«IL VIAGGIO DI SAN CORRADO»

Omelia in occasione della Celebrazione in onore di San Corrado Confalonieri - Chiesa dell’Odigitria - Roma
10-02-2024

«Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce». Le parole del salmo 33, carissimi fratelli e sorelle, accompagnano e danno senso al nostro pellegrinaggio qui a Roma, nella casa di Pietro. Vogliamo contemplare, con profondo spirito filiale, il volto del Signore misericordioso e devotamente fissare lo sguardo al carissimo patrono San Corrado Confalonieri.

Ri-volgiamo i nostri pensieri al Dio fascinoso e tremendo, al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che insegue l’uomo con premura materna. Un Dio che chiede ad Abramo di lasciare la propria terra, la propria condizione di vita e incamminarsi lungo una via sconosciuta.

Come per Abramo, così da sempre l’uomo è chiamato a trascendersi, a mettersi in cammino, poiché colui che è Deus semper maior, continuamente attrae l’uomo e lo sollecita ad andare oltre e incontrare l’altro. Come è stato anche per San Corrado che, nella contemplazione del volto di Dio e nell’invocazione del Suo Santo Nome, è stato liberato «da tutte le sue angosce».

Abramo s’incammina perché crede nella forza della Parola ascoltata, divenendo così, il padre della fede di un popolo nato dall’ascolto e dalla forza travolgente della Parola.

Tutto avviene in un incontro. È avvenuto per Abramo e avviene oggi per noi. Come è avvenuto nella vita del nostro amatissimo patrono. Dio raggiunge l’uomo nella sua vita e questi, ascoltando, obbedisce: ecco l’inizio della nostra storia di salvezza, l’inizio della nostra fede. La storia di un cammino: Dio e Abramo. Dio e Corrado. Dio e ciascuno di noi.

In Abramo, la Sacra Scrittura ci presenta il primo uomo chiamato: fin dal primo incontro con Dio, Abramo è spinto ai limiti della fede. Afferma il Concilio Vaticano II: «A Dio che rivela è dovuta “l’obbedienza della fede”, con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente prestandogli “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà” e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa» (DV 5).

«Vattene» è un imperativo molto forte per le conseguenze che comporta. Il Signore chiede un distacco totale e radicale da tutte le proprie sicurezze. Dio stringe un legame indistruttibile e fa vedere i frutti di questa alleanza con la realizzazione piena della vita di Abramo.

Sulla via della ricerca delle vette della contemplazione per avvicinarsi a Dio sempre più, San Corrado, grazie alla lettura del Vangelo e allo studio del magistero dei Padri della Chiesa, decise di partire pellegrino alla volta dei luoghi santi di Roma.

E sulle orme di Abramo, anche se con motivazioni diverse, San Corrado si fa pellegrino sulle strade della nostra Italia raggiungendo Roma dove nascerà e si svilupperà una forte e sentita devozione.

Gli storici affermano che, sin dagli inizi del secolo XVI e nella Roma post-tridentina, i frati del Terz’Ordine Regolare di San Francesco si trovavano nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano dove San Corrado fu raffigurato in due dipinti.

Il 12 settembre del 1625 Urbano VIII, su richiesta del Padre Generale dei Cappuccini (il netino Fra Giovanni Minniti), estendeva il culto di San Corrado a tutti gli Ordini Francescani in tutto il mondo, concedendo ad essi la facoltà di recitare l’Ufficio e celebrare la Messa con rito semidoppio De communi Confessoris non Pontificis.

 Il culto di San Corrado a Roma nel Seicento non era limitato alla sola Basilica dei Santi Cosma e Damiano, ma si estendeva anche a chiese non francescane, superando di fatto quanto disposto dal provvedimento di Urbano VIII.

Ed eccoci in questo augusto tempio: due affreschi presenti nella Cappella di San Corrado, attribuiti ad Alessandro Vitali, scolaro prediletto di Federico Barocci, ci aiutano nella nostra riflessione.

