«CINQUE PANI E DUE PESCI»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Rosolini
21-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle,

Gesù è il pane di vita eterna, il pane vivo disceso dal Cielo, il pane offerto a chi Lo riconosce Signore e Dio. Questo è il mistero che celebriamo in ogni Eucarestia. In ogni altare del mondo!

Il Vangelo di oggi ci presenta uno degli eventi più noti della vita di Gesù: la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Un miracolo che è rimasto impresso con grande forza nella memoria e nel cuore dei discepoli e delle folle. Esso, infatti, viene riportato in tutti i Vangeli.

Di fronte alla moltitudine che lo segue per il Suo insegnamento e per le guarigioni che compie, affascinati dalla Sua Persona, Gesù alza lo sguardo, è attento alla loro fame materiale e spirituale.

La compassione e l’attenzione che Egli pone su quella gente, ci rivelano la premura generosa di Dio. L’evangelista Giovanni, in apertura del brano che abbiamo ascoltato, dice che la folla seguiva il Maestro perché vedeva i segni che Lui faceva sugli ammalati.

Forse la motivazione con cui cercavano Gesù non era del tutto libera, perché dovuta a bisogni da soddisfare, ma non per questo il Maestro si tira indietro dall’andare incontro alle loro necessità con amore e premura. Forse tante volte anche noi ci avviciniamo al Signore per le nostre necessità, solo nel momento del bisogno, invece di cercarLo costantemente e di coltivare un’amicizia stabile e duratura con Lui. Nonostante ciò, anche il modo interessato di accostarsi a Lui, può diventare l’occasione di un incontro che ci trasforma, che può cambiare radicalmente la nostra vita e la vita degli altri.

Era vicina la Pasqua. Sta per compiersi la vera liberazione dall’antica schiavitù, quella del peccato. Un accadimento di salvezza! Gesù sta per consegnarsi nelle mani degli uomini perchè si attui il mistero pasquale. Con l’offerta della Sua vita, il segno del Pane troverà il suo contenuto più vero: Gesù non dona qualcosa di sé, ma dona sé stesso. Si offre per amore. Solo per amore. Senza secondi fini. Perché l’amore va sempre oltre. L’amore non si ferma mai…

Guardando la folla, Gesù coinvolge i discepoli: vuole che Filippo, il suo discepolo, avverta proprio come Lui la compassione per quella gente. Lo sguardo di Filippo, però, è troppo terreno: non riesce ad andare oltre, si sofferma sui numeri, sui calcoli e sulle possibilità di intervento. Quello che hanno non sarà mai razionalmente sufficiente per sfamare l’intera folla. Andrea, notando cinque pani e due pesci nelle mani di un ragazzo della folla, ne sottolinea immediatamente la pochezza: non può bastare per tutti.

«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6,9). Ancora domande, dubbi: «che cos’è?». Queste sono le nostre preoccupazioni. A Dio basta poco, anche il nostro niente e da ciò che possediamo Dio compie meraviglie. Così deve essere per la nostra fede. Diamo al Signore quello che abbiamo, e Lui farà il resto. Lui non si lascia mai vincere in generosità.

Gesù invita la folla a sedere, come un Maestro che insegna ai suoi discepoli. Ora il Buon Pastore nutre il suo popolo. Proprio su quel prato verde, Gesù nutre in abbondanza i cinquemila presenti, prendendo i pani e i pesci e dandoli a tutti, quanto ne volessero.

Interviene ordinando che la folla sia fatta sedere per mangiare; ordina qualcosa che sembra impossibile e poi spezza Egli stesso il cibo, che basta per tutti. Ecco il miracolo: nelle sue mani il poco diventa molto, il pane spezzato diventa abbondante. I cinque pani e i due pesci, divisi, crescono sempre, a dismisura.

In questo racconto può essere letto il miracolo della vocazione dell’uomo: Gesù, nei segni della vita, ci ordina qualcosa che sembra impossibile per i nostri mezzi mediocri.

La ricchezza della nostra vita è possibile solo se il nostro poco accetta di passare nelle Sue mani. Il Suo donare e il Suo donarsi non solo soddisfano la fame materiale e spirituale dell’umanità, ma sono così abbondanti da sovrastare di gran lunga queste necessità: è questo il significato delle ceste avanzate. Il Signore non solo viene incontro ai bisogni dell’umanità, ma dà sempre molto di più di quanto possiamo desiderare e sperare. La grazia di Dio, la sua Parola e la sua Eucaristia sono come una fonte inesauribile che pur nutrendo con abbondanza l’umanità, rimane fresca e arricchente per tutti.

«Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi» (Mt 11,28). La folla e Gesù. L’uomo e Dio. Per questo il Verbo si è fatto carne e Dio ha posto la sua Tenda in mezzo a noi. Per dare all’uomo la certezza della speranza, per fasciare le piaghe dei desolati e dei derelitti.

Quanto detto da Gesù nella sinagoga di Nazareth risuona oggi per la nostra Chiesa, per le nostre comunità. Siamo segno della Sua Presenza amorevole e paterna. «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18-19).

«Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza». Questo si legge nel Prefazio Comune VIII del Messale Romano.

Siamo chiamati ad aprire il cuore alle più disparate periferie esistenziali che la nostra società ha creato in maniera dinamica e drammatica. Quante ferite scorgiamo in tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza di tanti. Drammi all’ombra della miseria e dell’odio, attentati alla dignità umana, alla libertà, ai diritti fondamentali. La Chiesa è chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, a fasciarle con la misericordia e a curarle con spirito di solidarietà e attenzione evangelica.

Per donarsi come offerta gradita al Padre e consumarsi nella perenne oblazione di Sé. Fino alla Croce. Si è dato a noi come vero cibo, come nutrimento. Il Pane vivo disceso dal Cielo è la vita del mondo, è il senso del nostro stare sulla terra da fedeli discepoli che desiderano sedere al Banchetto Celeste…e  per questo non distolgono lo sguardo dal Vangelo del Figlio: il Pane della Parola!

 «Ecco il pane degli angeli, il pane dei pellegrini». Farmaco dell’immortalità.