Carissimi fratelli e sorelle, carissimi sacerdoti e diaconi, mons. Ignazio Petriglieri, Vicario Generale, don Rosario Sultana, vicario foraneo, don Marco Rabito, parroco del Sacro Cuore, religiosi e religiose, cari seminaristi, gent.mi Signori Giuseppe Gambuzza e Rossana Cannata, Sindaci di Pachino e Avola, autorità civili e militari, ci ritroviamo in questa piazza per dare l’ultimo saluto, il nostro arrivederci, a Don Vincenzo Rametta che il Signore ha chiamato a Se, nella gloria e nella luce della Liturgia celeste.
Carissimi fratelli e sorelle, amati confratelli sacerdoti, carissimi ammalati che con le vostre sofferenze vi unite al dolore di Cristo, carissimi medici, operatori sanitari e volontari, carissimi ministri straordinari della Comunione, carissimi fratelli e sorelle dell’Unitalsi che oggi festeggiate, come sottosezione di Noto, il vostro 75mo anniversario: siete convenuti tutti qui in Cattedrale per celebrare il Giubileo della Speranza, evento di grazia che stiamo vivendo con la consapevolezza, come recita il Salmo 29, che «la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia»…
Cari fratelli e sorelle, attorno alla croce di Cristo si ricostruisce un popolo nuovo. Il popolo dei salvati. E così il Crocifisso diventa un motivo per fare festa! Sembra un paradosso! La morte è festa! È una festa perché la morte di Cristo non è solo il doloroso momento di commiato dalla vita, ma è l’ora dell’elevazione, dell’esaltazione e della manifestazione suprema dell’amore di Dio per gli uomini.
Egli aveva detto: «Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12, 32). Il Crocifisso diventa così il polo di attrazione di tutti, credenti e non credenti, per ridare il vero fondamento alla fede e indicare il modello esemplare a cui ispirarsi nelle scelte personali e nelle relazioni interpersonali. Il Cristo crocifisso è il Pane spezzato per la vita del mondo.
Follia o innamoramento. Qualcuno potrebbe dire: il tratto è breve. E se la santità è pura follia allora affermiamo che se non lo si ama, il Cristo non lo si può seguire e noi non siamo folli. I santi sono i folli di Dio. La nostra storia è legata in maniera indissolubile a fatti, persone e avvenimenti che raccontano la bellezza della faticosa arte dello stare con viva passione dentro la città degli uomini. Ci sono sogni, opere e testimonianze che rimangono per sempre scolpite sul calendario della vita a ricordo del nostro pellegrinaggio terreno. Siamo tutti impegnati nella ricerca affannosa della santità e di affiancare i passi di chi semina, credendoci fortemente, in ogni parte del mondo, armonia e concordia!
Carissimi fratelli e sorelle, s’innalza oggi il nostro canto di lode al Signore, la lode della comunità cristiana qui presente mentre «i nostri piedi si fermano» dinanzi a Cristo Signore, crocifisso, unico Salvatore del mondo.
Salire con fatica ma con tanta passione la montagna del Signore, significa, prendere consapevolezza del nostro stato di debolezza e tendere le mani verso Colui che rinnova la vita: per sempre.
Carissimi fratelli e sorelle vi giunge il mio saluto nel giorno di Pasqua, vi porto il saluto dei nostri fratelli ospiti della Casa di Reclusione di Noto che ho incontrato quest’oggi di buon’ora per la celebrazione della Santa Messa: chiedono preghiere per loro e per le loro famiglie.
Saluto il Vicario Generale, Mons. Ignazio Petriglieri, Don Maurizio Novello, parroco della Cattedrale e don Stefano Modica, Rettore del Seminario. Oggi preghiamo per i nostri seminaristi e per chi ha aperto il proprio cuore al Signore. Sosteniamo anche economicamente il Seminario. Facciamo sentire la nostra vicinanza…
Cari fratelli e sorelle, quest’oggi le mie povere parole vorrebbero soltanto essere di aiuto e non confondere il silenzio e la preghiera. Tanto grande è ciò che abbiamo davanti, tanto superiore alle nostre idee e ai nostri sentimenti, tanto dolorosa è la Passione e la morte dell’innocente, del Figlio di Dio fatto uomo…
«Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza». È l’ora, carissimi fratelli e sorelle, dell’olio che consacra la nostra vita, olio che infiamma il cuore dei figli amati, olio che ci fa casa di Dio il quale ci fortifica con la sua mano e il suo braccio potente, olio che ci trasforma in letizia per la vita dei fratelli, olio che profuma di santità.
Giorno santo in cui celebriamo il passaggio tra la Prima e la Nuova Alleanza, tra la figura dell’Antico e la realtà del Nuovo Testamento. La storia di Israele in Egitto illumina l’evento supremo della morte di Cristo, che egli anticipa proprio nell’ultima sua cena con i discepoli.
Israele, che nella schiavitù in Egitto ha perso la propria identità e il legame con il Signore, è immagine della condizione dell’umanità che mette continuamente in pericolo la propria identità e relazione con Dio…