Famiglia, comunità salvante

Oggi la Chiesa può vivere la sua missione evangelizzatrice nel mondo se sa porsi in atteggiamento non di chiusura ma di ascolto, di attenzione e di accoglienza dell’altro, chiunque egli sia. Ogni uomo porta in sé Dio, ogni uomo ha dentro di sé un anelito di speranza insieme ad un forte desiderio di superamento della sua incompiutezza. La famiglia non è una dottrina astratta e senza vita; essa affronta le sfide del tempo e della storia da contemplativa della tenerezza e della misericordia di Dio, di cui è sacramento.

Tantissime famiglie entrano ogni giorno nel quotidiano accudendo gli anziani o i malati che hanno al loro interno, affrontando il compito della educazione dei figli, temendo di non poter sbarcare il lunario con le stentate risorse economiche che a volte si ritrovano, piangendo un figlio morto prematuramente, cercando di avere paziente cura della loro relazione… Nel vissuto semplice, fatto anche di cadute, scorgono il passaggio di Dio che manifesta la sua fedeltà e, senza che neppure riescano a concettualizzare, realizzano la loro vocazione alla santità, “la santità della porta accanto” di cui parla Papa Francesco nella Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate (7).

I santi sono la testimonianza della fedeltà di Dio e, a partire dal Suo sguardo sull’uomo che è sempre intriso di amore incondizionato, anche noi siamo chiamati a guardare la storia, la società, la Chiesa, la famiglia, gli uomini e le donne del nostro tempo da una visuale altra. “Il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano” (AL 70). San Giovanni Paolo II riconosce alla coppia cristiana un ruolo fondamentale nell’evangelizzazione, chiamata non solo ad essere comunità salvata ma anche comunità salvante (FC 49), “piccola Chiesa” che schiude le porte della propria casa e del proprio cuore per far sperimentare a tanti fratelli la presenza di Gesù, a partire dall’ordinario della propria vita di coppia e famiglia. Riscoprire il Matrimonio come sacramento per la missione consente alla famiglia di riscoprire non solo la sua identità, ciò che essa «è», ma anche la sua missione, ciò che essa può e deve «fare» (FC 17).

Non guardiamo i fatti solo con la scienza dello studioso dei fenomeni sociali o di coloro che dall’alto della loro presunzione e arroganza giudicano e condannano, ma immergendoci in Colui che “accompagna sempre il cammino umano, guarisce e trasforma il cuore indurito con la sua grazia, orientandolo verso il suo principio, attraverso la via della croce” (AL 62). Ritornare al principio significa anche sostare silenti davanti alla Santa Famiglia di Nazaret che ha saputo scorgere e donare luce senza fuggire dal buio, diradando le tenebre con il coraggio di chi sa di non attraversare una storia anonima, vuota e in solitudine.

La famiglia che segue Gesù dinanzi al male non tira i remi in barca, non passa all’assalto, non si arrende lasciandosi risucchiare da esso, ma si porta a Colui che “è il più bello dei figli dell’uomo” (Sal 110); si nutre di ciò che è “più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario” (EG 35). La famiglia cristiana non è chiamata principalmente ad imporre un modo di essere (AL 36), la sua vocazione si esplicita nell’essere luce, sale e lievito nel silenzio assordante di una testimonianza d’amore che manifesta il progetto di Dio sulla famiglia. “Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cfr Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cfr Ef 5,21-32), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore” (AL 63).

Gli sposi vivono giorno per giorno il “mistero grande” (Ef 5,32) nella normalità della loro esistenza quotidiana e dunque anche nell’esercizio amoroso e pieno della sessualità. Li accompagna la presenza dello Spirito Santo, che porta a compimento l’opera del Padre e del Figlio: “L’unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi via di crescita nella vita della grazia. È il «mistero nuziale». Il valore dell’unione dei corpi è espresso nelle parole del consenso, dove i coniugi si sono accolti e si sono donati reciprocamente per condividere tutta la vita” (AL 74).

Nel nostro documento c’è una valutazione molto positiva del significato sponsale del corpo e quindi della sua dimensione erotica, in coerenza con tutto il Magistero post conciliare.

Appropriato ci sembra il richiamo alle catechesi di San Giovanni Paolo II sulla teologia del corpo umano, degli anni ‘80: “Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature … San Giovanni Paolo II ha insegnato che la corporeità sessuata «è non soltanto sorgente di fecondità e di procreazione», ma possiede «la capacità di esprimere l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono». L’erotismo più sano, sebbene sia unito a una ricerca di piacere, presuppone lo stupore, e perciò può umanizzare gli impulsi” (AL 150-151).

“Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la Sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana …” (AL 73).

Per Papa Francesco è fondamentale volgere lo sguardo a Gesù per comprendere la vocazione della famiglia: “Il matrimonio naturale … si comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale: solo fissando lo sguardo su Cristo si conosce fino in fondo la verità sui rapporti umani” (AL 77). In Lui (ecco la missione della famiglia!) l’alleanza degli sposi diventa segno e strumento dell’amore di Dio per l’Umanità e dell’amore di Cristo Sposo per la Chiesa sua sposa: “Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cfr. Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cfr. Ef 5,21-32), … L’alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per testimoniare l’amore di Dio e vivere la vita di comunione” (AL 63). Il sacramento del matrimonio, pertanto, non è secondario rispetto a quello dell’ordine, ha una sua grazia di stato che permette agli sposi di profumare con la loro esistenza il mondo di Cristo. Nella vita dei coniugi cristiani, “Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri” (AL 73).

don Luigi Vizzini