Archivi della categoria: Omelia

«IL SACERDOTE, PROFETA DI MISERICORDIA»
Omelia in occasione dell’Ordinazione Sacerdotale di Don Rosario Marino, FAM - Basilica San Nicolò
01-07-2023
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Carissimi fratelli e sorelle, confratelli sacerdoti, Ancelle e Figli dell’Amore Misericordioso che ci seguite via social, familiari e amici del carissimo Rosario, carissimi fedeli della Comunità di San Marco in Caltanissetta, guidata da P. Antonino Lovetere, carissimi fedeli della Comunità di Santa Barbara in Paternò, guidata da P. Enzo Algeri, carissimi P. Angelo Spilla, P. Ruggero Ramella e P. Claudio Corpetti, carissimi Scout del Paternò 1, oggi apriamo il cuore all’azione potente e misericordiosa di Dio che compie le Sue meraviglie nella nostra vita, nella tua vita, caro Rosario. Perché da oggi sarai «sacerdote per sempre», a servizio di Dio e del Suo amato popolo…

«UN SACERDOTE DAVANTI AL CONCILIO»
Omelia in occasione delle esequie di Don Umberto Bonincontro Chiesa Madre San Pietro
28-06-2023
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«Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Salmo 115, 3-4). Con le parole del Salmista desidero affidare il nostro caro don Umberto alla Misericordia del Signore Risorto che lui ha custodito e amato nella sua vita di uomo, di cristiano e di sacerdote.
Carissimi fratelli e sorelle, mi rivolgo in particolar modo ai familiari, al fratello Gino, ai nipoti Salvatore e Ines, a voi carissimi sacerdoti e a tutti coloro che siete stati con don Umberto, in questi 60 anni di sacerdozio: eleviamo un ringraziamento corale al Signore per il dono che è stato nella chiesa di Noto e per la sua profonda passione per il Vangelo.
Anche io, ho avuto modo negli anni passati, condividendo la stessa responsabilità di Direttore Diocesano dell’Ufficio Catechistico, di conoscere e apprezzare le qualità di un sacerdote attento ai segni dei tempi, impegnato, nel cammino postconciliare della Chiesa, a tradurre il messaggio cristiano con un linguaggio comprensibile a tutti. E, infine, mi ha accolto in diocesi con tanta gioia e affetto che rimangono indelebili nel mio cuore di Pastore. Mi piace ricordare don Umberto come un uomo in ascolto della Parola, ai piedi di Gesù Maestro, via, verità e vita. La Parola, infatti, lega in modo inscindibile la nostra vita al Dio della vita e dell’amore. Noi siamo ascoltatori di una Parola che ci convoca e interpella continuamente la nostra vita. Per tanti anni, don Umberto, ha spezzato la Parola con sapienza e realismo attualizzandola nel contesto odierno, sia nelle celebrazioni liturgiche come anche nei vari programmi televisivi e radiofonici…

«PANE DI VITA»
Solennità del Corpus Domini. Chiesa del Santissimo Crocifisso – Noto
11-06-2023
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Carissimi fratelli e sorelle,
di quale pane abbiamo bisogno oggi, di cosa o di chi siamo alla ricerca, sentiamo la necessità di ricorrere a Qualcuno che riesca a dare significato e senso a questo nostro camminare sulla terra? Che riesca a riscaldare i nostri fragili cuori e illuminare le nostre menti? Anche noi «desideriamo ardentemente» stare con Lui riuscendo ad essere sinceri suoi commensali? Lo riconosciamo presente vivo e risorto nel Sacramento dell’Eucarestia? Sta tutto qui il mistero della nostra fede. Del nostro essere pellegrini. Siamo capaci di cercare e ricercare il Suo volto? 
Il brano del Vangelo di questa domenica, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è tratto dalla predicazione che Gesù fece nella sinagoga di Cafarnao, è un testo fondamentale per comprendere il farsi umile di Dio, il Suo chinarsi maternamente sulla nostra vera fame e sete, il Suo lasciarsi crocifiggere …anche se siamo troppo sazi di noi stessi.
Il vangelo di oggi mira a suscitare un dialogo tra le attese, i progetti dell’uomo e la risposta di Cristo che purifica, perfeziona e porta a compimento i desideri più profondi del cuore. Tutti accorrono perché hanno visto dei segni e si sono saziati.

