LE NOSTRE NOTTI

Omelia Veglia Pasquale nella Notte Santa
08-04-2023

Carissimi fratelli e sorelle, il Signore è risorto. Alleluia, alleluia!

La notte, nella storia di Dio e dell’uomo raccontata dalla Bibbia. è il tempo dell’incontro, il tempo dell’alleanza del popolo con il Signore. E nella notte, Dio compie le Sue grandi opere: così come è avvenuto per la creazione, «fiat lux», e la luce fu, cosi come la Bibbia racconta dell’incontro con Abramo e Sara e la prima pasqua in terra egiziana. Di notte Gesù incontra Nicodemo e si intrattiene con i suoi amici. Nel cuore della notte Gesù si reca nell’orto degli ulivi.

La notte è, purtroppo, anche tempo di disperazione, solitudine e di allontanamento da Dio e da se stessi.

La notte è, quindi, icona di dannazione o salvezza. Questo dipende dalla nostra risposta. Dipende solo dalla nostra volontà: o con Lui o contro di Lui.

La notte può essere uno stato d’animo e per questo la notte è tempo del cuore: amarezze, orgoglio, inganni, cecità spirituale, dolori, incomprensioni, vanità, inquietudini, lotta interiore, sofferenza per l’altro, incapacità di amare e di progredire nella vita spirituale.

La notte per Gesù fu il tempo della preghiera, della sofferenza, dell’angoscia, della riflessione, della condivisione e della paura.

Notte di veglia fu questa per i discepoli e le discepole di Gesù. Spazio di dolore e di paura. Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Chiusi nel loro peccato, prigionieri della loro cecità, del loro tradimento e rinnegamento. Avevano abbandonato il maestro. Le donne, invece, all’alba del primo giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù.

Questa notte è il tempo della vita, del passaggio di Dio. Tempo di nuovo cominciamento. Genesi di vita eterna. È il tempo in cui il Signore ci riveste della Sua Luce. E noi, questa notte, annunciamo la sua Resurrezione! Il Signore veglia e con la potenza del suo amore fa passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi.

È risorto! L’annuncio della risurrezione è accompagnato da una considerazione importante: Gesù lo aveva detto. «Voi siete sorprese di quanto è accaduto», dice l’angelo alle donne, ma «Gesù l’aveva già detto». E’ vero: tutte le volte che Gesù parlava della sua passione, della sua morte, aveva sempre parlato anche della sua risurrezione.

I discepoli però non volevano sentire parlare della morte del loro maestro. Pietro aveva persino osato contrapporsi a questi discorsi di Gesù dicendogli apertamente: «questo non ti accadrà mai». E Gesù quella volta, davanti a tutti, l’aveva allontanato da sé, definendolo un demonio, perché ragionava secondo la volontà degli uomini e non secondo la volontà di Dio.

Ancora peggio quando Gesù parlava della sua resurrezione. Gli evangelisti annotano che i suoi discepoli rimanevano come storditi, incapaci di comprendere le parole di Gesù e si domandavano che cosa significasse l’espressione «risorgere da morte».

Gesù, aveva anche dato un’anticipazione della sua realtà oltre la vita terrena, quando si era trasfigurato chiedendo espressamente ai discepoli, testimoni di quell’esperienza, di attendere la sua resurrezione per parlarne agli altri. Sapeva infatti che non avrebbero capito immersi come erano nei loro pensieri terreni, umani.

Celebrare la Pasqua, significa, entrare nel mistero, andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre le proprie comodità, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione.

Per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie…

Gesù, il Risorto, è la Luce interiore che ci dà la capacità di vedere dentro le più piccole ed umili realtà umane e scorgere la presenza del divino.

Gesù ci invita ad essere quei cristiani che ancorati alla Fede Lo cercano giorno dopo giorno con umiltà e costanza vivendo la propria giornata con disponibilità al servizio gli uni degli altri. Impariamo da Lui, Unico Maestro, a vivere la Comunione.

Se abbiamo condiviso le pene e le croci degli altri, se siamo stati, almeno per un attimo fratelli sinceri del Cireneo, allora la nostra strada sarà calpestata da uomini pasquali, da gente che non si accontenta di abitare angusti sepolcri.

Il viaggio di Cristo verso la Vita è stato segnato una volta per sempre. Nel Vangelo, nella sua parola troviamo la fonte e la sorgente della vera felicità, la strada da percorrere con tanti fratelli, uniti dallo stesso vincolo e dalla stessa voglia di seguire Cristo sempre e dovunque.

Pasqua, significa, ricercare la presenza del Risorto nel tessuto della nostra vita quotidiana e in quella dei fratelli; vuol dire scoprire il Cristo risorto nella bellezza della conversione, nell’impegno di servizio e di dedizione per amore.

Celebriamo la vera Pasqua nella pazienza della croce, nel dolore, nella malattia, nel gesto di perdono per una grave offesa ricevuta, e in tutte le mille occasioni di grazia dove il Risorto è presente ed operante.

C’è una scoperta che siamo chiamati a fare, e la possiamo fare prima che tutto finisca, prima che sia dissipata la notte e torni la cosiddetta normalità: l’amore non è un puro accessorio marginale dell’esistenza, non è qualcosa che produciamo perché sappiamo, possiamo o vogliamo.

Noi non amiamo perché siamo in vita, ma esistiamo veramente solo perché amati da Lui con un amore più forte della morte, perché resi capaci di amare in Lui ogni creatura, ogni fratello e sorella in umanità.

La risurrezione impone di «andare ad annunciare». Chi incontra veramente Cristo si sente spinto alla missione, senza esitazione alcuna. La legge della Pasqua impone ai cristiani del nuovo millennio l’ansia della missionarietà, lo stupore e la meraviglia per la vita degli altri, il sapersi figli dello stesso Padre.

Oggi più che mai c’è urgenza di questa dimensione missionaria della fede: quella di un annuncio forte e convinto, testimoniato con le parole e, ancora di più, con la vita e con le opere. Un «andare» che non può intendersi solo come fatto geografico ma interiore, spirituale. Un andare che nasce dal bisogno di dare agli altri, di porgere loro un dono, di incoraggiarli a camminare verso il Cristo risorto. Ma per andare, come per Abramo, è necessario, lasciare, liberarsi da tutto ciò che ci impedisce la totale adesione al Cristo.

La notte è passata, le tenebre sono state sconfitte per sempre. La Pasqua di Cristo ci insegna che la vita è gioia, pienezza, dono, condivisione, speranza, luce e santità.

Questa è la Pasqua: il cammino con il Risorto. Pronti ad uscire dai nostri loculi, dalle false sicurezze, dalla morte che attanaglia il cuore di tanti uomini e donne che sulla croce del loro non senso hanno chinato il capo.

Ci ricorda Papa Francesco: «Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato».

Il vero cristiano è alla ricerca di Cristo. Lo seguiamo perché crediamo in Lui, perché cerchiamo di rispondere alla sua chiamata, perché colpiti dal suo fascino e dalla sua infinita tenerezza. Ci invita a camminare sui suoi sentieri, a percorrere la strada del vangelo, a crocifiggere il nostro uomo vecchio e a ricercare il suo Volto.

«Il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il Tuo Volto».

Buona Pasqua a tutti!