L’amore amabile degli sposi

É fuori dubbio che l’amore sia il fulcro di ogni legame, sia il legame stesso, la vita della vita di ogni relazione. Quanto più in una relazione coniugale, questo, si presenta quale elemento fondativo e caratterizzante dell’unione stessa. I coniugi cristiani non possono non attingere dall’amabilità di Gesù. Essi attingono da Lui, si radicano in Lui, conservano nel loro amore umano la scintilla dell’amore divino. E questo perché ciò che appare scontato a volte proprio non lo è anche in un amore qual è quello coniugale, che potrebbe soffrire della mancanza di attenzione e rispetto dell’altro. L’amore, nel suo DNA, è chiamato a rispettare l’altro. Ecco perché l’Amoris Laetitia sottolinea un aspetto importante ed innovativo: l’amabilità. Non basta pertanto amare l’altro, bisogna aiutare, rendere facile l’opera dell’amore. La vera amabilità parte proprio dal modello che né da Gesù nella grazia nuziale del sacramento. È in forza di questa grazia che si diventa belli, che si diventa amabili. Lui è il mite e umile di cuore, il “più bello dei figli dell’uomo (Sal.44), Colui che ci insegna ad aiutare l’altro a farsi amare. L’amabilità di Gesù si fa cammino nella vita di coppia, questa non vive di rendita, ma vive di alimento, di fecondità, di sostegno e di tenerezza. L’amabilità è il motore della vita, rende feconde le relazioni, fa fiorire e rifiorire un amore che corre il rischio di esaurirsi inaridendosi; ecco perché quando è presente questa rende davvero gioiosa la casa dei coniugi, la trasforma in grembo di umanità spicciola, sempre feconda di vita e speranza. Occorre allora superare i confini dell’amore perché si possa sempre più e sempre meglio vivere l’amore di Cristo. L’amore proprio di Gesù dà vera luce al “voler bene l’altro”. Potremmo chiederci: come si realizza veramente il bene dell’altro? Da dove si vede che io voglio bene all’altro? Gesù dimostra tutto il suo bene in maniera encomiabile, desidera il nostro bene donandosi sulla croce. Il vero bene non può ridursi ad un desiderio astratto ma deve concretizzarsi in atti d’amore, in gesti umilmente donati e che dicono in maniera viva la singolarità del dono a chi lo accoglie, toccando il cuore dell’altro e tutta la sua stessa persona. Ogni tipo di amore che reca in sé questa logica della donazione che genera nuova vita, ce lo insegna la natura stessa, conduce alla maturazione dell’altro e alla sua piena realizzazione. E se tutti riuscissimo ad amare così il coniuge, l’amico, il fratello. Ecco il miracolo dell’amore che rigenera e mette al mondo di nuovo. L’amabilità così, non rimane un elemento romantico, ma performa la coppia divinizzandola, facendo di essa un luogo di crescita reciproco e scuola d’amore.

Manlio Savarino