«GLI OCCHI DI BARTOLOMEO GARELLI»

Omelia in occasione dell’Ordinazione Sacerdotale di Antonio Lauretta - Chiesa San Giovanni - Modica
02-12-2023

«Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani». Carissimo don Antonio, siano rese grazie al Signore, che da sempre, ha posato il Suo sguardo amorevole e paterno su di te. Ti ha scelto come suo fedele discepolo per annunciare la Buona Notizia, celebrare i divini misteri e offrirti come pane spezzato nel ministero credibile della carità, feriale e faticosa. Sei opera delle Sue mani e docilmente ti sei lasciato plasmare per incarnare il vangelo della gioia secondo il carisma del nostro amatissimo San Giovanni Bosco.
Ti ha scelto per continuare, in semplicità di vita e in comunione con la tua Famiglia religiosa, la missione di Gesù, vero e sommo educatore. Non dovrai mai smettere di essere discepolo, anzi dovrai coltivare in te, con estrema cura, lo stare umilmente ai Suoi piedi per ascoltare sempre la Sua voce. Non sentirti mai arrivato, ma come colui che attende lo Sposo, con la lampada alimentata dalla fede, dalla speranza e dall’amore, veglia sul tuo sacerdozio e sulla vita delle migliaia di ragazzi e giovani che incontrerai nel cortile della tua vita e negli spazi
oratoriani della nostra bella Sicilia salesiana.
È discepolo vero colui che, con entusiasmo appassionato, condivide con gioia ciò che ha ricevuto, appreso e vissuto. È discepolo che indirizza le anime a Gesù Maestro colui che impara anche dalle proprie debolezze. «Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento».
«Quanti giovani smarriti, che non sanno dove andar! Quanti giovani perduti! Né fede, né pace, né gioia, né amor! Don Bosco vieni incontro a noi!». Una Chiesa che non riesce ad essere attenta al mondo giovanile, una Chiesa che non si premura di annunciare la Buona Notizia ai giovani, non è Chiesa di Cristo perché il Vangelo non è per pochi, il Vangelo è per tutti.
Caro Antonio, sulle orme di Giovanni Bosco, padre, maestro ed amico, dovrai continuare la missione di Gesù mostrando non solo le virtù e i doni, le capacità e le competenze acquisite, ma anche le ferite che la grazia di Dio guarisce in te, e che sono i segni della tua partecipazione al mistero di Redenzione del Signore. Accenderai così la speranza nel cuore dai giovani che vivono lontano da Dio perché delusi dalla vita o lontani dalla grazia. Dovrai essere maestro mite, umile e gioioso. Non permettere mai che la tristezza contagi il tuo ministero, ma sii sempre «lieto nella speranza, costante nella tribolazione, perseverante nella preghiera» (cfr. Rm 12, 12).
Carissimo Antonio, oltre che immagine di Gesù maestro, dovrai essere anche, in umiltà di cuore, icona di Gesù sacerdote. Egli si è offerto liberamente al Padre come vittima pura e santa per riconciliarci con Lui.
Dovrai ogni giorno unirti strettamente a Cristo sommo sacerdote per la salvezza di tutti gli uomini. E come può avvenire quest’unione continua e costante a Cristo? Le tue mani, che tra poco saranno consacrate e odoreranno del profumo di Cristo, avranno ogni giorno a disposizione le offerte del popolo santo di Dio, il pane e il vino, e tu dovrai immedesimarti in quelle offerte come puro dono al Padre!
Le tue mani, che sempre profumeranno di crisma, cioè di Cristo, dovranno rendere offerta gradevole e gradita ogni persona che benedirai e che unirai a te per offrirla al Padre. Le tue mani e il tuo cuore, inoltre indicheranno la via che conduce a Cristo.
In questa stagione sinodale, come sacerdote dovrai essere il ponte attraverso cui l’umanità potrà camminare verso Dio. Dovrai implorare la divina misericordia per il popolo a cui sei mandato e dovrai celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo, secondo la tradizione della Chiesa.
E infine, caro Antonio, continuerai la missione di Cristo pastore. Tuo compito sarà quello di collaborare con i superiori e in comunione con il Vescovo a «edificare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, in popolo di Dio e tempio santo dello Spirito».
