Il vescovo Rumeo: le Gmg? Passione della Chiesa per i giovani

Il “chiasso” dei giovani di tutto il mondo arriva in Portogallo per la Gmg di Lisbona quasi quarant’anni dopo quel 1984 in cui più di 300mila ragazzi accolsero l’invito di Giovanni Paolo II di ritrovarsi a Roma, in Piazza San Pietro, per la domenica delle Palme, per celebrare il Giubileo internazionale della Gioventù. Poi arrivarono le Gmg, da Buenos Aires all’ultima del 2019, a Panama. Monsignor Salvatore Rumeo, vescovo di Noto, le ha seguite quasi tutte. Don Salvatore, come lo chiamano nella diocesi siciliana, conserva tutti i numeri di Avvenire e dell’Osservatore Romano che riguardano le GMG. Materiale utile per la sua tesi di laurea, poi pubblicata nel volume Giovanni Paolo II e i Giovani insieme. Un incontro che non dimenticheremo mai… 

Monsignor Rumeo com’è nata l’idea di scrivere una tesi su Giovanni Paolo II e i giovani delle Gmg?

Dagli anni 90 in poi siamo stati affascinanti dall’esempio e dalla forza travolgente di Giovanni Paolo II. Abbiamo vissuto un’esperienza davvero straordinaria. La Chiesa camminava a vele spiegate verso la celebrazione del Grande Giubileo e la pastorale giovanile in Italia iniziava a scrivere pagine meravigliose di vita giovane. Raduni, incontri, veglie, celebrazioni, convegni nazionali e diocesani. Da giovane sacerdote della Diocesi di Caltanissetta sono stato direttore della Pastorale giovanile dal 1995 al 2007: ho letteralmente seguito, come del resto in tanti, le orme di un Pontefice che si poneva in maniera “originale” e “creativa” nei confronti dei giovani. Trascinato dalle nuove generazioni riusciva a entrare nel cuore di tutti portando il Vangelo e l’amore per Cristo. Mi sono chiesto nel corso degli studi accademici: perché non fare tesoro di questa grande esperienza per capirne le motivazioni, il cuore, la storia e tracciare linee per il futuro. Sogno condiviso, poi, con don Riccardo Tonelli e con don Domenico Sigalini che mi incoraggiarono a proseguire nella “follia”.

Secondo lei quali dinamiche riesce a innescare l’esperienza delle Gmg così da cambiare la vita di tanti giovani e a incidere su intere generazioni? 

Giovanni Paolo II confidava a Vittorio Messori: nessuno ha inventato le giornate mondiali della gioventù. È proprio vero. Nella articolata e complessa ma feriale storia delle Gmg c’è qualcosa di indicibile che appartiene all’opera dello Spirito Santo…il vangelo riesce ancora oggi a entrare nella vita di tanti giovani che, nelle celebrazioni delle Gmg, vengono confermati nella fede o che, lì per caso, riscoprono la gioia di seguire il Signore. Le Gmg sono uno spaccato della passione della Chiesa per le nuove generazioni e la condivisione di un ideale da parte di giovani appartenenti a nazioni e culture diverse ti fa comprendere che la fede riguarda tutti, senza esclusioni o particolarità. È possibile camminare insieme e nella preghiera capire che il Signore ti chiama a qualcosa di grande, a lasciare tutto. Ho visto giovani lasciare storie passate per intraprendere la via della “parte migliore” e donarsi totalmente a Lui.

Lei ha incontrato centinaia di giovani, non solo alle Gmg, ma anche nell’ambito della pastorale ordinaria, quali sono le ricadute immediate e nel lungo periodo delle Gmg?

Credo che nel ministero sacerdotale i giovani occupino un posto speciale. Sei presente nella loro vita ma è pur vero che sono loro ad arricchirti con l’entusiasmo tipico dei giovani o a metterti in crisi perché non riesci a sintonizzarti con i loro silenzi o inquietudini. Le Gmg hanno detto molto sui giovani e hanno ancora molto da dire. Dobbiamo tornare a camminare con i giovani. La Pastorale Giovanile nel mondo deve gratitudine alle Gmg perché molte strutture nate per l’organizzazione dell’evento sono poi rimaste come vie per la riflessione e la proposta di una pastorale ordinaria. Ho visto tanti, ritornando dalle Gmg, spendersi nelle comunità di appartenenza per i giovani riuscendo a sconfiggere “scetticismi” e “luoghi comuni”. La GMG non è mai stata contro la pastorale ordinaria: è stata punto di arrivo e di ripartenza. La ripresa da parte di Papa Francesco (Christus vivit) della pagina dei discepoli di Emmaus come cifra per leggere, capire e progettare la PG riassume quanto detto dalla CEI con Educare i giovani alla fede: avere il coraggio di camminare con i giovani, di annunciare Cristo, di coinvolgere l’intera comunità e ritornare ad uno slancio missionario vero e gratuito.

Vincenzo Grienti

da Avvenire del 4 agosto 2023