ascolto di chi non ha voce, di ascolto delle fatiche e delle gioie della nostra gente ci fa diventare chiesa aperta a tutti e prima di tutto aperta al dono dello Spirito.

Mi piace una chiesa che abbia le buone maniere e il garbo di Elisabetta che accoglie Maria con la benedizione e chiude con la beatitudine. Mi piace una chiesa aperta capace di dire il bene a tutti e collaborare alla trasformazione e alla conversione che è opera della grazia.

Dobbiamo allontanare il pericolo di essere autoreferenziali, di sentirci i primi e i migliori di tutti. Dobbiamo allontanare ogni ipocrisia come ci ricorda la Lettera ai Romani: «la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12, 9-10). Siamo chiamati a generare una vita gioiosa con creatività e umiltà, che porti il profumo della stima reciproca e della fraternità.

E facciamo nostra l’ammonizione di Papa Francesco: «Ma attenti a non spegnere i fuochi che lo Spirito accende nei cuori. Don Primo Mazzolari scriveva: “Che contrasto quando la nostra vita spegne la vita delle anime! A volte siamo soffocatori di vita. Invece di accendere l’eternità, spegniamo la vita”. Siamo inviati non per spegnere, ma per accendere i cuori dei nostri fratelli e sorelle, e per lasciarci rischiarare a nostra volta dai bagliori delle loro coscienze che cercano la verità». (Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro nazionale dei referenti diocesani del cammino sinodale italiano, Città del Vaticano, 25 maggio 2023). Con la fiamma della nostra fede riaccendiamo la vita delle anime a noi affidate.

 «Una chiesa inquieta nelle inquietudini del nostro tempo». Come Maria anche noi dobbiamo aprirci alla novità dello Spirito, aprirci all’imprevedibile. Maria accolse il progetto di Dio, un progetto imprevedibile, inspiegabile e per noi predicato impossibile. Facciamo nostre le inquietudini del nostro tempo perché nulla è estraneo a Dio di tutto ciò che l’uomo porta nel cuore. Dio conosce i nostri cuori! «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).

Anche noi, come i santi e i tanti testimoni della nostra chiesa locale, pensiamo al servo di Dio Nino Baglieri, abbiamo l’arduo e gioioso compito di portare la speranza, di accendere la vita e il cuore delle persone in mezzo alle tante contraddizioni di questo tempo.

Chiesa di Noto coltiva la fretta di Elisabetta senza lasciare nessuno indietro o in disparte. Tutti come Maria seguiamo Gesù ovunque, senza rimanere parcheggiati nelle aree di sosta delle nostre comodità o mediocrità.

La scala che conduce al paradiso, se da una parte ci ricorda che la vita cristiana è in salita, dall’altra parte ci assicura che, attraverso le occasioni di grazia, possiamo, un passo alla volta, raggiungere la meta.

A voi carissimi sacerdoti e diaconi, desidero ringraziarvi per la sollecitudine che avete nel vostro ministero, nella cura e nella premura verso le persone a voi affidate; per voi e per me voglio chiedere alla Vergine Maria il coraggio e la fedeltà nell’essere pastori secondo il cuore di Dio, senza paura e senza tiepidezza, per edificare questa nostra chiesa con la testimonianza della vita, per accendere di vita e di fede il cuore delle persone.

A voi tutti, santo popolo di Dio, in modo speciale ai giovani e agli ammalati, chiedo di pregare incessantemente perché insieme si possa vivere in comunione e armonia, illuminati dalla luce dello Spirito.

Sia la nostra chiesa di Noto, per intercessione di Maria, Scala del Paradiso, capace di testimoniare la bellezza e la gioia del Vangelo di Gesù, una chiesa capace di affascinare perché credibile, capace di attirare perché attratta dal Signore. Amen!