DISCORSO ALLE AUTORITA’ Sala Consiliare – Modica 14 aprile 2023

14-04-2023

Distinte Autorità, vi saluto con sincero rispetto e, se mi è consentito, con sentita cordialità. Ringrazio per la sensibilità dell’invito a partecipare al Consiglio Comunale.

Modica è la prima tappa della mia visita pastorale nella Diocesi che Papa Francesco ha voluto affidare alle mie cure pastorali. Il mio è un inizio. Voglio capire meglio il contesto, le risorse e le difficoltà del nostro territorio – articolato in centro abitativo e zona rurale – e mi sento arricchito interiormente perché già mi sento uno di voi.

Le condizioni socioeconomiche della città – che condivide la fragilità dell’intero territorio siciliano – fanno registrare diffuse situazioni di precarietà nella vita delle famiglie, il cui riflesso è motivo di impegno della Chiesa modicana. In ambito prettamente sociale Modica è senz’altro una realtà multietnica e multiculturale, dove la presenza del flusso migratorio occupa una parte importante, pur conoscendone la fatica della integrazione.

La sfida di tutti i giorni è quella di comprendere la persona umana in tutta la sua complessità, Dobbiamo tutti difendere l’Uomo nella sua dignità. A Modica esiste una sensibilità ancora forte per certi valori umani.

Mi sento onorato come Vescovo di Noto di essere qui in questa sala consiliare, per questo incontro con i consiglieri comunali, le autorità civili e militari che saluto e ringrazio per la presenza. Ritengo questo incontro l’occasione propizia per consolidare il rapporto tra la Comunità cristiana e la comunità civile, entrambi impegnate a costruire il bene dell’intera collettività, per un impegno che cercheremo di onorare con tutte le nostre forze, nella condivisa convinzione che, certo, potremo e dovremmo fare sempre di più e di meglio.

Vengo pertanto a condividere alcune riflessioni, certamente parziali e incomplete, che spero, però, possano essere utili, nel tempo, per offrire spunti e stimoli per un dialogo sereno e proficuo.

Ricordiamo il motto della Scuola di Barbiana. Diceva don Lorenzo Milani: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia».

Serve una visione di futuro e di paese, che la politica con la P maiuscola adesso è chiamata a dare; un appello che io faccio a partire anche da una città come la nostra che non sarà il centro del mondo, ma ha costruito tutta se stessa sulle relazioni e la capacità di accogliere, di andare oltre se stessa, di saper anticipare eventi e andare oltre.

Serve un futuro dove ci sia sicuramente la pace, come più volte il Papa ha implorato. Serve ri-costruire la pace e le sue condizioni, che hanno radici nella giustizia sociale e negli equilibri fra poteri grandi e piccoli.

È fondamentale non dare più la pace per scontata.

Il richiamo, allora, a chi svolge un servizio in politica, che sia nelle amministrazioni territoriali, o sia nelle istituzioni regionali, è quello di sentire nella propria carne l’urgenza di essere un nuovo inizio che sappia valorizzare il buono di ciò che portiamo con noi unito al meglio di ciò che possiamo costruire insieme.

So che ciascuno di voi dà il meglio, si assume grandi responsabilità ogni giorno e lo fa con correttezza, abnegazione, amore per questa terra e questa città. Ma come nei grandi passaggi della storia, tutti noi siamo chiamati a dare ancora di più, a fare anche ciò che ci sembrava impossibile fare, ad arrivare dove ci sembrava impossibile arrivare.

La mia è una parola di incoraggiamento. Tutti siate consapevoli di avere la responsabilità di essere capaci di creare unione e coesione, di saper far nascere il confronto dove ci sono ostilità e fa nascere il dialogo dove si trovano muri innalzati.

Ciascuno sia consapevole della responsabilità di essere per primo il richiamo a dare tutto, a porsi dalla parte dei deboli e di chi non ce la fa. La crisi, a volte, legittima la guerra tra poveri, la caccia di responsabili, di capri espiatori veri o presunti, su cui scaricare la fatica, le ansie o la rabbia. I social diventano talvolta cassa di risonanza di inqualificabili esposizioni mediatiche. Questo non è accettabile.

Dobbiamo coltivare la voglia di camminare e lavorare insieme per avviare e sostenere processi di pace. Consapevoli che costruire la pace richiede il coinvolgimento in prima persona di ciascuno di noi, come persone e come comunità civili e religiose.

Dobbiamo ricercare l’incontro con l’altro, soprattutto donne e uomini in difficoltà, emarginati e scartati dalla nostra società.

Dobbiamo ricercare il dialogo quale criterio per superare il conflitto.

Dobbiamo avviare processi di dialogo a tutti i livelli per scoprire la dignità e la “bellezza” dell’altro, a riconoscerlo come ricchezza e non come nemico.

Dobbiamo promuovere il dialogo nella concretezza della vita di tutti i giorni, nel rispetto del credo di ognuno, nel saper ascoltare e accogliere le differenze che ci contraddistinguono, in un clima di collaborazione e di curiosità. Soprattutto prestare attenzione alle antiche e nuove povertà.

Concludo con le parole di Papa Francesco: «Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Ce ne sono tante e crescono! Continuate a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. Contro il virus del pessimismo, immunizzatevi condividendo la gioia di essere una grande famiglia. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, e anche poeta, suggerirà idee nuove, adatte ai tempi che viviamo». Grazie!