La conversione è lo spazio dell’incontro con Dio. La posizione di San Corrado, nei due dipinti, dice che l’uomo tende le proprie mani verso l’Assoluto. Il contesto storico-geografico-naturalistico racconta di una scelta di vita che è legata ad un territorio ben preciso. Dio si incarna e si fa presente nell’uomo storico e non astratto.

Per la descrizione degli affreschi mi avvalgo, ora, delle belle intuizioni dell’archivista diocesano Dott. Salvatore Maiore pubblicate in Aspetti del culto di San Corrado fra Cinquecento e Novecento.

Il dipinto della parete destra si riferisce all’episodio dell’incendio mettendo in rilievo il momento del pentimento e della conversione di Corrado. In esso sono mirabilmente sintetizzati il rimorso di Corrado, il disfarsi di tutto il proprio patrimonio per risarcire i danneggiati, il proposito di riscattarsi dalla colpa, di ritirarsi dal mondo e di farsi eremita e pellegrino ad imitazione di Cristo. All’incendio ci rimandano l’albero bruciato a cui si appoggia la figura in secondo piano e, in lontananza, il fumo e il panorama di una città medievale, verosimilmente Piacenza.

San Corrado è raffigurato con il volto di un anziano, nudo, avvolto fra i rovi con un soggetto piangente alle sue spalle. Il volto rappresenta non il Corrado giovane al momento dell’incendio, ma il Corrado anziano, quasi a simboleggiare la scelta della nuova vita eremitica o il momento in cui Corrado anziano fa penitenza per l’espiazione della colpa dell’incendio.

Chi è alla ricerca di Dio, anche se scruta il proprio animo, rivolge lo sguardo verso l’alto e le mani giunte dicono di un atteggiamento di contemplazione e richiesta di perdono. La nudità è un chiaro riferimento alla rinunzia ai beni terreni ed evidente è la similitudine con San Francesco di Assisi. Come al contempo dice di una nudità spirituale, simbolo della sua conversione e, quindi, della rinascita interiore.

I rovi che avvolgono il corpo del Santo sono strumento di penitenza corporale e caratterizzano episodi di varie agiografie di Santi. II fauno è una figura della mitologia romana, è la divinità della campagna e dei boschi.

Il secondo dipinto, nella parete sinistra della cappella, descrive un famoso episodio narrato da vari biografi: quello dei giovinastri che, dopo una battuta di caccia infruttuosa, bastonano il Santo il quale però li perdona e offre loro del pane caldo e, successivamente, tenta di scusarli davanti al magistrato. È un episodio che dimostra l’attualità dell’esempio di San Corrado e come il perdono sia una delle forme più alte di amore verso il prossimo.

Si noti la posizione delle mani di Corrado adagiato a terra: mentre con la destra cerca di ripararsi dai colpi e di fermare coloro che lo bastonano, dalla sinistra, appoggiata al suolo, discendono dei rivoli di sangue.

Interessante è anche la raffigurazione in secondo piano: è rappresentata una coppia di giovani in un paesaggio siciliano in cui si intravedono in lontananza sia il mare sia dei rilievi montuosi.

Chi prende sul serio la propria fede, spesso è messo alla prova: riuscire a perdonare l’imperdonabile, non odiare un fratello che ti ha procurato solo noie e disastri, non è semplice. Così, in un mondo in cui tutti cercano di primeggiare, il Signore fa una promessa piuttosto chiara: seguirLo sulla via della croce per partecipare della Sua Luce.

Chiediamoci se anche noi abbiamo una fede simile a quella di Abramo: ci fidiamo di Dio anche di fronte alle prove e alle difficoltà o indietreggiamo non riconoscendo l’onnipotenza di Dio anteponendo i nostri ragionamenti ai Suoi pensieri? Se avessimo fede quanto un granello di senape, potremmo spostare le montagne, dice Gesù (cfr. Mt 17, 20). La nostra fede è veramente così?

