La difficoltà di educare alla fede

Fin da quando ci siamo conosciuti abbiamo sempre pensato che la nostra futura famiglia dovesse essere basata sulla presenza viva e tangibile del Signore Gesù.

Nel corso del nostro fidanzamento ci ritrovavamo spesso a pregare insieme per capire il progetto di Dio su di noi e sempre abbiamo sentito nel cuore che il Signore ci avrebbe donato tanti figli e che sarebbero stati educati alla luce della sua Parola. Ed infatti il Signore ha mantenuto le sue promesse donandoci, in questi diciannove anni di matrimonio, sei meravigliosi ragazzi.

Fin dalla nascita della primogenita abbiamo preso l’abitudine come genitori di segnare la fronte dei figli con un piccolo segno della croce prima di mandarli a letto, pronunciando la benedizione riportata sul libro dei Numeri:

“Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”.

Questa abitudine di benedirli prima di dormire è stata poi richiesta dai ragazzi stessi che sentono ancora oggi, che sono più grandi, il bisogno di essere benedetti da noi genitori prima di affrontare momenti particolari sia a scuola per esami da fare o interrogazioni, sia in altre situazioni importanti della loro vita.

La Parola di Dio, insieme ad una bella statua della cara nostra Mamma, è messa in casa in un angolo bene in evidenza dove ci riuniamo a pregare o dove ci soffermiamo un attimo prima di uscire per affrontare tutta la giornata. Pregare insieme con i figli è più semplice con i piccolini rispetto ai ragazzi più grandi. Infatti i piccoli più facilmente riescono ad aprirsi all’azione dello Spirito Santo e ci meravigliamo ancora oggi quando il più piccolo chiede di recitare assieme a noi il Rosario.

Nel corso degli anni abbiamo constatato che risulta più difficile trasmettere i contenuti della fede man mano che i ragazzi crescono perché tante sono le distrazioni che portano i figli a vivere il dono della fede in maniera superficiale. Per esempio, l’eccessivo uso di smartphone o tablet, limitando le possibilità di dialogo in famiglia, porta i ragazzi ad altri interessi che molte volte tendono ad isolarli.

Come famiglia ancora riusciamo ad andare a messa tutti insieme la domenica mattina e crediamo che, nei tempi attuali in cui si nota un generale calo di fede della società, questo sia indicativo del fatto che ciò che abbiamo seminato e continuiamo a seminare nei figli ancora dà il suo frutto.

E’ importante trasmettere la fede ai figli ed è qualcosa che un genitore non può demandare alla parrocchia o alla scuola. I primi educatori siamo noi stessi genitori perché i figli guardano al nostro esempio di fede e al nostro amore per imparare a vivere la vita da veri figli di Dio.

Margaret e Salvatore Castrovinci