«UN PANE CHE RIMANE PER SEMPRE»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Pachino
24-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci soddisfi, che dia un senso alla nostra vita e al nostro camminare su questa terra. Camminiamo alla ricerca di segni che possano riempire di significati veri la nostra povera e fragile esistenza. Come l’antica folla ci accontentiamo di mangiare il pane senza andare oltre, senza ricorrere a quel Pane che rimane per sempre, che dura per la vita eterna.

Con il brano evangelico appena proclamato ha inizio la spiegazione dell’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Subito dopo il miracolo, Gesù e le folle prendono le distanze: il Maestro considerava gli uomini già pronti a capire il mistero del Regno di Dio, la folla, invece, aveva un solo obiettivo: voleva soltanto proclamarlo re. La folla lo vedeva come uno che avrebbe sconfitto i governanti e avrebbe portato benefici e libertà.

I prodigi che Egli compie non mirano a procurare un successo o ad attirare le folle al Suo seguito, ma solo ed unicamente a generare in loro la fede nella Sua persona, come Figlio di Dio e inviato del Padre.

Il brano ci dice che la folla aveva notato qualcosa di strano: vi era una sola barca, quella dei discepoli e Gesù non si era ancora imbarcato. Ciò crea un disorientamento tra la gente.

La moltitudine va verso Cafarnao seguendo lo stesso itinerario dei discepoli. Ma la folla vuole rincorrere Gesù, ne va alla ricerca.

Quando la folla lo trova si rivolge a Lui chiamandolo “Rabbi”: ma sia la folla sia i discepoli non avevano ancora compreso il significato della Sua venuta, la sua fatica nel far scoprire il Suo vero Amore.

E qui inizia un dialogo in cui la folla e Gesù non si capiscono: la folla chiede il pane materiale per sé e Gesù li invita a farsi pane per altri. Invita anche noi a farci pane per gli altri, a spezzarsi nella ferialità della nostra esistenza donandoci agli altri. Gesù dice «voi mi cercate non perché avete visto dei segni» (Gv 6,26). Ed è proprio questo verbo, il donarsi, che è il «segno» di cui si parla: ricevere un dono e donarlo di conseguenza agli altri, ricevere il pane per poi distribuirlo agli altri.

Il Signore ci interpella sul perché cercarLo, su cosa ci dobbiamo attendere da Lui, qual è il modo corretto di stare con Lui, su cosa e perché credere. Chi è Lui per noi? Cosa ha da dire all’uomo di oggi?

La folla si è saziata senza donare agli altri quel pane, e Gesù scoprendolo dice «datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna» (Gv 6,27). Gesù spiega che non basta trovare una soluzione alle necessità materiali, ma che è necessario guardare oltre la condizione terrena.

Propone, quindi, due tipi di pane che producono due generi di vita differenti, quella che passa e quella che rimane, quella terrena e quella eterna, la nostra vita biologica, che deve essere nutrita con la materialità e quella interiore, dell’anima che per crescere deve nutrirsi di Lui per nutrire gli altri. Allora Gesù ci esorta: «datevi da fare perchè questo è il cibo che vi dà il Figlio e su di lui il Padre ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27). Lui ci dà la certezza assoluta, Lui ha il sigillo di garanzia di Dio e noi lo sappiamo grazie alla Sua Parola.

Ed ecco che Gesù sorprende di nuovo tutti, la folla infatti chiede «cosa dobbiamo fare?» (Gv 6,28). E Gesù risponde: «Questa è l’opera di Dio» (Gv 6,29).

Con Gesù il rapporto con Dio non si basa più sull’osservanza esteriore e superficiale della legge mosaica, ma sull’amore, quel comandamento che porta a compimento la Torah. Ed è su questo che Gesù risponde: «che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29).

Quante volte anche noi dobbiamo ammettere di cercare Dio perché abbiamo paura della vita, perché non capiamo, perché speriamo che Egli ci possa aiutare e sostenere nel nostro cammino. Con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci il messaggio di Gesù è chiaro: davanti alla fame degli uomini il discepolo è chiamato a mettere in gioco tutto quello che ha, anche se poco.

Gesù è profondamente amareggiato e alla folla che lo ha raggiunto, con verità dice ciò che pensa: lo stanno cercando perché ha dato loro da mangiare! Chiediamoci se la nostra fede, a volte, non assomiglia alla loro e cerchiamo il Risorto perché Lui riesce a saziare la nostra fame di felicità.

Perché cerchiamo Gesù? Che cosa vogliamo da Lui? O forse: perché non lo si cerca più? Quasi ci siamo dimenticati di Dio!

A volte ci rivolgiamo a Lui solo perché le cose non vanno bene e magari vorremmo che le sistemasse a modo nostro. Ma se ci fermassimo un attimo a comprendere, chi è Gesù, cosa è per noi, allora i mille altri interrogativi avrebbero una sola risposta: Gesù è Colui che ci cambia la vita! Non importa quanto dovremo soffrire, lui ha sofferto per noi.

La Sua Parola è pane di vita, un pane che non ci darà beni terreni, ma spirituali, beni che ci serviranno per saziare la nostra anima. Non ci promette una vita facile, ma ci renderà più facile ogni cosa. Vivere l’esperienza della fede, significa, lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la propria esistenza non sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la Sua Parola e il Suo Corpo.

Il cibo che non perisce e dura per la vita eterna è essenzialmente la grazia di Dio, la consapevolezza di essere amati da Lui e noi di essere capaci di amarLo e di amare in Lui il nostro prossimo. Tutto ciò scaturisce dalla fede in Cristo, Figlio di Dio, e nel cibo di vita eterna che Egli ci ha garantito nella sua Eucaristia. Lì troviamo il vero nutrimento che non perisce.

Aprirò la porta del mio cuore,
ogni giorno, o Signore,
perché il Tuo Volto mi colma di Gioia.
Dammi il Pane della Festa!

Aprirò la porta del mio cuore,
ogni giorno, o Signore,
perché la Tua Luce mi colma di Santità.

Dammi il Pane della Grazia!

Aprirò la porta del mio cuore,
ogni giorno, o Signore,
perché la Tua Pace mi colma di Eternità.

Dammi il Pane del Cielo!

Fa’ o Signore che io non abbia mai
ad allontanarmi da Te.
Sii mio Compagno Risorto per sempre.
Ho aperto la mia porta, o Signore! Amen!