«Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Salmo 115, 3-4). Con le parole del Salmista desidero affidare il nostro caro don Umberto alla Misericordia del Signore Risorto che lui ha custodito e amato nella sua vita di uomo, di cristiano e di sacerdote.
Carissimi fratelli e sorelle, mi rivolgo in particolar modo ai familiari, al fratello Gino, ai nipoti Salvatore e Ines, a voi carissimi sacerdoti e a tutti coloro che siete stati con don Umberto, in questi 60 anni di sacerdozio: eleviamo un ringraziamento corale al Signore per il dono che è stato nella chiesa di Noto e per la sua profonda passione per il Vangelo.
Anche io, ho avuto modo negli anni passati, condividendo la stessa responsabilità di Direttore Diocesano dell’Ufficio Catechistico, di conoscere e apprezzare le qualità di un sacerdote attento ai segni dei tempi, impegnato, nel cammino postconciliare della Chiesa, a tradurre il messaggio cristiano con un linguaggio comprensibile a tutti. E, infine, mi ha accolto in diocesi con tanta gioia e affetto che rimangono indelebili nel mio cuore di Pastore. Mi piace ricordare don Umberto come un uomo in ascolto della Parola, ai piedi di Gesù Maestro, via, verità e vita. La Parola, infatti, lega in modo inscindibile la nostra vita al Dio della vita e dell’amore. Noi siamo ascoltatori di una Parola che ci convoca e interpella continuamente la nostra vita. Per tanti anni, don Umberto, ha spezzato la Parola con sapienza e realismo attualizzandola nel contesto odierno, sia nelle celebrazioni liturgiche come anche nei vari programmi televisivi e radiofonici.
Come Mosè anche noi siamo chiamati a stare dinanzi al Mistero di Dio, a trasformare la nostra vita in un roveto ardente che assicura e mostra la presenza del Signore. Come Mosè ogni sacerdote è chiamato per nome e inviato ad accompagnare il popolo a Dio verso la Terra Promessa. Come Mosè, don Umberto ha preso per mano il «suo» popolo con amore, lo ha spronato a vivere la vita come spazio sacro di incontro con Dio e con i fratelli. Da pastore ha guidato le comunità, dove ha svolto il suo ministero, aiutando a crescere in modo libero e intelligente, con la chiarezza e la parresia che hanno contraddistinto il suo carattere.
Il Verbo di Dio si fa carne e la Parola di Dio deve sostenere i passi di uomini e donne che sperimentano la fatica e le soste del proprio pellegrinaggio. Don Umberto è stato un uomo in cammino, riuscendo a condividere le fatiche e le gioie, le sofferenze e le speranze di tanti fratelli e sorelle che ha incontrato nella sua giornata terrena.
I volti incrociati nella vita feriale sono stati accolti dal suo amabile sorriso e dalla facilità con cui metteva le persone al proprio agio ascoltandole e comprendendole. Ha annunciato la Parola con il fascino e la passione di chi ha voluto trasmettere un tesoro prezioso con la consapevolezza di essere vaso di creta, fragile ma fiducioso nella grazia di Dio.
La morte provoca un distacco emotivo e reale molto forte, ferisce i legami, sfigura l’immagine del nostro corpo, ci priva dei nostri cari. Quando si perde una guida autorevole ci si sente smarriti, disorientati
Ma la fede è capace di trasfigurare ogni ombra di morte in aurora di vita. L’esperienza del Tabor prefigura la nostra destinazione, la vita eterna in compagnia del Signore. L’icona della trasfigurazione ha illuminato il suo cammino sacerdotale. Siamo amati dal Signore e siamo chiamati a vivere la vita per compiacere a Dio e ascoltarlo con cuore libero e sincero. Un sacerdote in vita deve essere segno visibile di una vita trasfigurata dall’amore per i fratelli, dalla passione per l’annuncio del Vangelo, dal desiderio di rendere la chiesa sempre più vicina a tutti. Come tenera madre che accoglie e che perdona!
I tratti del suo sacerdozio sono stati illuminati dai testi conciliari di Dei Verbum, Lumen Gentium e Gaudium et spes.
Don Umberto ha amato e servito la Chiesa, la nostra Chiesa locale, la sua e nostra cara diocesi di Noto, la sua città di Modica, tanto amata. La sua presenza sacerdotale è stata sempre uno stimolo per tutti a crescere in modo critico nella ricerca del bene comune e della verità. La sua missione di pubblicista giornalista e la sua passione per la comunicazione sociale hanno fatto emergere la vocazione di evangelizzatore capace di saper leggere i cambiamenti dei tempi con spirito evangelico e chiara lungimiranza.
L’amore per lo scoutismo – il gruppo Agesci Modica 1 nasce dal suo cuore – ha segnato la traccia educativa della sua intera vita sacerdotale come guida di tante generazioni di giovani. L’estote parati lo ha incarnato nella sua vita con fiducia filiale. Fino alla fine.
Quando la mente e il cuore cercano di mettere a fuoco il tempo passato, si corre sempre il rischio di “contare” gli anni in maniera frettolosa e dimenticare qualcosa che potrebbe sembrare banale o infantile ma non lo è assolutamente.
Per noi che abbiamo abbracciato il ministero sacerdotale, o meglio, siamo stati scelti da Lui per una missione straordinaria, ricordare anche le più piccole cose ci rende pieni di gioia, ci dà la forza per andare avanti e così Don Umberto ha conservato il “memoriale” di una stagione importante della sua vita: la strada fatta con il Modica 1.
Foto, forcole, fazzolettone, carta di Clan, lettere, fuochi di bivacco, sono stati preziosi segni di molte “partenze” e tanto altro ancora…tutto custodito dal vostro Baloo con molta cura. Per lui sono stati anni indimenticabili, momenti di grande passione educativa, dove anche il ritrovarsi per pochi minuti aveva il gusto della sana amicizia che dura per tutta la vita.
Un pezzo della sua strada, del suo essere sacerdote, del suo essere così e non in un altro modo. E lui ci ha messo il cuore…anche e soprattutto nell’attendere sotto il sole o la pioggia…i passi degli altri.
La sofferenza di questi ultimi tempi ha purificato il suo cuore preparandolo all’incontro definitivo con il Signore. Preghiamo perché l’Onnipotente si mostri Padre di Misericordia e non tenga conto delle sue fragilità e dei suoi peccati. E anche noi un giorno, come scrive l’Apostolo Paolo, ci presenteremo dinanzi al tribunale di Dio.
Ora il nostro confratello Umberto vive l’esperienza della Trasfigurazione. Carissimi sacerdoti chiediamo a lui di intercedere presso il Padre perché il nostro presbiterio possa essere segno di comunione e di amore, perché la nostra chiesa di Noto possa camminare in modo sinodale, perché la nostra vita sia segnata dal Vangelo e dalla fraternità costruita attorno a relazioni autentiche.
Tutti noi che piangiamo la perdita di don Umberto siamo fiduciosi che lui continuerà dal Cielo a custodire la nostra vita e a sostenere i nostri passi, certi che tutto ciò che in questa vita è legato dall’Amore di Dio rimane per sempre perché «l’amore è più forte della morte».
A Cristo Risorto, Signore della vita, nostro Salvatore e alla Vergine Maria, Mediatrice delle Grazie affidiamo la sua anima ed eleviamo l’inno di ringraziamento per il dono che è stato per tutti noi e con il salmista anche noi preghiamo «agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 6). Amen!