«LA CHIESA DI MARIA»
Omelia in occasione del Pellegrinaggio Mariano Diocesano Santuario Maria SS. Scala del Paradiso
31-05-2023
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«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1, 46-47). Con queste parole di esultanza, di gratitudine e di gioia, anche noi, oggi con Maria e come Maria vogliamo affidare al Cielo la nostra preghiera mentre come figli volgiamo lo sguardo al Signore della vita.
In questo luogo mariano, cuore della diocesi di Noto, rinnoviamo anche quest’anno, per la prima volta insieme a me, l’affidamento della nostra chiesa a colei che è Scala al Paradiso, a colei che dona al mondo il nostro Salvatore, Gesù che è salvezza, il nostro Redentore, Gesù che è redenzione, il nostro Dio, Gesù che è amore.
Carissimi fratelli e sorelle, che siete arrivati così numerosi da ogni città della diocesi, carissimi confratelli nel sacerdozio e nel diaconato, religiosi e religiose, cari seminaristi vi saluto col cuore colmo di gioia e di gratitudine per la vostra presenza e per avermi accolto nel vostro cuore e nelle vostre comunità con la stessa gioia con la quale Elisabetta accolse Maria nella sua casa…

“In cammino con Maria”
Omelia nella festa di Santa Maria Odigitria. Delia, chiesa S. Maria d'Itria,
30-05-2023
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Ringraziamo la Vergine Maria, venerata in questa Chiesa con il titolo di Odigitria, Santa Maria del cammino. Lei ci indica il Figlio suo come meta del nostro pellegrinaggio sulla terra. Alla sua maternità divina affidiamo la vita delle nostre comunità cristiane, perché si rafforzi la comunione in Cristo e il senso di partecipazione alla sua missione redentrice. Contempliamo in Maria la primizia della redenzione e il compimento delle promesse fatte dai Dio ai santi padri: il suo sì incondizionato al Signore fortifichi ogni nostro passo e ogni nostra decisione sia valutata alla luce del volere del Signore..

«LA FORZA DEL VERO MARTIRIO»
Omelia nella Santa Messa in occasione della Festa di San Sebastiano martire Chiesa Madre – Avola
14-05-2023
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«Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). Con queste parole che Cristo rivolge ai suoi discepoli e oggi a noi, desidero salutare tutti voi carissimi fratelli e sorelle, carissimo Parroco don Rosario, signor Sindaco e autorità civili e militari presenti; saluto voi che celebrate la festa di San Sebastiano con devozione e amore, in questo meraviglioso tempio della Chiesa Madre di Avola, casa del Signore, luogo di preghiera e spazio amorevole di vera fraternità.
Il nostro Maestro pone la scelta dell’amore come presupposto necessario per poter osservare i comandamenti. Gesù non detta delle regole ma chiede, con rispetto e pazienza, che se apriamo il nostro cuore a Lui possiamo accogliere i suoi insegnamenti e osservarli.

