«È IL SIGNORE»

Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Modica
14-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi confratelli il vangelo di oggi ci fa comprendere il significato della parola consapevolezza, partendo da un’esperienza di fallimento totale. Siamo sulla spiaggia del mare di Galilea, luogo tanto caro ai discepoli perché proprio lì hanno ricevuto la prima chiamata a diventare «pescatori di uomini» (Mc 1,17).

Questa pagina evangelica narra la terza apparizione di Gesù risorto ai discepoli, sulla riva del lago, con la descrizione della pesca miracolosa. Il racconto è collocato nella cornice della vita quotidiana e feriale dei discepoli, tornati alla loro terra e al loro lavoro di pescatori, dopo i giorni tumultuosi della sofferenza di Cristo, giorni sconvolgenti della passione, morte e risurrezione del Signore. Era difficile per loro comprendere ciò che era avvenuto. La loro è una morte spirituale un decadimento interiore, forse il fallimento più grande della loro giornata terrena. L’avere rinnegato il Signore, poi, li stava consumando interiormente. Uno stillicidio dell’anima.

  1. «Io vado a pescare»

Tornare alla vita d’un tempo. Credendo di fare la cosa giusta, normale. Ormai il Cristo è fuori dalla loro vita. In cosa sperare, perché sperare…È un momento duro per tutti, perché hanno visto il loro Maestro morire e, nonostante le prime avvisaglie della resurrezione, ancora non c’è consapevolezza di quanto accaduto. E come spesso accade, quando viviamo una situazione di dolore o fallimento scegliamo di tornare alle cose di prima scegliamo di tornare indietro piuttosto che guardare avanti, e così Pietro e gli altri chiamati ad essere pescatori di uomini, tornano a pescare pesci non più pescatori di uomini. Amara constatazione della propria impotenza del proprio fallimento.

Carissimi fratelli e sorelle, non c’è cosa più brutta che mettere fuori Dio dalla propria vita. Non solo, ma nonostante tutto i discepoli vivono anche il fallimento della rete vuota, perché quando cominci ad alimentare il pensiero che bisogna accontentarsi, facendo andare bene le cose, prendendo quello che viene, il destino è segnato da fatti o eventi fallimentari: la rete vuota non solo la morte di Gesù ma non riescono a fare bene nemmeno le cose di prima la rete è vuota. La domanda importante qui è: “Perché vivo? Qual è il senso del mio vivere?”. Che ci sto a fare in questo mondo!”.

Ma cosa ci dice più in profondità questo racconto? I discepoli hanno già incontrato il Signore risorto a Gerusalemme due volte, nel primo giorno della settimana, eppure nonostante le conferme della resurrezione sembrano ancora bisognosi di incontrarlo: come notiamo la fede non è mai acquisita per sempre, è sempre un evento in divenire, la fede è in continuo movimento che può conoscere una crescita ma anche contraddizioni e regressioni e della sosta, cose che rischiano di vanificare le esperienze di fede vissute in precedenza…

  1. «Gettate la rete dalla parte destra»

Ma, mentre tutto sembrava finito, è ancora Gesù a “cercare” nuovamente i suoi discepoli. È Dio è Lui che va a cercarli, quasi a stanarli! Questa volta li incontra presso il lago, dove loro hanno passato la notte sulle barche senza pescare nulla. Le reti vuote appaiono, in un certo senso, come il bilancio della loro esperienza con Gesù: lo avevano conosciuto, avevano lasciato tutto per seguirlo le barche come anche il loro padre Zebedeo, pieni di speranza… alla conquista del mondo conosciuto e adesso? Sì, lo avevano visto risorto, poi pensavano: “Se n’è andato e ci ha lasciati… È stato come un sogno…”.

All’alba, icona di ogni cominciamento e genesi di ogni vita, Gesù si presenta sulla riva del lago; una sorta di nuova creazione nella vita dei discepoli, essi però non lo riconoscono. E Gesù irrompe, non ancora riconosciuto, con un nuovo invito a tornare nel loro fallimento – andare ancora a pescare – però questa volta con un comando preciso: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Alla voce sconfitta di Pietro si sostituisce la voce di Gesù e tutto cambia, tutto si rinnova, tutto torna a fiorire perché seguire le parole degli uomini non porta a quella pienezza prodotta dalla voce del Signore gli apostoli aprono il cuore a quella parola non più a io vado a pescare adesso ascoltano la voce di Gesù.

 

Gettare la rete dalla parte destra vuol dire, infatti, che Gesù li manda lì dove già erano stati, ma con una precisa indicazione: a destra, perché per gli antichi rappresenta la parte consapevole. Ecco il messaggio straordinario di oggi: il Signore non ti dice di cambiare vita esteriore, di cambiare in superfice, il Signore ti chiede di cambiare la tua vita, la nostra vita ci chiede di fare e di intraprendere un cammino di conversione, la conversione del cuore dobbiamo cambiare vita ogni giorno. Non è la vita che deve cambiare, ma il modo in cui la viviamo. Fermiamoci, ascoltiamo guardiamo ciò che siamo dentro per potere donare Dio agli altri, dare voce a tutte quelle che sono le voci interiori smettiamo di trovare giustificazioni alla nostra pigrizia spirituale.