La santità è sempre incarnata in una concreta forma di vita, in un determinato servizio alla chiesa e in una singolare storia personale che non è uguale a quella di nessun altro. A tutti i fedeli, dunque, San Corrado è presentato come un credente, che ha testimoniato una fede limpida e incrollabile nel Signore Gesù e, al tempo stesso, si è fatto compagno di viaggio dell’umanità immersa in mille fragilità. San Corrado offre l’esempio di una dedizione senza riserve al servizio della chiesa.

I Santi sono perle preziose; sono sempre vivi e attuali, non perdono mai valore, perché rappresentano un affasciante commento vivo del Vangelo. La loro vita è come un catechismo per immagini, l’illustrazione della Buona Notizia che Gesù ha portato all’umanità: che Dio è nostro Padre e ama tutti con amore immenso e tenerezza infinita.

L’esempio di San Corrado illumini le menti delle donne e degli uomini del nostro tempo, ravvivando la fede, animando la speranza e accendendo la carità, affinché ciascuno si senta attratto dalla bellezza del Vangelo e nessuno si smarrisca nelle nebbie del non senso e della disperazione.

Nella Lettera apostolica del 14 settembre 1989 San Giovanni Paolo II scriveva al compianto Mons. Salvatore Nicolosi che «la comunità diocesana, che ha San Corrado quale suo speciale Protettore, a buon diritto ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere e un modello da imitare».

Accogliamo con spirito di profonda umiltà gli insegnamenti di San Corrado! Alle porte della Santa Quaresima ricerchiamo spazi e tempi intensificando la preghiera personale, il silenzio e la contemplazione del mistero di Dio che nel Figlio Suo Gesù ha redento il mondo. Convertiamoci a Lui e saremo raggianti, tanto luminosi da saper scorgere e sostenere le sofferenze dei nostri fratelli.

Raduniamoci attorno all’altare e adoriamo Gesù Eucarestia. Nutrendoci di Lui si rafforza la nostra fede e il mistero della grazia che ci fa crescere nella comunione superando ostacoli e barriere.

Siamo chiamati a fare esperienza concreta di carità operosa, a riconoscere la «carne ferita di Cristo» nel prossimo, perché «la fede senza le opere è morta».

A San Corrado affido la Chiesa netina, la Città di Noto, il nostro Seminario, i sacerdoti e i religiosi, le famiglie, gli anziani, gli ammalati, i giovani, i ragazzi, i bisognosi, coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, coloro che, attraversati da mille difficoltà o preoccupazioni, coloro che sentono la vita come un peso e non come un inno all’amore e alla gioia. Mettendo da parte ogni ostacolo e difficoltà lavoriamo per il bene e la pace di tutti.

Ai devoti, ai portatori di San Corrado, ai portatori dei cilii, alle confraternite, a quanti si adoperano per la festa del Santo Patrono, va la mia personale gratitudine. Amen!

Preghiera a San Corrado Confalonieri

O San Corrado Confalonieri, amico e servo di Dio Padre!
Discepolo umile di Cristo Crocifisso
e anima colma di Spirito Santo
rivolgiamo a te la nostra preghiera!

Fiduciosi nella tua bontà compassionevole
sii Tu il nostro intercessore presso il Cielo di Dio.

Tu che sei stato illuminato dalla luce del Vangelo
aiutaci a vivere nella fede e nella speranza cristiana.

Tu che hai donato la parola e il pane della carità,
conduci gli uomini verso sogni di pace e di fratellanza.

Tu che hai soccorso i semplici e gli ultimi,
aiuta i poveri e gli invisibili di questo mondo.

Tieni lontani i mali dell’anima del corpo,
fà che nell’ora della gioia, come in quella del dolore,
rimaniamo sempre uniti a Dio con spirito di fede e amore filiale.

O San Corrado Confalonieri,
fedele discepolo della Chiesa,
fà che le nostre comunità e le nostre famiglie,
in cammino sulla via della santità
e della misericordia,
possano un giorno cantare insieme a te
le lodi del Dio Altissimo
nella Gloria del Paradiso!

E cu tuttu u cori ciamamulu: evviva San Currau!

E cu vera firi ciamamulu: evviva San Currau!