«LA MISTICA DEL BUON PASTORE»
Omelia nella Santa Messa in occasione della Festa di San Cataldo Chiesa Madre – San Cataldo
10-05-2023
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Come amati e diletti discepoli del Signore ci ritroviamo in questa augustissima Chiesa Madre a celebrare il mistero di Dio che visita il Suo popolo, il Suo amato gregge mentre onoriamo il Patrono San Cataldo, maestro della fede, missionario infaticabile della Parola di Dio, padre e fratello dei poveri, degli indifesi e dei cercatori di Dio.
Custoditi e sostenuti dalla Parola del Signore che si rivela a noi come il Buon Pastore che conosce le sue pecore e se ne prende cura, ci rallegriamo per la Sua benevolenza e la Sua Misericordia.
In questo tempo di grande smarrimento e di innumerevoli, e a volte, invisibili fragilità, disorientati dalle continue false promesse fatte a basso costo dai figli delle tenebre, risulta fondamentale, come ci invita la liturgia, a volgere lo sguardo a Cristo Buon Pastore.
Nell’Antico Testamento il titolo di Pastore spetta a Dio, guida di Israele. Così recita il Salmo 23: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce». Quella del Pastore è sempre stata, nell’Antico Testamento (Nm 27,15-17; Ger 23,3-4; Ez 34), un’immagine straordinaria per narrare la relazione e l’incontro tra il Signore e il popolo di Israele.
Dio è il Pastore, ma affinché questa sua qualità sia riconosciuta dai credenti, Egli invia al suo gregge dei pastori, scelti «perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore» (Nm 27,17).
Lui è il Buon Pastore e si prende cura di tutti i suoi figli con premuroso amore, pronto a dare la vita in maniera disinteressata. Senza tornaconto perché la custodia del Buon Pastore è fondata sul rapporto di «conoscenza» e, dunque, di «amore».
Un amore che è paragonabile solo alla relazione di amore tra il padre e i suoi figli al punto che Gesù stesso sente il bisogno di richiamarsi, per confronto, al medesimo rapporto di «conoscenza e amore» che intercorre tra Lui e il Padre: «come il padre conosce me e io conosco il Padre» (v.15).
Come un vero padre, il Pastore dà la vita per le sue pecore e andrà a cercarle anche se dovessero smarrirsi. Anzi, proprio in questo caso, maggiore sarà la cura del pastore, pronto a lasciare le restanti novantanove per mettersi sulle tracce dell’unica perduta e sarà grande la sua gioia se riuscirà a ritrovarla (Mt 18,12-14) perché la volontà del Padre è che nessuno si perda.
È proprio l’amore e la cura a fare la netta differenza tra il Pastore Buono e il Mercenario che non esita a lasciare le pecore in preda e in pasto ai lupi perché non ha a cuore la loro vita. Il Mercenario non ha infatti alcuna relazione personale con le pecore a differenza del Pastore Buono che le conosce in profondità al punto da chiamarle «una per una» (Gv 10,3).
Molto probabilmente la proposta di «essere pecore» dietro ad un Gesù Pastore non è un’icona vincente rispetto alla ferocia del lupo che ha la meglio sul gregge – e quanti lupi in giro sulle strade di ogni giorno – ma rimane il fatto che la chiamata del discepolo di Cristo è ad essere espressamente «agnello» e non certo lupo, «agnelli inviati in mezzo ai lupi» (Lc 10,3).
Anche se dovesse attraversare la «valle oscura» della croce, il cristiano ha la consapevolezza che dietro a Gesù nulla potrà danneggiarlo, nulla potrà rapirlo dalla Sua mano perché «né morte né vita, né angeli né principati, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,39).
Per Dio noi siamo unici, irripetibili, siamo figli. Siamo un pezzo del Suo Cuore. E per tutti noi ha perso la testa amandoci così come siamo. E Gesù ha un compito preciso: chiamando le pecore per nome, le fa «uscire», fa compiere loro un esodo dal recinto ai pascoli aperti, alla libertà. In queste poche parole riportate da Giovanni è delineato tutto il cammino del discepolo, pecora del gregge di Gesù: deve ascoltare la voce del pastore, deve riconoscerla come parola per sé, deve dunque conoscere il pastore e, quindi, seguirlo con fedeltà, in vista di una «vita in abbondanza».
«Io sono il pastore bello e buono, che depone la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). La manifestazione della venuta «pastorale» di Gesù non consiste nelle idee, nella dottrina, nel solo insegnamento, ma nel deporre e spendere la vita per le pecore. Sta proprio qui il segreto del nostro essere discepoli, veri cristiani, testimoni credibili. Il mondo, oggi, ha bisogno di questo: di testimoni che sappiano stare sulle strade del mondo con il vangelo di Cristo nel cuore.
Se Dio era cantato nel salmo quale Pastore del credente al quale nulla manca (cfr. Sal 23,1), Gesù è disposto a dare la sua vita per le pecore. E se nei vangeli sinottici il pastore della parabola era pieno di amore, fino ad andare a cercare la pecora smarrita per riportarla a casa (cfr. Mt 18,12-14; Lc 15,4-7), qui il pastore dà la sua vita sia per la pecora smarrita sia per quella che rimane nel recinto.
Viene così individuato il rapporto tra il pastore e le pecore: una conoscenza reciproca che diventa amore, una conoscenza attraverso la quale il pastore conosce le pecore in profondità e le pecore giungono a riconoscere il pastore come colui che ha cura di loro perché le ama. Esperienza indicibile e autentica, nella quale si ascolta la voce del Cristo, si giunge a discernere la Sua presenza, ma soprattutto ci si sente amati, compresi, perdonati da un amore che è sempre anche e soprattutto misericordia.
Le nostre comunità tornino a mettere Dio al centro, quel Dio che chiede tutto e, in cambio, offre la vita in pienezza. Quella vita che sgorga dalla Sua compagnia che mai viene meno, dalla forza umile della croce del Suo Figlio, dalla sicurezza serena dell’amore vittorioso che ci abita.
La fede viene dall’an¬nuncio: ma per annunciare bisogna aver ascoltato, essere diventati intimi della Parola che si predica. E solo la vicinanza con Dio ci permetterà di essere davvero annunciatori del dono di Cristo per la sal¬vezza di tutti. Con lo stile della misericordia.
Afferma Papa Francesco: «La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo».