L’obbedienza che tra poco porrai nelle mie mani, non sarà una limitazione all’esercizio del ministero sacerdotale: al contrario, sarà garanzia del tuo impegno nel cuore della Chiesa, tua Madre. Come alimentarsi, allora, per poter continuare la missione di Gesù maestro, sacerdote e pastore?
Innanzitutto con la preghiera, comunitaria e personale. Non ti accada mai di cadere nella tentazione di pensare che il tempo dedicato alla preghiera è tempo sottratto alla pastorale e alle relazioni fraterne sacerdotali. La preghiera, quella vera, sostiene il mondo e la Chiesa. La tua prima opera pastorale, il primum in assoluto, è proprio la preghiera. Partendo dalla Santa Messa, che vivrai unitamente a Lui, fai del tuo cuore il primo oratorio, spazio di preghiera per la tua e per l’altrui salvezza.
La preghiera, lo stare in ginocchio dinanzi all’Eucarestia ogni giorno, togliendo i calazi delle nostre sicurezze, è la nostra migliore possibilità di respirare aria di Vangelo, di imparare sempre di più ad offrirci al Signore in sacrificio di soave odore, di vincere la tentazione del disfattismo e dell’egocentrismo, di costruire comunione, di evangelizzare, di chiedere vocazioni alla vita sacerdotale. Un altro strumento necessario per la crescita nella vita sacerdotale è la vita spirituale. Mio caro Antonio, la cultura moderna ci ha fatto perdere o, quantomeno, dimenticare la necessità di una vita ascetica che sappia accogliere le difficoltà e i sacrifici come un percorso di purificazione, che renda i nostri occhi sempre più capaci di vedere e gustare la dolcezza di Dio. Non possiamo indicare una strada se noi non vediamo la meta. «Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 43-45).
Un ultimo strumento desidero indicarti, caro don Antonio, perché tu possa crescere nella continuazione della missione di Gesù: la vita fraterna.
La spiritualità di comunione sta a fondamento della vita religiosa perché nasce dal Cuore di Dio e genera stili di vita evangelica indispensabili per la formazione
di tutto l’uomo: dell’uomo integrale.
Affermava San Giovanni Paolo II: «Che cosa significa questo in concreto? Anche qui il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare simile impulso. Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità» (NMI 43).
Diventare sacerdote significa, allora, diventare comunione, entrare in Dio e in Lui amare tutti. Per questo animata dallo Spirito, la comunità è unificata in tempio vivo spirituale. Alla comunità lo Spirito trasmette il suo tipico sigillo di libertà che, mentre unisce le persone, le distingue nella varietà dei doni che ciascuno riceve e partecipa. Il dinamismo dello Spirito impedisce così all’unità di diventare anonima massificazione e appiattimento amorfo.
Lo Spirito, che è sempre nuovo, porta in dono alla vita del sacerdote la propria creatività, impedendole di diventare ripetitivo o di fermarsi nella letale staticità.
Infine, Lui che è l’estasi della Trinità, ossia la sua apertura, continua a operare, nel sacerdote, la dilatazione della comunione. Grazie allo Spirito il presbitero non si chiude su se stesso, ma comunica la propria vita nell’apertura missionaria, coinvolgendo le realtà con cui viene in contatto nel processo di unificazione in
cui essa stessa è stata coinvolta dallo Spirito.
L’unità della Trinità fonda il sacerdozio ministeriale. Attraverso l’iniziativa del Padre e l’opera del Figlio, prolungata dallo Spirito e attuata nella predicazione degli apostoli e nella mediazione dei sacramenti, siamo innestati in quell’unità, viviamo in e di quell’unità. È Dio Trinità che si partecipa a noi e ci coinvolge nella sua stessa vita.
Mio carissimo Antonio, sei stato chiamato a questa meravigliosa vita sacerdotale! Vai sempre avanti con coraggio. Con trepidazione ma con coraggio!
Non fermarti mai! Riponi i tuoi sogni nel Cuore amabilissimo di Cristo e se dovesse comparire la Croce affidati alla Vergine Madre, Aiuto dei Cristiani Nella Sua croce, quella di Cristo, troviamo la nostra forza e il senso del nostro essere Suoi sacerdoti.
