Siamo sempre in cerca di felicità, ogni nostro palpito di vita sembra destinato a cercarla e ricercarla e tutto nella nostra giornata sembra proiettarci a individuarla. E se nella società dei consumi viviamo nell’appannaggio di trovarla in prodotti che consumati vanno poi cambiati, nel nostro cuore di uomo e di donna è scritto che è dentro le relazioni che abbiamo imparato a far durare nel tempo che possiamo trovarla. Perché una passeggiata e un abbraccio sanno lasciare una sensazione di benessere, un caffè con gli amici, una serata di convivialità offrono opportunità di confronto e di crescita umana e spirituale che ci procurano letizia. In famiglia, poi, le occasioni si moltiplicano. Sono un ricordo indelebile, per noi, i primi momenti della nostra relazione: Il piacere di un incontro, l’amicizia, l’attrazione, quella grande promessa di felicità che ci spingeva ad una conoscenza sempre più grande. E poi il cinema, la pizza, le amicizie vissute insieme, che offrivano continue opportunità di crescita alla nostra relazione. E ancora, le nostre famiglie con le loro gioie, i loro lutti, il dono di un amore grande che avevano fatto a ognuno di noi e che ci aveva resi quello che eravamo. E poi quel “SI” all’altare, l’accoglienza di quel dono che ci veniva offerto, l’incognita del “per sempre” che offriva una grande certezza, una grande promessa di felicità. Una felicità che abbiamo vissuto nella letizia del nostro incontro, nella sospensione del figlio che non arriva e, nonostante ciò, la caparbietà di voler vivere dentro l’ordine della natura senza scendere a compromessi; felicità trovata nelle ingerenze delle famiglie d’origine, nella malattia, nel lutto, nell’infinita gioia per l’arrivo dei figli. Giocare con loro, educarli, confrontarci per amarli meglio, per sostenere la loro crescita; dire quei “no” tanto faticosi ma inevitabili, non abbassare il livello di attenzione. Essere per loro quella base che li sostiene perché possano spiccare il volo. E poi, ancora le famiglie d’origine con i bisogni dell’età che avanza. Senza sottovalutare la nostra relazione che cresce con il nostro stare nel mondo e grazie ad esso ci rende capaci di un amore sempre più grande. Tutto in questa nostra vita, come in quella di molte famiglie, parla di dono. Di un Dono – la nostra vita – ricevuto per amore, un amore destinato a essere ricambiato e che ogni giorno proviamo a riversare nelle persone che ci passano accanto e che ci parlano di un Dio che si è fatto carne e abita in noi, in mezzo a noi. Solo in questa dimensione, in questa legge di natura che è scritta in ogni cellula del nostro corpo, in ogni nostra fibra di uomo e di donna, che ogni giorno scopriamo e riscopriamo la grandezza della nostra sessualità vissuta per amore. Una sessualità che parla con differenti gesti, maschili e femminili, che nell’amore trovano la loro armonia, la loro completezza, una possibilità di reciprocità destinata a rimanere feconda oltre il tempo della fertilità. E nel dono, quando il tempo passa e il corpo inizia a sfiorire, quando le pulsioni sembrano aver perso il loro vigore, anche l’unione dei corpi rimane un’avventura meravigliosa, che parla con la sapienza dell’esperienza e che rimane ancora fonte di felicità. Allora ci sembra di poter far nostra la frase “Il dono è il grande fabbricante della felicità” (C. Risé), perché nel dono, dato e ricevuto, abbiamo trovato la chiave della gioia.
Vito e Rosmarì Di Leo