«NUOVA ED ETERNA ALLEANZA»

Omelia in occasione della Prima Domenica di Quaresima e conferimento del ministero dell’Accolitato al seminarista Andrea Bonomo Basilica Cattedrale – Noto
18-02-2024

Carissimi fratelli e sorelle

diletti sacerdoti, carissimo don Ignazio, animatori del Seminario, seminaristi, religiosi e religiose, portatori di San Corrado e dei Cilii, carissimi ragazzi e giovani del Gruppo Scout Ispica 2, fedeli laici della Comunità parrocchiale di Santa Maria delle Grazie di Ispica, a tutti voi il mio affettuoso saluto che calorosamente oggi rivolgo, in modo particolare, al carissimo Andrea, a cui conferirò il ministero dell’accolitato. Ai suoi familiari, papà Raffaele e mamma Giorgia, alla sorella Vania e agli amici provenienti da Ispica e dall’intera Diocesi, dico il mio grazie, unito a quello dell’intera Chiesa netina, per aver donato Andrea al Signore e averlo sostenuto nel cammino di preparazione al Sacerdozio. Al carissimo Preside Angelo Fortuna, che conclude, dopo diversi decenni, il servizio al Meic, il mio personale ringraziamento e quello di tutto il popolo di Dio.

Carissimi, la Santa Liturgia di oggi, in questo radioso vespro che ci prepara alla Solennità di San Corrado, ci ricorda che Dio offre sempre ai suoi figli amati la possibilità di un nuovo inizio, un nuovo rinascimento e una nuova alleanza, perché tutta la storia diventi il luogo dove si apprende la sacra arte del ricominciare sempre e avanzare, così, verso il compimento della nostra vita nell’attesa della resurrezione finale.

La nostra vita è mistero di alleanza. «Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra» (Gen 9,13).

La nube, da simbolo di morte che era, quando si prestava a far scendere sulla terra un’acqua distruttiva, diviene simbolo di vita raffigurando, attraverso un arco fatto di giochi di luce, il carattere solare dell’Alleanza divina. Da simbolo distruttivo a simbolo rigenerativo. Si muta anche l’acqua – scrive San Pietro nella sua prima Lettera – che «come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo» (1Pt 3,21).

È la Pasqua di Cristo il segno dell’alleanza nuova ed eterna tra il Padre e l’umanità di ogni tempo. E sulla Pasqua si fonda la nostra vita di fede! Accedere alla Pasqua del Signore Gesù, attraverso la rigenerazione battesimale, è esperienza di salvezza redentiva.

A noi è data l’opportunità di entrare in questo tempo di Quaresima, tempo di grazia, pronti a immergerci ancora, e più profondamente, nella morte e risurrezione di Cristo, rinunciando al culto di noi stessi, al culto del nostro io e alle varie forme di idolatrie. In questo tempo quaresimale siamo chiamati a riconoscere la Signoria del vero Re dei nostri cuori che non si stanca mai di noi in virtù di un’alleanza inossidabile, frutto di un amore che è «da sempre» (Sal 24/25,6). «Misericordia eius in aeternum!».

Quell’alleanza nuova che celebriamo nel mistero dell’Eucarestia, nella viva presenza di Cristo sull’altare, oggi riveste di candore la vita di Andrea. E dell’Eucarestia, carissimo Andrea, fanne il centro della tua vita di fede; sia la sorgente del ministero che il Signore ti chiamerà a svolgere.

Preghiamo perché tu possa compiere fedelmente il tuo servizio conformando sempre di più la tua vita al sacrificio eucaristico così da offrirti ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale a Dio gradito, amando sinceramente il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi. Così avrai un compito e una missione precisa da svolgere all’interno della Chiesa e non un titolo onorifico.

L’esercizio del ministero dell’accolitato ti aiuti a partecipare attivamente alla Divina Liturgia e a vivere una vita spirituale sempre più intensa, a maturare nella consapevolezza la tua vocazione e a dare a tutti testimonianza cristiana con la vita e con le opere silenziose. Nella Santa Eucarestia contempla Cristo Crocifisso e Risorto, anima del mondo e cibandoti di Lui diventa «cristoforo» radioso, ministro di carità e misericordia.

La vita è come una traversata nel deserto. Quella del popolo di Dio, esodo dall’Egitto della schiavitù in cammino verso la terra promessa, ne fu la “figura”, l’immagine simbolica.

Il Sacramento Pasquale, di cui queste settimane sono il preludio, anticipa nella vittoria di Gesù sul male e sulla morte, la nostra stessa vittoria e dà efficacia al nostro impegno.