In Gesù, Buon Pastore abbiamo il tratto di un Dio ospitale, che apre le braccia ai peccatori e agli smarriti di cuore, condivide il passo con le fragilità dell’umanità, si lascia toccare e ferire fino alla discesa nella morte di croce. Questo Volto e Corpo del Cristo, testimoniatoci ampiamente dai vangeli, ci indica la paternità amorevole di Dio che si fa carne in Maria e nella Chiesa, luogo e spazio dell’accoglienza senza frontiere per l’umanità; un Dio che annulla le barriere e mostra l’amabilità di un tratto accogliente, aperto e ospitale. Questo modo di essere di Gesù è anche il fondamento dell’essere e della prassi dei suoi discepoli radunati dallo Spirito nella Chiesa. Non ci potrà essere nuova evangelizzazione senza che la Chiesa stessa si adoperi affinchè vengano abbattuti alcuni pregiudizi che la dipingono come uno «spazio chiuso».

Bisogna ritrovare il gusto e l’entusiasmo di vivere una nuova tappa evangelizzatrice. Ci si augura che possa davvero germogliare in tutte le comunità una nuova passione per il Vangelo e un rinnovato amore per coloro che vivono nelle periferie esistenziali e di povertà in cui oggi è impellente davvero una parola di risurrezione.

Servono comunità non lontane dalla creatività e l’immaginazione, che vivano intensamente la mistica della fraternità, che custodiscano la prossimità con i poveri e che sappiano, quando è il caso, anche dare fastidio. Servono parrocchie abitate da credenti «feriti» dallo sguardo d’amore di Gesù.