Desidero ringraziare tutti coloro che hanno avuto cura di te e ti vogliono immensamente bene: in particolare i tuoi Genitori, Santo e Gina, tuo fratello Salvatore e Marianoemi tua sorella, le nonne Razietta e Antonietta che gioisce per questo dono dal Paradiso, i Sacerdoti diocesani e salesiani, l’Oratorio, le Figlie di Maria Ausiliatrice di Modica e di Sicilia e tutti coloro che ti hanno guidato in questa avventura straordinaria,
«Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza dei peccato e sulla preziosità della virtù». Queste parole conservale nel tuo cuore. Sono quasi due secoli che questo sogno continua a sostenere la vita dei salesiani e di coloro che lavorano nella Chiesa per i giovani.
I tuoi siano gli occhi e il cuore di Don Bosco. Così come avvenne nella Chiesa di San Francesco a Torino in quel lontano ma sempre vicino 8 dicembre 1841, scorgi sul viso e negli occhi dei ragazzi che incontrerai lo smarrimento e la gioia di Bartolomeo Garelli per essere fedele al tuo impegno di pastore ed educatore.  Conserva un cuore puro, un cuore di fanciullo, capace di trovare sempre il bello che c’è in ognuno, di guardare con onore, simpatia e interesse l’altro che ti sta accanto. Sii casto e cerca di curare la comunione con tutti, amore circolare, tessendo trame di fraternità e conoscenza che permettono a tutti di capire e a noi di essere capiti, perché si realizzi il sogno di Gesù e di Don Bosco: un solo ovile e un solo Pastore.
Sii in intimità con Lui contemplando la Sua presenza, libero dalla solitudine e dall’individualismo, forte perché fedele. Sii obbediente alla Chiesa, per servire con libertà e responsabilità il popolo di Dio, i tanti che ancora non conosci e non conoscono il Signore.
Sono grato alla Famiglia Salesiana, per quanto ricevuto nella mia avventura di fede come sacerdote e Vescovo: Nino Baglieri e i salesiani di Modica, il Sacro Cuore di Caltanissetta e l’opera instancabile del compianto Don Vincenzo Scuderi, il Santo Tommaso di Messina e i suoi formatori, l’UPS di Roma e l’amicizia fraterna e filiale con don Riccardo Tonelli, pioniere della Pastorale Giovanile in Italia e la tanta devozione a Don Bosco e Maria Ausiliatrice che ho scorto in questa bellissima terra di Noto, devozione nata dall’opera zelante di santi sacerdoti salesiani, diocesani e figlie di Maria Ausiliatrice.
Il 21 giugno 1990, a pochi giorni dalla mia ordinazione sacerdotale ricevetti una lettera del Servo di Dio, il carissimo Nino Baglieri che, nei primi giorni del mese, avevo sentito telefonicamente grazie al compianto arciprete di Delia, Don Giuseppe Riccobene. «Caro Salvatore, ti ringrazio perché mi fai partecipe della tua gioia. Sarò unito a te nel giorno della tua ordinazione sacerdotale con la preghiera e l’offerta della mia sofferenza. Il Signore ti ha scelto a essere Suo Ministro per portare a Lui tante anime. Lui ti arricchisce della Sua Grazia e dei
Suoi doni affinchè tu possa essere un Santo Sacerdote per amarLo, servirLo, testimoniarLo ed essere Luce per il Suo popolo. Tanti Auguri di Santità. La Vergine Maria sia la guida della vita tua per essere sempre più conforme alla Volontà di Dio. Alleluia. Con affetto, Nino Baglieri».
Questa parole te le affido, portale nel cuore: «Il Signore ti ha scelto a essere Suo Ministro per portare a Lui tante anime. Lui ti arricchisce della Sua Grazia e dei Suoi doni affinchè tu possa essere un Santo Sacerdote per amarLo, servirLo, testimoniarLo ed essere Luce per il Suo popolo. Tanti Auguri di Santità». Viva Don Bosco, Maria Ausiliatrice e Nino Baglieri! Auguri carissimo fratello Antonio!