Saluto alle Autorità e alla cittadinanza

18-03-2023

Ringrazio di cuore le loro Eccellenze, i Signori Prefetti di Siracusa Dott.ssa Giuseppa Scaduto, di Ragusa Dott. Giuseppe Ranieri e di Caltanissetta Dott.ssa Chiara Armenia, il Signor Questore di Ragusa, la Dott.ssa Pinuccia Albertina Agnello, il Signor Questore di Siracusa, il Dott. Benedetto Sanna, il Principe Don Jaime di Borbone delle Due Sicilie e la Principessa Lady Charlotte, la Principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie, il Sindaco di Noto, Dott. Corrado Figura, per le parole cordiali di benvenuto che ha voluto indirizzarmi; un caro saluto ai Sindaci di Delia e Caltanissetta, Dott. Gianfilippo Bancheri e Dott. Roberto Gambino; il mio saluto al Signor Presidente della Regione Siciliana, On. Renato Schifani assente per importanti motivi istituzionali, a tutte le Autorità qui convenute e a ciascuno dei Sindaci e Amministratori dei Comuni della diocesi netina. Vi ringrazio della vostra gradita presenza che tanto mi onora.
Oggi, con la consacrazione episcopale che riceverò nella nostra amata Basilica-Cattedrale, inizierò il mio servizio pastorale in questa nobile e diletta Chiesa che vive a Noto.
Oggi prende vita per tutti noi, nello spirito dell’amicizia, del reciproco riconoscimento, nel rispetto delle nostre autonomie e identità, un rapporto di collaborazione solidale per la crescita e il bene del nostro amato popolo.
In questi tempi così difficili, dobbiamo riuscire a mettere insieme le nostre forze per dare segni concreti di vicinanza e di sostegno a tutta la collettività perché la speranza non sia qualcosa di utopico ma prospettiva concreta che si traduce quotidianamente in progetti dove al centro non ci siano gli interessi di pochi ma il bene di tutti. Il Val di Noto, splendore unico nella geografia della meravigliosa terra di Sicilia, luogo ammirato e stimato in ogni parte del mondo è marchio non solo di bellezza e natura, fede e tradizioni celebrate dalla letteratura, dal cinema, e dai diversi volti dell’arte, ma icona di vera laboriosità e di riscatto sociale.
Dentro le pagine della storia di questa nobile terra scorgiamo valori che possono indicare nuove vie per dare, soprattutto, un futuro alle giovani generazioni. La bellezza di cui si riveste la vita di questa terra non deve essere solamente contemplata come pagina di vita passata ma come segno di riscatto di un processo economico che metta al centro la vita e i sogni delle famiglie, soprattutto quelle che sono attraversate dalla crisi e da varie fragilità.
Nell’Udienza giubilare del 12 novembre 2016 Papa Francesco affermava: «l’inclusione si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare in base alle condizioni sociali, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione. Davanti a noi c’è solo una persona da amare come la ama Dio».
Oggi servono traduzioni educative, sociali, economiche, politiche e religiose, in grado di farci attraversare la stagione storica in cui le diverse sfere istituzionali della società, ignorando la cultura della misericordia, si ritorcono contro le fasce deboli che dovrebbero servire.
Chi si mette su questa via sperimenta con durezza il contrasto fra tempi diversi: da un lato il tempo storico segnato dalla negazione dell’amore, sconfitto da criteri di prepotenza, di avidità e di prevaricazione e dall’altro lato il tempo della grazia che segna la piena attuazione di un nuovo umanesimo che deve rifiorire tra le nostre case e le nostre strade.
Alla Chiesa di Noto, che da oggi avrò la grazia e l’onore di guidare nello spirito del servizio e ai responsabili della cosa pubblica ricordo che custodire vuol dire stare accanto all’altro con attenzione d’amore, rispettando e accompagnando il suo cammino, facendosene carico, coltivando la sua vita come bene assoluto. Custodire, dunque, è un atteggiamento che chiede una necessaria limitazione di sé, della propria forza, la limitazione del desiderio che spinge l’uomo a impossessarsi di un’altra vita per poter vivere.
In un periodo in cui i rapporti tra le persone vanno verso l’anonimato provocato dalla frammentazione sociale e dal relativismo etico e culturale, l’impegno per la promozione integrale della persona ricorda che la società rimane viva se si modella sulla personalizzazione dei rapporti, a cominciare dal binomio io-tu. Quando vengono a mancare rapporti di reciprocità, la relazione è disarmonica. Si acuiscono il disagio sociale, l’ostilità, la diffidenza e la società diventa anonima, senza volto e identità.
Rimettere al centro la persona, significa, ricondurre l’uomo a se stesso per ridare speranza, raccogliendo l’invito a cogliere nella società il bisogno di ritrovarsi, di comunicare e di costruire insieme.
Scriveva il nostro Giorgio La Pira: «ogni crisi prima di essere politica o economica è, diciamo così, metafisica e religiosa e concerne la destinazione ultima dell’uomo». Quindi mettere al centro il valore della persona significa riconoscere il suo volto, capire i suoi bisogni, vedere le sue ferite, favorire le sue aspirazioni e far rispettare i suoi doveri nei
confronti della collettività. Questo è il nostro obiettivo reale per il bene di tutti. Grazie!