Il cammino in questo mondo è finalizzato all’acquisto della libertà: la verità sull’uomo e su noi stessi ci farà liberi dice il Signore (Cfr. Gv 8, 32). La Chiesa greca descrive la vita presentando l’icona delle due torri. Il nostro è un pellegrinaggio dalla torre di Babele della nostra sufficienza e confusione, del nostro orgoglio e della nostra presunzione, alla pace, alla gioia e alla luce della Gerusalemme del Cielo, la città di Dio.

Sant’Agostino raffigura l’esperienza del rapporto con il mondo a quella del viaggiatore con la locanda dove prende dimora: «Ama Dio… Usa del mondo senza diventarne schiavo. Ci sei venuto per compiere il tuo viaggio: ci sei entrato per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante. Questa vita è soltanto una locanda. Serviti del danaro come il viandante si serve, alla locanda, della tavola, del bicchiere, del piatto, del letto, con animo distaccato da tutto» (Commento a S. Giovanni, 40, 10).

La Quaresima è un tempo di cammino, di progresso nella libertà, di lotta su se stessi e di liberazione dal male. Il nemico ha molte facce: questa è la malizia con cui tenta l’uomo. Vi sono difficoltà che provengono dalla vita e dalla cattiveria degli altri: la miseria, il lavoro che manca, la malattia e il fallimento degli affetti più cari. Sono prove dure ma estranee al nostro cuore.

Vi sono poi delle difficoltà che nascono dentro di noi: quando ci ripieghiamo su noi stessi, quando scorgiamo la cattiveria che abbiamo dentro, l’ira, la menzogna con cui pasticciamo tutte le nostre cose, l’odio per qualcuno e l’incapacità di dominare noi stessi.

Gesù non si sottrae al combattimento col principe di questo mondo. E nella sua natura umana tentata c’eravamo anche noi. Nella sua vittoria sul maligno anche noi vincemmo. Gesù si lasciò guidare dallo Spirito: per trovare forza contro il male ci è chiesto di essere docili allo Spirito di Dio, pronti a imparare dal Maestro interiore e vedere assicurata la vittoria.

Quando l’uomo è privato delle consolazioni sensibili o spirituali è esposto alla tentazione di dubitare dell’amore di Dio. È il momento in cui ci perdiamo di coraggio e ci chiediamo se pure vale la pena di fidarci di Dio. È il momento in cui siamo tentati di lasciar andare le cose come vanno; è il momento della rassegnazione e della ribellione. Soprattutto quella interiore, per cui non ci lasciamo più mettere in discussione dalla speranza.

Ma il deserto – insegnano i Santi Padri – è anche il luogo della vittoria: il deserto è la ricerca della essenzialità delle cose e della semplicità della vita. Vi è un silenzio che non è l’assenza degli uomini, ma piena presenza di Dio.

Essere messi alla prova è l’esperienza dell’uomo, di ogni uomo. Ma attraverso le prove della vita sperimentiamo la qualità del nostro cuore e miglioriamo noi stessi: è la via attraverso la quale acquistiamo dignità. Perché Gesù fu tentato? Sant’Agostino dice: «Per mostrarci che si può resistere alle tentazioni e vincere il maligno» (Esposizione sul Salmo, 60): nessuno sa di essere di valore se non lo prova. Le prove sono un modo attraverso il quale diventare punto di riferimento per gli altri e strumento attraverso il quale il Signore ci fa progredire nel percorso verso Gerusalemme.

Ci giovi, per recuperare la dignità, la certezza che Egli è il Cristo e vince la battaglia in cui l’uomo era stato sconfitto. E per costruire la nostra libertà è necessario nutrire l’anima con la Parola di Dio: «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Mt 4, 4). Così ci insegna il Vangelo. La Parola ha la forza di creare in noi una mentalità nuova.

Carissimo Andrea sappi contemplare il Cielo ed essere come arco disteso e spiegato sul mondo per portare pace e amore. Vivi la tua vita a servizio di Dio e degli altri. Innamorati sempre di più di Cristo e della Sua Chiesa: fino alla fine! La tua anima sia un ponte tra il Cielo e la Terra per divenire servo buono e fedele, attento ai bisogni di tutti e premuroso nell’annunciare il vangelo di Cristo. Non tirarti mai indietro. Più ti legherai al Tabernacolo, più sarai luce che illumina e riscalda. Senza Cristo non si va da nessuna parte. Tu

La testimonianza di San Corrado, uomo di Dio, ti porti a scegliere la via dell’umiltà per una vita semplice e trasparente, a percorrere la via della preghiera come priorità assoluta della tua vita interiore, a stare sulla via della carità senza confini, per essere strumento di amore misericordioso in mezzo alle intemperie e alle tentazioni del mondo.