Emerge il desiderio di vivere un’esperienza ecclesiale più ricca e più aperta a tutte le fasce d’età e recuperare una dimensione essenziale del discepolato cristiano che è quella della festa perché la fede si trasmette per attrazione, per contagio e per riflesso. Il prendersi cura degli altri fa crescere in umanità e richiede un grande senso di responsabilità, di corresponsabilità, di dedizione, di generosità, di amore. Il prendersi cura ci ricorda lo sguardo di compassione di Gesù verso ogni categoria di bisognosi. Il prendersi cura ricorda, a tutti e a ciascuno, come la comunità cristiana è nel mondo come segno e strumento della vera salvezza.
La storia della nostra amata chiesa nissena racconta che 30 anni fa proprio come oggi il Successore di Pietro nella persona di San Giovanni Paolo II visitava la nostra bellissima e tormentata terra. La sera del 9 maggio, in viale Regina Margherita, dinanzi al nostro amatissimo Seminario la sua parola ci incoraggiava a prendere il largo: «Carissimi fratelli e sorelle, vengo a voi nel nome del Risorto, vengo come pellegrino di speranza e di fraternità. So di trovare in questa terra numerose energie e grande disponibilità, ma anche tanti problemi e comprensibili motivi di preoccupazione. A tutti e a ciascuno, cittadini di Caltanissetta e dell’intera regione, ripeto l’esortazione di Cristo: “Non temete!” (Mt 28, 10). Nell’ora travagliata che la società sta vivendo, la parola del Signore ridesta la fiducia ed infonde il coraggio necessario per costruire coraggiosamente un mondo nuovo. Sul monte che sovrasta questa bella Città, svetta il Monumento a Cristo Redentore, eretto all’inizio del nostro secolo. Gesù leva il braccio benedicente sull’Isola e mostra la croce, segno di salvezza e di redenzione. Caltanissetta! Posta nel cuore della Sicilia, tu sei crocevia di strade che hanno scandito il cammino della civiltà sicula: sii ancora oggi all’altezza di questa tua vocazione; riscopri la fede dei tuoi padri, crescendo senza tentennamenti nella fedele e docile attuazione dei valori della civile convivenza. Sii luogo di accoglienza e di incontro. Chiesa di Caltanissetta! Alle soglie del terzo Millennio, a te, come un tempo a tutti i suoi discepoli, Cristo ripete le parole del mandato missionario: “Andate e annunziate” (Mt 28, 10). Va’ e annunzia, Chiesa di Caltanissetta. Vivi la tua fede nella sua interezza, trasmettila con coraggio, accendi nei cuori l’ardore apostolico, testimonia la carità. Soprattutto fa’ in modo che tutti possano sperimentare la tenerezza dell’amore di Dio».
A distanza di tanto tempo, possiamo attestare che quella parola nelle nostre comunità ha preso vita, si è fatta carne come vangelo di misericordia nell’apostolato di molti confratelli sacerdoti e nella bella testimonianza di fedeli laici che nei nostri comuni hanno testimoniato e testimoniano nella fede semplice, l’adesione a Cristo e al Suo Vangelo.

Pregate per me, perché possa seguire il Signore nella santità di vita. Con voi e per intercessione di San Cataldo e, permettetemi, di San Corrado dico grazie al Signore che mi ha chiamato ad essere Successore degli Apostoli, a guidare, amare e servire la Sua Chiesa che vive a Noto, Modica, Ispica, Scicli, Pozzallo, Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo: il Val di Noto. Come Successore degli apostoli, chiedo la vostra preghiera e benedizione per essere servo di tutti, ministro di comunione, santità e misericordia!

«L’ANTICA E NUOVA VIA»
Omelia nella Santa Messa della Prima Visita Pastorale a Ispica
03-05-2023
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Carissimi fratelli e sorelle,
oggi, la Chiesa, celebra la festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo e, celebrare la solennità di due apostoli ci permette di tornare alle radici della fede, di fissare lo sguardo sulla concretezza evangelica della fede. E come Chiesa in cammino siamo chiamati a tornare alle sorgenti della grazia, a contemplare ciò che ci rende umanità trasfigurata.
Il Vangelo odierno, ci conduce nel mezzo del discorso di addio di Gesù ai discepoli, prima di essere innalzato nella Sua morte in croce ed esaltato con la Sua resurrezione…

«PASTORE SECONDO IL CUORE DI DIO»
Omelia nella Santa Messa in occasione della Visita a Delia
30-04-2023
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Come discepoli del Signore ci ritroviamo nella nostra Chiesa Madre a celebrare il mistero di Dio, Buon Pastore che visita il Suo popolo, il Suo gregge. E qui, dove il 5 giugno 1966 sono diventato cristiano, con voi dico grazie al Signore che mi ha chiamato ad essere Successore degli apostoli, a guidare, amare e servire la Sua Chiesa che vive a Noto.
Al tempo di Gesù i pastori erano presenti ovunque in Palestina e li si incontrava nelle campagne e nelle città, nelle pianure e sui monti. Ovunque. A Betlemme, in quel primo Santo Natale della storia, furono i primi ad accorrere, i primi a prestare soccorso a quella giovane coppia che, tra mille difficoltà e tanta indifferenza, stava per presentare al mondo l’Autore della vita, il Bambinello Gesù.
Nella Bibbia la figura del pastore è molto presente. Un’immagine ordinaria e feriale. Dio, il Signore, è chiamato e riconosciuto come «Pastore d’Israele» (Sal 80,2), il suo popolo è detto «suo gregge» (cfr. Sal 78,52; 95,7; 100,3), e le pecore sono la sua proprietà…