  1. «È il Signore»

Dopo la pesca incredibilmente abbondante, Giovanni si rivolge a Pietro e dice: «È il Signore!». Lui, l’amato, lo riconosce. L’amore riscalda, illumina, crea e fortifica l’amore dà senso alla vita e muove la vita in ogni senso, perché senza amore noi non possiamo vivere per questo Giovanni riconosce Gesù perché nel suo cuore c’è questo movimento profondo perché Giovanni continua ad amare Gesù nel silenzio della sua sofferenza interiore è il Signore, c’è tutto l’entusiasmo della fede pasquale in questa parola piena di gioia e di stupore che contrasta prettamente con lo smarrimento lo sconforto il senso di impotenza che si erano accumulati nell’animo dei discepoli, la presenza del risorto trasforma ogni cosa dà senso a ogni vuoto ad ogni esistenza il buio è vinto dalla luce il lavoro inutile diventa fruttuoso e promettente. Da allora, questi stessi sentimenti animano la vita della Chiesa, la Comunità del Risorto. Tutti noi siamo la comunità del Risorto! Se ad uno sguardo superficiale può sembrare a volte che le tenebre del male e la fatica del vivere quotidiano abbiano il sopravvento, la Chiesa sa con certezza che su quanti seguono il Signore Gesù risplende ormai intramontabile la luce della Pasqua.

Sì, siamo condotti a contemplare in questo nuovo inizio, carissimi fratelli e sorelle la barca della Chiesa in mezzo ai flutti della storia, a mettere in conto anche la possibilità di missioni senza frutto, di evangelizzazioni senza risultato; nello stesso tempo, però, questa pagina ci spinge a credere che, se la missione avviene in obbedienza al Signore, nella docilità alle sue indicazioni e nella ricerca della sua volontà, allora vi è abbondanza di frutti, allora si è resi davvero «pescatori di uomini» (Mc 1,17; Mt 4,19). E forti di questa consapevolezza possiamo proclamare con gioia: «È il Signore!», ovvero: «Il Signore risorto è in mezzo a noi, è presente ancora oggi e opera con noi».

Il grande annuncio della Risurrezione infonde nei cuori dei credenti un’intima gioia e una speranza invincibile. Cristo è veramente risorto! Anche oggi la Chiesa continua a far risuonare questo annuncio festoso: la gioia e la speranza continuano a scorrere nei cuori, nei volti, nei gesti e nelle parole. Tutti noi cristiani siamo chiamati a comunicare questo messaggio di risurrezione a quanti incontriamo, specialmente a chi soffre, a chi è solo, a chi si trova in condizioni precarie, agli ammalati, agli emarginati e agli ultimi della storia. A tutti facciamo arrivare un raggio della luce di Cristo risorto, un segno della sua misericordiosa potenza.

  1. «Venite a mangiare»

Gesù chiede ai discepoli di portare anche il pesce che avevano preso, ed è Pietro che, riemerso dalle acque, esegue l’ordine e «porta a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci» (Gv 21,11). Nella profezia sul tempio escatologico Ezechiele aveva contemplato sul lato destro del tempio acque pescose (cfr. Ez 47,1.8-10); forse nell’annotazione sui 153 pesci vi è un rimando a questo brano dell’Antico testamento. Siamo condotti alla visione della chiesa come tempio escatologico, della comunità cristiana come luogo della missione universale e della presenza di Dio manifestata dal Risorto. Secondo San Girolamo, d’altra parte, i 153 pesci simboleggiano tutte le genti della terra. In ogni caso, quella che qui viene evocata è l’universalità della missione della chiesa e l’universalità della raccolta degli uomini intorno al Risorto e alla sua comunità.

«E benché i pesci fossero tanti, la rete non si spezzò» (Gv 21,11). Ormai tutti i discepoli presenti sulla riva sono consapevoli che il Signore è in mezzo a loro e nessuno gli chiede: «Chi sei?» (Gv 21,12). Dopo averli invitati a mangiare, Gesù si avvicina e compie il gesto eucaristico «prese il pane e lo diede loro» (Gv 21, 13). Così i discepoli formano un solo corpo con Gesù. Per questo il Maestro si astiene dal mangiare: egli è il vero cibo di cui il pane da lui offerto è segno! Così «l’eucaristia celebra la relazione tra i discepoli e il Signore Gesù, l’eucaristia fa la comunità, la chiesa, e la comunità fa l’eucaristia» (Henri De Lubac).

Egli, il Signore, in questo nuovo cammino ecclesiale, cammino sinodale, rinnovi anche in noi la fede pasquale. Ci renda sempre più consapevoli della nostra missione al servizio del Vangelo e dei fratelli; ci riempia del suo Santo Spirito perché, sostenuti dall’intercessione di Maria, con tutta la Chiesa possiamo proclamare la grandezza del suo amore e la ricchezza della sua misericordia.

Anch’io sul lago di Tiberiade! Anch’io sulla barca per sentire la voce del mare e nel silenzio di una traversata lasciarsi sfiorare dalla forza del vangelo di Gesù. Voce antica e sempre nuova!

 Anch’io sul lago di Tiberiade! Anch’io dentro la Buona Notizia, pronto a gettare le reti per una pesca prodigiosa.

Su quella terra benedetta, il Cristo ha insegnato ad amare, a farsi strumento d’amore e di misericordia. Ha indicato la meta e raggiunto con i discepoli l’altra rive del marequella che non appartiene a tutti ma solamente ai sognatori e agli assettati di Verità!

 Su questa terra benedetta il Signore ci invita: «Getta ancora le tue reti…» (Lc 5,4). Solo con la forza del pane vivo disceso dal Cielo si possono calare le reti e affrontare le fatiche del mare, sentirsi parte viva sulla barca della Chiesa!

«Duc in altum» (Lc 5,4).